CASSINELLI, Bruno
Nacque a Firenze il 14 apr. 1893 da Cesare e da Maria Sebastiani. Compì gli studi di giurisprudenza il 10 dic. 1917 all'università di Roma, iscrivendosi poi all'albo dei procuratori nel 1918. Aveva assai presto iniziato la sua milizia politica a Roma. nelle file della Federaz. giovanile socialista, della quale fu eletto, nel 1915 al congresso di Reggio Emilia, membro del Comitato centrale. In questa carica egli venne confermato al congresso di Firenze del 1917 e a quello di Bologna dei 1919.
Nel gennaio 1918, essendo stato A. Bordiga che ne era direttore richiamato alle armi, e L. Polano, redattore, arrestato con l'accusa di disfattismo, l'organo della Federazione giovanile socialista, il settimanale Avanguardia, fu affidato a un comitato di redazione nel quale insieme con il C. erano Nicola Bombacci e Giuseppe Sotgiu (il quale fu quasi subito sostituito dal Polano presto scarcerato).
In tale periodo il settimanale di cui era condirettore passò, secondo le dichiarazioni dello stesso al congresso del partito socialista del 1919, da una tiratura di 5.000 copie ad una di 25.000.
Il C. militò, seguendo l'orientamento maggioritario della Federazione giovanile, nella corrente massimalista. Fu incluso nella lista dei candidati alla Camera dei deputati per il partito socialista nelle elezioni per la XXVII legislatura che si svolsero nel 1924. Risultò, in questa occasione, eletto nella circoscrizione umbro-laziale, ottenendo 1.826 preferenze.
Nel periodo successivo all'assassinio di Matteotti il C. insieme con O. Vernocchi e altri deputati socialisti, fu fra coloro che, di fronte al problema apertosi nel gruppo parlamentare del partito se continuare o meno la partecipazione all'Aventino, si espresse per l'interruzione di questa esperienza. Fu chiamato poi a deporre come teste nel processo Matteotti che si teneva a Chieti. In tale occasione, nell'udienza del 24 marzo 1926, il C. espresse un giudizio favorevole al dirigente fascista Farinacci; giudizio che, secondo quanto riportato dai giornali, sarebbe stato precedentemente concordato con lo stesso Farinacci. In conseguenza di questo scandalo, che ebbe larghissima risonanza, il C. fu costretto a dimettersi da deputato e venne quindi espulso dal partito socialista.
A partire da questa data egli si dedicò esclusivamente alla sua attività di avvocato penalista. Come penalista è, quindi, difensore, in un primo periodo, di imputati antifascisti. Aveva già difeso nel 1923 anche A. Bordiga, imputato con altri esponenti della direzione del partito comunista, fra i quali G. Berti e B. Fortichiari, e aveva allora indicato i criteri arbitrari con cui erano stati denunciati i trentuno militanti antifascisti ivi imputati, che furono poi assolti (Arringa in difesa dei comunisti, a cura del Tribunale penale di Roma, Roma 1924).
Difese poi, nel 1927, Giuseppe Giulietti, segretario generale della Federazione dei lavoratori del mare, dall'accusa, da cui fu assolto, mossagli dai fascisti i quali si erano impadroniti del sindacato, di essersi appropriato dei fondi della Federazione.
Fu anche difensore nel processo seguito a due celebri attentati contro Benito Mussolini. Il primo fu quello nel quale era imputato un ex deputato del Partito socialista unitario, Tito Zaniboni: il processo di fronte al Tribunale speciale si svolse nel 1927. Difese poi l'irlandese Violet Gibson, per l'attentato da questa compiuto a Roma il 7 apr. 1926.
Dopo la Liberazione accettò di assumere, su pressione del maresciallo Pietro Badoglio (cfr. Zangrandi, p. 858), la difesa del generale Mario Roatta, ex capo del SIM (Servizio informazioni militari), nel processo che gli fu intentato insieme con altri gerarchi fascisti, fra i quali era principale imputato Filippo Anfuso, per avere organizzato svariati crimini politici, quali l'assassinio avvenuto nel 1934 nella città di Marsiglia, del re Alessandro di Iugoslavia.
Esattamente alla vigilia di questo processo, il 29 gennaio 1945, il C. fu improvvisamente sospeso dall'albo degli avvocati. Si seppe poi che tale sospensione era motivata dalla presenza del suo nome nelle liste degli agenti dell'OVRA (Opera vigilanza repressione antifascista); tuttavia da tali liste egli fu successivamente cancellato.
Il C. morì a Roma il 6 novembre dell'amo 1970.
Oltre a qualche lavoro di divagazioni storiche come Cagliostro dinnanzi al S. Uffizio, Roma 1950, e una Storia della pazzia, Roma 1952, la maggior parte degli scritti del C. è connessa alla sua attività professionale di avvocato penalista.
La nota caratteristica di tale tipo di produzione è il richiamo costante alla problematica della "scuola positiva" ed in particolare alle idee di uno dei massimi esponenti di tale indirizzo, Enrico Ferri. Su questo il C. scrisse un saggio, L'opera di E. Ferri (in Criminalia, III [1939], pp. 191 ss.), nel quale, definendo il Ferri come il fondatore di "una nuova scienza, la sociologia criminale", considera il progetto di codice penale da lui steso nel 1921 come "l'avvenimento legislativo più cospicuo del secolo ventesimo".
Il C. stesso aveva, nel 1931, scritto un Commento al Codice penale, che ebbe una prefazione laudativa di Vittorio Scialoja, in cui, pur con qualche accentuazione interpretativa riferentesi alle idee dei Ferri, segue sostanzialmente la traccia delle opinioni del Rocco quali risultano dai lavori preparatori del codice stesso.
Scrisse ancora un saggio su La serrata nel Codice penale (in La Scuola positiva, n. s., XVII [1937], pp. 292-306), e quindi un libro su La circonvenzione di incapace, Milano 1940. Pubblicò più tardi la raccolta di alcune delle sue Arringhe, Milano 1950; Donne che io difendo, ibid. 1951; Prospetto storico del diritto penale, ibid. 1954, nel quale si riafferma seguace coerente della "scuola positiva". Curò infine l'edizione delle Arringhe e discorsi di E. Ferri, Milano 1958.
Fonti e Bibl.: Almanacco social. ital., Milano 1919, p. 225; I deputati al Parlamento per la XXVII legisl., Milano 1924, p. 313; Il P.S.I. nei suoi congressi, a cura di F. Pedone, III, Milano 1963, pp. 55, 224; R. Zangrandi, 1943: 25 luglio - 8 settembre, Milano 1964, pp. 858, 865, 871; P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, I, Torino 1967, pp. 318, 321; P. Togliatti, Opere, a cura di E. Ragionieri, I, Roma 1967, p. 623 n.;A. Gramsci, La costruz. del Partito comunista, 1923-1926, a cura di E. Fubini, Torino 1971, pp. 363, 426 e n., 427-29; A. De Clementi, Bordiga, Torino 1971, p. 58; L. Cortesi, Le origini del P.C.I., Bari 1972, p. 379; T. Detti, Serrati e la formaz. del P.C.I., Roma 1973, p. 473; Enc. dell'Antifascismo e della Resistenza, I, ad vocem;F. Andreucci-T. Detti, Il mov. operaio italiano, Diz. biografico, I, Roma 1975, ad nomen.