brullo (brollo)
Tre occorrenze nella Commedia; le prime due nel senso proprio di " nudo ", " spoglio ": If XVI 30 'l tinto aspetto e brollo, e XXXIV 60 la schiena / rimanea de la pelle tutta brulla, dove b. vale più precisamente " pelato e scorticato dalle fiamme ": chiosa il Landino: " spesso l'osso rimanea ignudo e scoperto " (cfr. If XVI 35 nudo e dipelato). In senso figurato l'occorrenza di Pg XIV 91 non pur lo suo sangue è fatto brullo / ... del ben, sempre col significato di " spoglio ".
Per quanto riguarda la forma ‛ brollo ', essa è indicata dal Parodi tra le rime bolognesi di D. (Lingua 186, 220) da cui provengono alcuni tra gl'ibridismi danteschi; ma lo stesso Parodi (Lingua 223) citava dal vocabolario aretino del Redi la forma ‛ sbrollare ' per " sfrondare "; questo rapporto col linguaggio aretino è stato ripreso dal Barbi, in " Bull. " XXV (1918) 50. L'esempio che si trova in Giamboni (Libro LVIII 1 " uomini tutti poveri e brolli ") metterebbe in discussione, secondo il Segre (v. B. Giamboni, Il libro, ecc., Torino 1968), la proposta del Parodi. È utile aggiungere qui che con una parola tipica del linguaggio toscano, sollo (ancora in uso in certi composti: v. ‛ rinsollito ' per " morbido ", " soffice "), è formata la rima di brollo nel luogo citato di lf XVI.