Lee, Bruce (propr. Lee Siu-lung, pinyin Li Zhenfan, detto Li Xiaolong, ossia Li 'piccolo drago')
Attore e regista cinematografico, nato a San Francisco il 27 novembre 1940 e morto a Hong Kong il 20 luglio 1973. Rinnovatore del cinema di Hong Kong, icona del nazionalismo cinese, ambasciatore della cultura orientale in Occidente, leggenda internazionale: la complessità della figura di L. va oltre il valore dei film da lui interpretati, di fattura quasi sempre mediocre e frettolosa. Con il suo stile di combattimento a mani nude, che combinava elementi di tradizioni orientali e occidentali, contribuì a creare un nuovo genere di film d'arti marziali che puntava in primo luogo sulla prestanza fisica dell'interprete. Lieto di esibire la propria abilità, L. disdegnava i trucchi e gli elementi fantastici che caratterizzavano i wuxia pian (film marziali di cavalieri erranti) degli anni Sessanta, e impresse una spinta realistica al cinema d'azione hongkonghese, con una conseguente semplificazione dello stile. Al di là della prodezza atletica e della fascinazione per il corpo (spesso letta dalla critica in chiave psicoanalitica), il motivo del successo di L. va cercato nelle caratteristiche dei personaggi da lui interpretati in Tangshan da xiong (1971; Il furore della Cina colpisce ancora) e in Jing wu men (1972; Dalla Cina con furore), entrambi di Lo Wei. Uomini semplici, cinesi lontani dalla patria e vittime del razzismo occidentale e giapponese, che si ribellano in nome di un profondo senso di giustizia, personaggi elementari ma in grado di soddisfare i bisogni del pubblico sia orientale sia occidentale. Emblema di orgoglio razziale, il ribellismo di L., in un contesto diverso, diventò un simbolo generico di riscatto sottoproletario. Non a caso furono le periferie delle metropoli e le minoranze etniche, in Occidente, a decretarne il successo.
Figlio di un attore dell'Opera cantonese, il piccolo L. trascorse l'infanzia a Hong Kong. Negli anni Cinquanta apparve in molti film, diventando una star e specializzandosi, adolescente, in ruoli di ribelle. Nel 1959 si trasferì negli Stati Uniti per studiare filosofia e insegnare arti marziali. Nel 1964 presentò al Karate World Championship, in California, la tecnica di combattimento nota come jeet kune do (l'arte di intercettare i pugni) che lo avrebbe reso celebre. Insoddisfatto di una carriera di attore televisivo e comprimario, tornò a Hong Kong nel 1971. Messo sotto contratto dalla Golden Harvest, uno studio che era stato da poco fondato, L. ottenne un successo clamoroso con tre film di kung fu: Tangshan da xiong, Jing wu men e Meng long guo jiang (1972; L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente), quest'ultimo da lui anche diretto. Forte di una popolarità globale, L. tornò negli Stati Uniti dove venne diretto da Robert Clouse in Enter the dragon (1973; I tre dell'operazione drago). Nei suoi ultimi due film L. cercò di dare al suo cinema un respiro internazionale e di approfondire i risvolti filosofici della propria disciplina. Meng long guo jiang fu girato in parte a Roma, e il duello finale si svolge al Colosseo. In Enter the dragon, tra molti compromessi dovuti alla produzione statunitense, L. cercò di esplicitare i principi spirituali del kung fu e i legami con la tradizione dei monaci del tempio di Shaolin ('Il nemico è solo un'illusione; il vero nemico è dentro di sé'). Lasciò incompiuto Game of death (L'ultimo combattimento di Chen), sempre diretto da Clouse, che venne completato dai produttori nel 1978, stravolgendone la sostanza. La sua morte prematura e avvolta nel mistero fu all'origine non solo di una crescente venerazione in tutto il mondo, ma anche di speculazioni commerciali e di un'ondata di imitazioni di basso livello. La sua presenza nel cinema hongkonghese, tra omaggi e parodie, è rimasta viva. Ma chi ne ha raccolto l'eredità, come Jackie Chan, ha poi proseguito per strade molto diverse.
Suo figlio Brandon (1965-1993) aveva interpretato cinque film prima di morire in un incidente sul set di The crow (1994; Il corvo ‒ The crow) di Alex Proyas.
A.B. Block, The legend of Bruce Lee, New York 1974; S. Teo, Bruce Lee: Narcissus and the Little Dragon, in S. Teo, Hong Kong cinema: the extra dimensions, London 1997, pp. 110-21.