BRUNILDE
Nella leggenda eroica germanica è una valchiria che, per condanna di Odino, dorme cinta d'elmo e corazza (il nome significa appunto eroina con la corazza) su un'alta rupe avvolta dalle fiamme, e che solo un eroe senza paura può destare e liberare dall'incantesimo. La leggenda, che essenzialmente non è se non la favola di Rosaspina, formò in seguito il nucleo della leggenda di Sigfrido, l'eroe predestinato, che sveglia la vergine dal sonno e al quale essa promette eterno amore, e in conseguenza lo sfondo da cui sorge e si svolge tutta la saga nibelungica.
Secondo la forma di questa nelle canzoni eddiche, il re Gunnar, accompagnato da Sigurd, venne a Brunilde per chiedere la sua mano; ma, poiché il cavallo del re aveva paura di passare attraverso le fiamme, Sigurd assunse le sembianze di lui, penetrò presso la fanciulla, le dormì accanto mettendo tra sé e lei la sua nuda spada, e la consegnò, ignara dell'inganno, a Gunnar che gli diede in isposa la sorella Gudrun. Ma Brunilde, venuta a conoscere l'inganno e rosa dalla gelosia di Gudrun, giurò di vendicarsi, e riuscì infatti a ottenere la morte di Sigurd per mano di Guttorm. Dopo di che, disperata, si diede essa medesima la morte.
Nella forma tedesca della leggenda, cioè nel poema dei Nibelungi, il motivo decorre, in sostanza, nella stessa maniera. Brunilde è però regina d'Islanda, pur conservando in parte alcuni attributi e caratteri soprannaturali, tra cui la forza fisica straordinaria. Richiesta in matrimonio da Gunther, re dei Franchi, essa mette per condizione la vittoria in tre giochi (il lancio del giavellotto, il lancio della pietra, il salto). Gunther la conquista con l'aiuto di Sigfrido, reso invisibile dalla Tarnkappe (l'elmo che sottrae alla vista), al quale è poi concessa la mano di Crimilde. Ma Brunilde, appreso da Crimilde l'inganno di cui è stata vittima, fa uccidere Sigfrido da Hagen, dopo di che essa scompare del tutto dalla scena.
Nei monumenti letterarî tedeschi non vi è dunque traccia del risveglio della valchiria da parte di Sigfrido. Ma il motivo era certo noto anche alla saga tedesca come alla nordica, e di ciò fanno fede alcune oscure premesse del poema dei Nibelungi, che alludono a vaghi e lontani rapporti fra Sigfrido e Brunilde. Inoltre, in un documento dell'arcivescovo Bardo di Magonza (del 1043), il gran blocco di quarzo sulla cima del Feldberg nel Taunus è detto il "letto di Brunilde" (lapis qui vulgo dicitur lectulus Brunihildae).
Per l'interpretazione della leggenda, v. Sigfrido.