BRUNI DE' PARCITADI, Giovanni
Nacque a Rimini il 26 dic. 1474 da Matteo e Laurenzia de' Raibanini, ultima discendente della nobile famiglia ghibellina dei Parcitadi; morto il padre verso il 1482, fu allevato dalla madre e compì i primi studi nel periodo in cui la cultura riminese fioriva per il mecenatismo dei Malatesta. Prima del 1500 fu lungamente alla corte d'Urbino, dove godette della protezione di Isabella d'Este, alla quale egli era stato presentato da Benedetto Capilupi; a Urbino si strinse in rapporti d'amicizia con Serafino Aquilano, presso il quale andò ad abitare. Il suo primo amore fu una fanciulla riminese, morta il 20 apr. 1500, che cantò sotto il nome di Euridice; nel 1501 sposò Vanetta de' Battagli, da cui ebbe ben dieci figli, sei maschi (Matteo, Scipione, Saladino, Lodovico, Cesare, Alessandro) e quattro figlie, di cui due si monacarono. Partecipò all'amministrazione della sua città, e nel 1509 fu tra i consiglieri di Rimini; nello stesso anno pregava Isabella d'Este di raccomandarlo al papa. Non sappiamo se poi il B. si recasse realmente a Roma, tanto più che la marchesa non ritenne di aderire del tutto alla sua richiesta, limitandosi a fornirlo di una commendatoria in cui pregava a sua volta il duca d'Urbino di presentare il B. a Giulio II.
Tentò poi il commercio e si recò per affari in Dalmazia, donde peraltro sembra che non riportasse altro che un eccellente precettore per i figli, un Girolamo Crisavo di Zara (probabilmente diverso da quel Hieronymus Chrisarius Jadertinus che nel 1492 era stato rettore degli artisti nello Studio di Padova). Intorno al 1536 era a Rimini, dove faceva testamento istituendo coeredi la moglie e i figli maschi.
Morì a Rimini il 15 ott. 1540.
Di letteratura il B. fu appassionato dilettante, raccoglitore delle liriche dei poeti che aveva conosciuto a Urbino e mediocre poeta egli stesso. A ricordo delle sue amicizie urbinati ci resta, di suo pugno, il codice Vat. lat. 5159 (Flosculi dicati I. B. M.), confusa silloge di rime di Serafino Aquilano e di altri, preceduta e conclusa da due sonetti di dedica alla donna per amor della quale il B. l'aveva compilato (il primo sonetto di dedica del B., che qui si firma "Zambruno", fu pubblicato da C. Yriarte, in Un condottiere au XVe siècle, Paris 1882, p. 389):nell'opera il B. dimostra scarsa cultura e carente discernimento critico, tanto che sbaglia ripetutamente le rubriche, assegnando ad esempio al Ciminelli versi notissimi del Magnifico e del Sannazzaro, o a Sigismondo Pandolfo Malatesta un capitolo che in realtà è del Serdini.
Di suo il B. ci ha lasciato quattro canzonieri, di cui tre (in lode rispettivamente di Euridice, di Andria e di Isabella) amorosi e l'ultimo religioso, in lode della Vergine e di Cristo. Le quattro raccolte ci sono state conservate da un manoscritto autografo in possesso della famiglia riminese dei Battaglini, da cui il canonico Angelo Battaglini trasse un ampio Saggio di rime volgari pubblicato a Rimini nel 1783. Nel codice, che il B. terminò di trascrivere il 10 giugno 1521, il primo canzoniere è dedicato a Elisabetta duchessa d'Urbino, il secondo a Emilia Pio di Carpi, gli altri due a Isabella duchessa di Mantova; seguono alcuni sonetti "in obitum Alexandri filii". Ad ogni modo, nel momento in cui trascriveva il codice Battaglini, il B. aveva da tempo affidato alle stampe ampi saggi delle sue rime con Le cose volgari de I. B. Ariminese (pubblicate la prima volta a Venezia nel 1506 e poi, con diverse dedicatorie e anche coi titoli Amores ad divam Euridicem puellarum Arimin. decus et splendorem e Rime nuove amorose, piùvolte ripubblicate a Venezia e a Milano sino al 1534) e con le Stanze d'amor pastorale (Venezia 1518). Un altro manoscritto di rime del B. giace nella Biblioteca Classense di Ravenna (cod. 192).
Nel complesso il B. si dimostra seguace, con scarsa originalità, di un petrarchismo di stampo bembiano, anche se talora non manca una tendenza ai preziosismi formali e alle innovazioni tecniche (fu forse il primo ad usare il sonetto di ottonari) che sottolinea l'influsso dell'Aquilano.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2192-2193; A. Battaglini, Saggio di rime volgari di G. B. de' P. riminese con le notizie storiche e letterarie di lui e del suo casato, Rimini 1783; C. Tonini, La coltura lett. e scient. in Rimini dal sec. XIV ai primordi del XIX, I, Rimini 1884, pp. 278-92; M. Menghini, Le Rime di Serafino de' Ciminelli dall'Aquila, I, Bologna 1894, p. VII n. 1; A. Luzio-R. Renier, Coltura e relazioni lett. d'Isabella d'Este, in Giorn. stor. della lett.ital., XXXIX(1902), pp. 242-46; A. F. Massera, I poeti isottei, ibid., LVII (1911), pp. 6-7; B. Croce, Aneddoti di varia letteratura, I, Bari 1953, p. 165.