BUSALE (Bucala, Bucali, Busala, Busalis, Buzano, Buzzale), Bruno
Al pari dei suoi due fratelli, Girolamo e Matteo, il B., probabilmente nativo di Napoli e di origine spagnolo-marrana, fu implicato nei movimenti religiosi radicali italiani del secolo XVI. Poiché non ci sono prove di una sua partecipazione al circolo napoletano, che negli anni '40 passò dall'adesione alle idee di Juan de Valdés a quelle antitrinitarie, è molto probabile che egli fosse il più giovane dei tre fratelli Busale.
La prima notizia che lo riguarda risale all'aprile del 1550, quando egli si iscrisse alla facoltà artistica dell'università di Padova. A Padova visse in un primo tempo presso l'antitrinitario Lorenzo Tizzano, un ex olivetano di Napoli, e poi alla fine del 1550 o all'inizio del 1551 andò a vivere, insieme con il fratello Girolamo, a Venezia presso lo zio Francesco Basalù. È molto probabile che furono Girolamo e il Tizzano a introdurre il B. alle idee antitrinitarie.
Il B. era giunto nell'Italia settentrionale appena in tempo per prendere parte al riavvicinamento tra antitrinitari e anabattisti propugnato dal fratello Girolamo. Venne istruito all'anabattismo da un certo Tiziano (da non confondersi con Lorenzo Tizzano) nativo di Conegliano o di Ceneda, il quale - testimonierà più tardi il B. - sosteneva di avere "l'autorità di Alemagna". Il B. fu ribattezzato dal Tiziano più o meno nello stesso periodo in cui Girolamo e il Tizzano venivano iniziati alla fede anabattista. Egli, insieme con Alvise, Antonio e Orazio Drao, con i quali allora viveva, attendeva regolarmente al servizio anabattista-antitrinitario che si teneva a Padova ogni domenica "in quella casa de S. Catherina".
Durante il processo subito nel dicembre 1551 gli venne chiesto cosa si diceva di Cristo in quelle riunioni, ed egli rispose: "Dicevano che era homo et non Dio, che sia fiol di Joseph, ma secondo il spirito fiol di Dio, che il sacramento dell'eucharestia sia un segno solum, della vergine Maria che era madre come altra donna". Queste idee rispecchiavano il compromesso raggiunto al sinodo anabattista di Venezia dell'autunno 1550 (sinodo al quale né il B. né suo fratello Girolamo sembrano aver partecipato). Se il B. aderiva completamente a queste idee, vuol dire che egli non condivideva alcune delle tesi più estremamente giudaizzanti dei suoi fratelli.Dopo la fuga di Girolamo e di altri capi del movimento radicale nel 1551, nel gruppo padovano crebbe l'influenza del B. insieme con quella di Alvise De' Colti e di Girolamo Speranza (rispettivamente insegnante e tintore, entrambi originari di Vicenza). Quando il 18 dic. 1551 il Consiglio dei dieci, in seguito alle rivelazioni di Pietro Manelfi, decise di arrestare tutti i religiosi radicali, il B. cercò di salvarsi con la fuga dalla cattura da parte del podestà di Padova; ma il suo tentativo fallì ed egli venne arrestato nei giorni immediatamente successivi. Gli interrogatori, condotti con la partecipazione di due membri del Consiglio dei dieci (Alvise Soranzo e Zaccaria Vendramin), ebbero luogo il 23 e il 26 dic. 1551 e il 13 febbr. 1552, e compresero vari argomenti, da quello relativo al rifugio del fratello Giacomo (il B. rispose piuttosto evasivamente che forse era a Messina) a quello sulle opinioni politiche del gruppo radicale di Padova (il B. affermò che esso era pienamente rispettoso del potere secolare). Il B. dichiarò anche di aver abbandonato la fede antitrinitaria-anabattista: "mi son ritirato, et mi sono posto a studiare rimettendomi alla Chiesa, e non ho parlato più con loro".
Dopo il suo processo poco si sa di lui. L. Amabile ha scoperto che nel 1566 un "dottore" di nome Bruno Busale aveva ricevuto dal viceré di Napoli l'incarico di provvedere alla disciplina dei cittadini ribelli di Poggio di Api (borgo di Accumoli) e che nel 1569 questi svolgeva ancora, o di nuovo, tale servizio. È possibile che il B. venisse rilasciato dall'Inquisizione veneziana dopo aver scontato una pena e ritornasse a Napoli, ove visse senza più attirare su di sé l'attenzione per le sue idee religiose. Tale ipotesi, ove potesse essere provata, confermerebbe ulteriormente che egli non faceva parte del gruppo radicale napoletano degli anni '40, di cui erano certamente membri i fratelli, dato che fu la denuncia del gruppo, fatta nel luglio del 1552 da Marc'Antonio Villamarina, che portò all'arresto di Matteo Busale.
Fonti eBibl.: Notizie sulla vita del B. si rinvengono nell'Archivio di Stato di Venezia, Sant'Uffizio,Processi, nelle seguenti buste: 9 (costituti di Pietro Manelfi, novembre 1551); 11 (processo e costituti del B., dicembre 1551; costituto di Giovanni Laureto, ottobre 1553); 24 (processo di Alvise De' Colti, dicembre 1551); 158, reg. III(processo e costituti del B., febbraio 1552; processo e costituti di Lorenzo Tizzano, alias Benedetto Florio, ottobre-dicembre 1553). Nella sua edizione dei "costituti" del Manelfi, C. Ginzburg ha offerto la trattazione più completa del processo del B.: I costituti di don Pietro Manelfi, Firenze-Chicago 1970, pp. 20, 25 n., 45 n., 69 n., 75. A. Stella si è occupato del B. in Dall'anabattismo al socinianesimo nel Cinquecento veneto. Ricerche storiche, Padova 1967, pp. 92, 100 n., e in Anabattismo e antitrinitarismo in Italia nel XVI secolo: nuove ricerche storiche, Padova 1969, pp. 23 n, 32-33 n., 36 s., 40 n., 54 n., 56 n., 73, 80, 100 n. Le indicazioni fornite sul B. da Giovanni Laureto si rinvengono nell'articolo sul Laureto di E. Pommier, in Mélanges d'archéologie et d'histoire, LXVI (1954), p. 320. D. Berti lo ricorda, a proposito della confessione del Tizzano, in Atti della R. Accad. dei Lincei, classe di scienze mor., stor. e filos., s. 3, II (1877-1878), pp. 68, 72. Notizie sulla sua fuga da Padova sono fornite da K. Benrath, in Theologische Studien und Kritiken, LVIII (1885), p. 30; L. Amabile, II Sant' Officio della Inquisizione in Napoli, I, Città di Castello 1892, p. 155, ricorda i rapporti del B. con Lorenzo Tizzano e a p. 221 testimonia del servizio prestato dal B. come commissario vicereale a Napoli nel 1566 e nel 1569.