Willis, Bruce (propr. Walter Bruce)
Attore cinematografico statunitense, nato a Idar-Oberstein (Repubblica Federale Tedesca) il 19 marzo 1955. Di corporatura possente e vigorosa, W. ha rappresentato il tipo di personaggio fiero della propria indipendenza, leggermente sornione ma capace di assumere un atteggiamento tenace fino a diventare spietato, ogniqualvolta viene minacciato: una figura ereditata dal western e in linea con l'esaltazione dell'eroe solitario della Hollywood degli anni Ottanta. Pur possedendo una naturale versatilità nell'impersonare i tratti del criminale o quelli del poliziotto, W. ha privilegiato figure positive soprattutto in film polizieschi e thriller d'azione, anche se non ha mai rinunciato a cimentarsi nell'approfondimento di ruoli più sfaccettati e impegnativi.
Nato in Germania da padre statunitense militare di carriera e madre tedesca, W. crebbe e studiò nel New Jersey dove la famiglia era giunta nel 1957. Trasferitosi a New York, intraprese vari lavori mentre nel frattempo esordiva in teatro e a partire dal 1977 prese parte a numerose produzioni off-Broadway. Ma la svolta nella sua carriera avvenne nel 1984 quando fu scritturato per la serie televisiva Moonlighting che riscosse un grande successo di pubblico dal 1985 al 1989 e valse all'attore una grande notorietà. Il suo esordio nel cinema avvenne nel 1987 come protagonista, al fianco di Kim Basinger, di Blind date (Appuntamento al buio) di Blake Edwards, che lo diresse ancora l'anno successivo nella commedia in costume sulla Hollywood degli inizi del cinema Sunset (Sunset ‒ Intrigo a Hollywood), nel ruolo di Tom Mix. Entrambi i film furono tiepidamente accolti al botteghino, ma la popolarità dell'attore esplose nel 1988 con il ruolo del poliziotto indomito, solo contro tutti, che sconfigge una banda di terroristi in Die hard (Trappola di cristallo) di John McTiernan, un avvincente e claustrofobico film d'azione la cui formula di successo è stata replicata dai due fortunati sequels. Registi e produttori hanno spesso tentato di imprigionare W. nello stereotipo dell'eroe temerario, al quale l'attore con il suo carattere indipendente ha cercato di sottrarsi scegliendo ruoli più complessi e opere autoriali, come Bonfire of the vanity (1990; Il falò delle vanità) di Brian De Palma e Death becomes her (1992; La morte ti fa bella) di Robert Zemeckis. Nel corso degli anni Novanta la carriera di W. è riuscita così a trovare un giusto equilibrio tra cachet miliardari in opere di consumo, come Die hard with a vengeance (1995; Die hard ‒ Duri a morire), terzo della serie, di McTiernan, e investimenti a perdere in opere di difficile mercato, come Breakfast of champions (1999; La colazione dei campioni) di Alan Rudolph. Un'altalena di rischi e tentativi che gli ha permesso di emergere anche in ruoli molto diversi tra loro, a partire da Pulp fiction (1994) di Quentin Tarantino, dove ha rivelato un registro recitativo più ampio e sfaccettato, rinnovato da uno sguardo intensamente autoironico. I nuovi ruoli di W. hanno spaziato dal fumettistico nel versante kitsch e fantasy di Le cinquième élément (1997; Il quinto elemento) di Luc Besson, alla fantascienza (Armageddon, 1998, Armageddon ‒ Giudizio finale, di Michael Bay), alla commedia sentimentale (The story of us, 1999, Storia di noi due, di Rob Reiner) o brillante (The whole nine yards, 2000, FBI Protezione testimoni, di Jonathan Lynn) per approdare ancora al thriller d'azione (The Jackal, 1997, di Michael Caton-Jones) e al fantapolitico The siege, 1998, Attacco al potere, di Edward Zwick. Non sono mancati personaggi più drammatici, tra cui quello del protagonista di Twelve monkeys (1997; L'esercito delle dodici scimmie), film ecologico-fantascientico di Terry Gilliam, e quelli dei due film interpretati per M. Night Shyamalan, The sixth sense (1999; The sixth sense ‒ Il sesto senso) in cui è un travagliato psicologo infantile, e Unbreakable (2000; Unbreakable ‒ Il predestinato), ove interpreta un altro personaggio tormentato dai conflitti interiori, immerso in un'atmosfera soprannaturale, opere in cui W. ha mostrato di saper coniugare l'esaltazione eroica dei suoi consueti personaggi con una disarmata fragilità.
J. Parker, Bruce Willis: The unauthorized biography, London 1997; G.A. Nazzaro, Action: forme di transgenere cinematografico, Recco 2000, pp. 171-78; S. Asirvatham, Bruce Willis, London 2001.