brownfield
<bràunfiild> s. ingl., usato in it. al masch. – Espressione, forma ridotta di b. site, che designa le aree industriali o commerciali abbandonate o sottoutilizzate, solitamente nelle fasce urbane periferiche, delle quali è possibile o auspicabile la riconversione, in opposizione a (v.). Spesso si tratta di terreni più o meno contaminati, il cui riuso è reso difficile dall’inquinamento, reale o anche soltanto percepito; in partic., nel Regno Unito o in Australia il termine si applica alle aree dismesse in genere. Aree simili, di minore estensione, si presentano talvolta all’interno della città consolidata, anche in zone prevalentemente residenziali: è il caso, per es., di quelle che ospitavano stazioni di servizio o lavanderie a secco, attività che nel tempo rilasciano un elevato tasso d’inquinamento superficiale. Le operazioni di bonifica di tali aree hanno avuto grande sviluppo negli ultimi anni, con la nascita di società specializzate, di ricerche mirate e di una legislazione ad hoc. Il dibattito recente sull’espansione della città concorda sull’opportunità che quest’ultima avvenga prevalentemente sui b., e non sui greenfield sites, evitando in tal modo di aggravare ulteriormente il consumo del territorio.