BRUNICO (A. T., 24-25-26)
Cittadina della provincia di Bolzano, situata nel centro della Pusteria in un vasto piano vallivo, antico bacino lacustre, a 840 m. s. m., sulle due rive della Rienza, poco più a monte della confluenza del torrente Aurino. La vecchia città si stende sulla sinistra della Rienza, ai piedi del boscoso Monte delle Vacche (Kuhberg, 1005 m.), sulle cui falde s'erge l'antico castello vescovile (886 m. s. m.); ed è costituita da un gruppo compatto di case antiche. Oltre la Rienza, sopra la quale son gettati quattro ponti, v'è la città moderna, tutta ville e case signorili con viali ombrosi lungo il fiume. Nella cittadina vive tutta la popolazione del comune, quasi tutta tedesca, che era nel 1921 di 3280 ab., nel 1910 di 3283 e nel 1900 di 2565. L'area comunale è di 3,82 kmq. Oltre ai proventi del bosco, dell'agricoltura e dell'allevamento, sono da ricordare l'industria della lana (fabbrica di tessuti di "Loden") e più ancora l'industria del forestiero sviluppatissima (villeggianti ed escursionisti per i Tauri e per le Dolomiti). Brunico è il principale centro commerciale della Pusteria e valli confluenti. È sulla ferrovia Fortezza-Klagenfurt-Vienna; una ferrovia elettrica a scartamento ridotto conduce a Campo Tures (855 m. s. m.) nel cuore della Valle Aurina, e una buona carrozzabile entro le alpestri valli di Badia e di Marebbe, a confine con l'Ampezzano.
Monumenti. - Nell'interno della vecchia città sono caratteristiche le case allineate lungo la tortuosa contrada, coronate di timpani merlati. Nella parrocchiale e nelle varie chiese si ammirano diverse statue in legno dorato e dipinto, dovute in parte a Michele Pacher e al fratello Federico, nativi di Brunico. Altre se ne vedono, insieme con l'altare di Sonnenburg, nel Museo civico al Municipio. La chiesa di S. Salvatore è ancora gotica, non immune da restauri; quella di S. Spirito rappresenta un cospicuo saggio del barocco locale. Tipici anche i tabernacoletti gotici affrescati, situati agl'incroci delle vie. Analoghe caratteristiche presentano i monumenti dei dintorni. Ma fra le chiese rurali, oltre alle gotiche, non mancano quelle romaniche (S. Giovanni a Spitale, Gais); mentre abbondano per tutto il paese i castelli e i palazzotti di varie epoche, con ammirevoli saggi di architettura italiana dovuti a tardi comacini: Schöneck, Ehrenburg, Michelsburg, Steinburg, Gremsen, Uttenheim, Neumelans, Taufers e numerosissimi altri. Né meno importanti i ruderi dello storico convento di Sonnenburg, non lungi dalla stazione romana di Sebatum. Gli affreschi, di cui offrono saggi le chiese di campagna, rimontano per lo più ai secoli XV-XVI; i più antichi appartengono alla maniera di Bressanone, gli altri alla scuola dei Pacher, cui va ascritto anche il pittore locale Simone da Tésido. Nel periodo barocco subentrano le pale degli Unterpergher, del Trogher, dello Schöpf. Interi altarini gotici riccamente lavorati testimoniano dell'eccellenza della scultura locale. Quello di S. Sigismondo del primo '400, è il più antico dell'intera regione e più risente del sud; in quello di S. Lorenzo il gruppo della Madonna è degno dei Pacher. Quest'ultima chiesa possiede pure un ostensorio del 1517, notevole prodotto delle oreficerie indigene. (V. tavv. CCXXXV e CCXXXVI).
Bibl.: J. J. Staffler, Tirol u. Vorarlberg topographisch mit geschichtlichen Bemerkungen, II, i, Innsbruck 1844; G. Tinkhauser, Topographisch-historische Beschreibung der Diözese Brixen, I, Bressanone 1855; T. Mairhofer, Pustertals alte Adelsgeschlechter, ivi 1863; H. Nicolussi-leck, Bruneck und seine Umgebung, Brunico 1908; P. Tschurtschenthaler, Aus den Aufzeichnungen eines Stadtschreibers (J. J. v. Tschusi) von Bruneck 1723-1741, Merano 1914; H. Waschgler, Bruneck im Pustertale (Die Kunst in Tirol, 9-10), Vienna s. a.; P. e K. Meusburger, Aus dem alten Bruneck u. kunterbvuntes Allerlei aus Bruneck (Der Schlern, IV), Bolzano 1923; J. Weingartner, Die Kunstdenkmäler Südtirols, I, Vienna 1923; Bruneck im Pustertal, Brunico 1927; P. Tschurtschenthaler, Brunecker Heimat-Buch, Bolzano 1928.
Storia. - La tradizione fa fondatore di Brunico il vescovo di Bressanone, Bruno (sec. XIII), donde il nome classicheggiante di Brunopoli; ma in realtà gli abitati di questo bacino centrale della Pusteria sono d'origine antichissima. Nei documenti tedeschi le più antiche forme sono Prauneggen, Brauneggen, Braunéck, poi Brunéck, ossitono (non già con l'accento odierno ritirato alla tedesca, Brúneck); nell'uso veneto rimase Brunìco, ch'è anche il nome rinnovato attuale.
Bruno, principe vescovo di Bressanone, intraprese a cingere di mura il borgo e incominciò il castello (1250-1256), finito da un successore, il principe vescovo Alberto d'Enno (1323-1336). Alla fine del sec. XIV Brunico è chiamata città, ed è sede di giudizio. Nel sec. XV vi nacquero e fiorirono i pittori Pacher. Si sviluppò nei commerci col favore della situazione vantaggiosa. Molti incendî e guasti per le furie delle acque segnano la storia della cittadina, ora difesa da forti argini. Fu occupata dai Franco-Italiani nell'era napoleonica, dagl'insorti nel 1809. Mazzini menziona Brunopoli come città cui doveva giungere, nelle Alpi, la nuova patria.
Bibl.: Reschius, Annales Eccl. Brixinensis, 1765; P. Tschurtschenthaler, Brunecker Heimat-Buch, Bolzano 1928.