BRÜHL, Heinrich, conte di
Uomo di stato tedesco, nato il 19 agosto 1700 nel ducato di Weissenfels. Non ebbe istruzione molto profonda. Entrò a tredici anni quale paggio al servizio di Federica Elisabetta, vedova del duca di Sassonia-Weissenfels. La duchessa soggiornava per lo più a Lipsia, allora una piccola Parigi. Il giovane B., di bellissimo aspetto e di modi insinuanti, era specialmente attratto dallo splendore della corte di Augusto il Forte, duca di Sassonia e re di Polonia, e perciò doppiamente inclinato a circondarsi di magnificenza simile a quella di un Luigi XIV. Per la raccomandazione della duchessa sua protettrice, nel 1720, il B. fu assunto come paggio, cosiddetto di argento, presso la casa reale di Dresda. Ben presto attirò su di sé l'attenzione del re. Giunse nel 1727 al grado di gentiluomo di corte e, salito tre anni appresso a quello di ciambellano, ottenne, nel 1733, la carica altissima di presidente di camera, cioè capo di tutta l'amministrazione dello stato; e come tale fu presente in Varsavia, il 1° febbraio dell'anno medesimo, alla morte del suo re.
Con l'aiuto della regina, del Guarini, confessore della regina, e della corte d'Austria, superò il pericolo di essere messo in disparte dopo l'avvento al trono di Federico Augusto II, che favoriva il conte Sulkowsky. Il 5 febbraio 1738, per mezzo d'un intrigo, riuscì a sbarazzarsi dell'incomodo rivale, diventato ministro onnipotente, si creò nell'intendente Carlo Enrico di Heinecken, conoscitore raffinato e acquirente fortunato di opere d'arte per conto del re, di esse amantissimo, un amico sincero, tanto più indispensabile, quanto più il B. si sentiva ignorante in cose d'arte.
Tempi difficilissimi furono per il B. quelli delle guerre fra Austria e Prussia. Avvicinò la Sassonia all'Austria e alla Francia, ideando una costellazione diplomatica veramente geniale, rimasta poi tradizionale in Sassonia, tentata, per l'ultima volta, nel 1866; ma non si preoccupò di curare la preparazione militare, senza la quale la sua politica antiprussiana peccava di leggerezza. Personalmente, questa guerra gli aveva causato danni gravissimi per le forti requisizioni e contribuzioni impostegli dal nemico. Pare, anzi, che le preoccupazioni per la sua proprietà privata abbiano prevalso sulla cura degl'interessi dello stato. In conseguenza di ciò non mancarono i tentativi per rovesciarlo; ma rimasero senza effetto.
Alle condizioni economiche della Sassonia, che peggioravano sempre più per la guerra doganale con la Prussia, il B. cercò di porre riparo con la fondazione di manifatture di fabbriche di tabacco e di seta in nuove città, come Pförten, Dobrilugk e Forst. Però anche con questi provvedimenti aveva di mira piuttosto l'interesse proprio e solo in minima parte il bene dello stato affidato alle sue cure. La posizione quasi principesca, cui lo aveva elevato il favore continuo del suo sovrano, lo metteva in grado di erigere nella capitale, e anche nei suoi numerosi possessi, quei celebri palazzi, che nella storia dell'arte settecentesca occupano uno dei posti principali; tra gli altri a Dresda lo splendido palazzo con giardino nella Augustustrasse e il Belvedere costruito nel 1751. Era quasi ossessionato dal prepotente desiderio di stordire il suo sovrano con sempre nuovi divertimenti; basterà ricordare le feste strepitose date da lui in onore della coppia reale nell'ottobre 1750, al castello di Pförten. Questo lusso, più che principesco, nelle costruzioni e in tutto il suo tenore di vita, superava le possibilità delle sue entrate, benché enormi; ed egli era assillato da penuria di danaro. Per uscire da queste difficoltà, tentò anche di servirsi delle casse dello stato, né volle mai fare una rigorosa distinzione fra i proventi suoi e quelli della corona. Per tutto ciò trattava direttamente e solamente col re; il quale di tempo in tempo, e ancora sul letto di morte, gli rilasciò quietanza generale delle spese fatte.
Dopo la capitolazione dell'esercito sassone presso Pirna al principio della guerra dei Sette anni, il B. accompagnò il re nel suo rifugio di Varsavia. La moglie, contessa Kolowrat, volle rimanere a Dresda; e con il marito, non fu risparmiata dall'odio di Federico II, che fece bruciare e devastare castelli e possedimenti del conte. La guerra con la Prussia, lunga, e disastrosa per la Sassonia, minò la posizione dell'onnipotente ministro: le trattative di pace a Meissen (novembre 1762) furono iniziate non dal B., ma da Tommaso Fritsch, suo segreto avversario; e quando fu conclusa la pace di Hubertusburg (15 febbraio 1763) egli era già caduto. Morì il 28 ottobre dello stesso anno. Alla vigilia della morte era stato arrestato il suo intimo amico Heinecken; contro di lui, contro il B. e contro altri due complici, il consigliere segreto barone di Gartenberg e il consigliere di camera Hausius, fu iniziato un processo per abuso di fiducia e concussione, perché egli, avendo avuto negli ultimi tempi a sua disposizione incondizionata le casse reali, avrebbe, con l'aiuto dei complici, impiegato danari di tale provenienza in speculazioni private. Il B. morì prima della sentenza che fu di condanna soltanto per il Hausius; il Gartenberg se la cavò con una multa, e il Heinecken fu assolto. Il processo contro l'erede del B. finì nel 1768 con un compromesso.
Bibl.: O. E. Schmidt, Minister Graf Brühl und Karl Heinrich von Heinecken (1733-1763), Lipsia e Berlino 1921.