broken society
<brë'ukën sësàiëti> locuz. sost. ingl., usata in it. al femm. – Espressione inglese divenuta un tema dominante nella campagna elettorale dei conservatori in Gran Bretagna in occasione delle consultazioni generali del maggio 2010. Con questo concetto, inteso ora in senso più ampio, ora più limitato, i conservatori hanno voluto richiamare l’attenzione sullo stato di diffuso degrado sociale che, a loro parere, caratterizza gli sviluppi più recenti della storia inglese, puntando il dito su problemi di varia natura: abuso di alcol e sostanze stupefacenti tra i bambini e gli adolescenti, abbandono di minori, crimini giovanili, gravidanze precoci. Il tema, divenuto argomento di discussione sulla stampa inglese, ha provocato un ampio dibattito che ha messo in evidenza l’erosione del senso di responsabilità individuale, il crollo della moralità, la crescente fragilità e impotenza della famiglia e soprattutto il fallimento del sistema educativo inglese, incapace di generare un’effettiva mobilità sociale e di unire la comunità. L’espressione, intercambiabile con quella di broken Britain, è tornata di attualità nel 2011, utilizzata dal Primo ministro David Cameron nel corso di una conferenza stampa tenuta in seguito ai tumulti scoppiati durante il mese di agosto nel quartiere Tottenham a nord di Londra, e poi dilagati in altre zone della città e nel resto del paese (Manchester, Bristol, Birmingham, Liverpool). Durante i disordini, durati cinque giorni e teatro di numerosi e gravi episodi di violenza ai danni di persone, negozi, autobus e strutture pubbliche, cinque persone sono morte e alcune migliaia sono stati i fermati. L’età giovanissima di molti dei protagonisti, il loro comportamento fortemente antisociale e distruttivo, uniti all’emarginazione e alla deprivazione che caratterizza la vita quotidiana in queste estese aree urbane di povertà e degrado, sempre più estese, hanno riacceso il dibattito sulla crisi della società inglese.