BRUNI, Bruno
Nato a Cuneo il 12febbr. 1714 da nobile famiglia, entrò il 30 ott. 1729 nella Congregazione degli scolopi. Compiuti gli studi fu adibito all'insegnamento: fu prima professore di filosofia nei collegi di Cortona e di Correggio, quindi tenne la cattedra di teologia al Nazareno di Roma. Fu trasferito in seguito a Firenze, ove fu per circa trent'anni prefetto degli studi nel locale collegio scolopio. Apprezzato per la sua dottrina dall'arcivescovo di Firenze, mons. G. Incontri, fu nominato esaminatore del clero fiorentino; inoltre fu teologo del duca di Modena e funse per alcuni anni da agente di Maria Teresa Cybo, duchessa di Massa e Carrara. Ma durante il soggiorno fiorentino il B. si distinse soprattutto per le eccellenti doti di educatore, cui tentò di fornire una base teorica nel volume Del buon uso della educazione..., Roma 1771.
Giudicato dal Gerini come uno dei più notevoli trattati di pedagogia del Settecento italiano, in realtà esso si riduce a un manuale precettistico indirizzato direttamente ai giovani. Fine dell'opera è una lotta preventiva alle idee illuministiche e, particolarmente in campo pedagogico, alle dottrine educative del Rousseau, per riaffermare e rivalutare il principio di autorità fondato sulla religione cattolica. Fonti delle teorie del B. sono Fénelon, Bossuet, Muratori, ma soprattutto Gerdil. Praticamente un seguito a quest'opera, nella subordinazione di ogni azione umana alla vita ultraterrena e nell'esaltazione della funzione, in tal senso pedagogica, della Chiesa, risultano i Ragionamenti sopra l'uomo diretto al suo fine secondo le massime della cristiana religione..., Firenze 1774.
Nel 1773 frattanto il B. aveva pubblicato a Roma un'Esposizione delle dottrine riguardanti la grazia ed i sacramenti..., un trattato teologico - scritto in forma semplice e piana perché diretto ai chierici e ai giovani in generale -, in cui è evidente l'adesione alla dottrina agostiniana filtrata attraverso l'interpretazione tomistica in senso decisamente antigiansenista. Ma nel B. prevalgono specialmente gli intenti apologetici, come si nota nei due volumi Difesa degli apologisti della religione cristiana... (Firenze 1775) e Continuazione de' Padri apologisti della Chiesa...(ibid. 1778), contenenti una serie di estratti del pensiero dei Padri della Chiesa.
Il primo volume è diretto a confutare il pensiero degli illuministi e Fréret in particolare, nel rivendicare l'autenticità e la verità dei testi evangelici e il magistero della Chiesa; nel secondo appare invece l'esigenza di difendere il primato di giurisdizione del papa e la gerarchia ecclesiastica contro le dottrine febroniane.
L'eccellente preparazione dimostrata dal B. nel campo dell'erudizione, che si richiamava esplicitamente all'esempio del Lami, lo impose all'attenzione degli ambienti della Curia romana. Pio VI, che perseguiva in quegli anni l'intento di sollecitare un risveglio della cultura cattolica, nel 1778 lo invitò a procedere alla edizione delle opere di s. Massimo: nel 1779 il B. si trasferì a Roma, ove al collegio Nazareno poté attendere tranquillamente ai suoi studi. Nel 1784, dopo anni di accurate ricerche in Italia e all'estero grazie anche alla collaborazione di numerosi studiosi, vide la luce a Roma il volume Sancti Maximi episcopi Taurinensis opera otnnia...(ristampato nella raccolta del Migne, Patr. lat., LVII); un'analoga fatica il B. compì in seguito con le opere di s. Bruno d'Asti, vescovo di Segni (Sancti Brunonis Astensis..., opera omnia in duos tomos distributa,aucta et adnotationibus illustrata..., Romae 1789-91).
Frattanto il B., che era stato eletto esaminatore dei vescovi e consigliere di cardinali e prelati, divenne uno degli uomini di punta del gruppo antigiansenista romano. Egli stesso scrisse contro Pietro Tamburini le Osservazioni sopra l'analisi del libro delle prescrizioni di Tertulliano (Assisi 1784); collaborò alle Efemeridi letterarie, nell'intento di divulgare la "buona" stampa; sostenne la fondazione (1785) e poi la diffusione del Giornale ecclesiastico di Roma. Negli ultimi anni pubblicò altre due operette filosofiche: De comparanda senectutis felicitate libri tres... (Romae 1793) e De opinione libri tres...(Romae 1795). Morì a Roma il 5 apr. 1796.
Fonti e Bibl.: Novelle letterarie di Firenze, XXX (1769), coll. 163 s.; Annali ecclesiastici, V (1784), pp. 76, 162; Elogio latino del p. B. fattogli dai suoi benemeriti confratelli i padri delle Scuole Pie, in Giorn. eccl. di Roma, XI (1796), pp. 95 s.;F. Gherardi Dragomanni, Elogiostorico di mons Roberto Costaguti, Firenze 1836, pp. 59 s.; G. Casalis, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli stati di S. M. il re di Sardegna, V, Torino 1859, pp. 791 s.; A.Bosio, Illustrazioni e documenti al Pedemontium sacrum del Meyranesio, in Historiae patriae monumenta edita iussu regis Caroli Alberti XI, Torino 1863, coll. 1601-1603; E. Micheli, Storia della pedagogia in Italia dal tempo dei Romani a tutto il sec. XVIII, Torino 1876, p. 312; T. Chiuso, La Chiesa in Piemonte dal 1797 ai giorni nostri, I, Torino 1887, p. 173; M. Ricci, Scritti biografici vecchi e nuovi, Firenze 1895, pp. 305 ss.; G. B. Gerini, Gliscrittori pedagogici italiani del secolo XVIII, Torino 1901, pp. 406-428; G. Calò, Un umanista educatore del sec. XVIII: Paolino Chelucci d. Scuole Pie, in Rivista pedagogica, XXV (1932), 2, p. 162; L. von Pastor, Storia dei papi, XVI, 3, Roma 1934, p. 38; E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano 1939, p. 97; G. Natali, Il Settecento, Milano 1955, p. 355.