Brunelleschi, Brunetto
, Membro della famiglia magnatizia dei B., secondo il Contini destinatario del sonetto XCIX delle Rime. Questa identificazione, che è in contrasto con quella tradizionale che vuole Betto B. il dedicatario del sonetto, è discussa e rifiutata dal Pernicone, che non trova valido il motivo avanzato dal Contini per rigettare l'identificazione corrente, cioè il negar fede alla testimonianza dei manoscritti che portano questa identificazione, per la loro tarda datazione (sono del secolo XVI). Osserva infatti il Pernicone che quella individuazione doveva aver avuto dei motivi ben validi in quanto " quel Messer Brunetto a principio di verso non era certamente un invito a identificare con messer Betto Brunelleschi ". Aggiunge che più volte nei documenti contemporanei si oscilla fra la forma ‛ Brunetto ' e ‛ Betto ', e conclude: " se si deve negar fede ai manoscritti, tanto vale non credere nemmeno che si tratti di un Brunelleschi, e rinunziare ad ogni identificazione ".
Brunetto appare come mallevadore per un prestito al comune di San Gimignano il 27 marzo 1295; nel 1296 è podestà di Padova; nell'autunno del 1298 egli era uno dei sette messi fiorentini i quali riuscirono con un abile arbitrato a rappacificare il marchese Azzo d'Este e il comune di Bologna: al ritrovato accordo arrise il beneplacito papale.
Nel 1307, come podestà di Verona, il B. si mise a capo dei cittadini di quel centro urbano per impedire che a Volterra, il cui vescovo Ranieri Belforti era stato deposto perché non si era voluto schierare dalla parte del legato Napoleone degli Orsini, venisse nominato un presule succube della curia; e difatti di lì a poco il Belforti poté rientrare al suo posto. Nel 1311 troviamo, ancora, B. podestà di Perugia.
Bibl. - Arch. Com. di Volterra, Protocolli del Consiglio, quad. 7, f. 1; Arch. di Stato di Firenze, Provvisioni, IX, c. 122, Acquisto Strozzi-Uguccioni, segn. 1286, nov. 13; Firenze, Bibl. Naz., Carte Passerini, 186, n. 54; 215, n. 26; G. Ghirardacci, Historia di Bologna, I, Bologna 1596, 346, 350; S. Ammirato, Istorie Fiorentine, Firenze 1647, 202-203; Davidsohn, Storia III 456; ID., Forschungen V 569, 573-574.