BRUNO di Segni, santo
Nacque presso Asti intorno alla metà del sec. XI. I suoi genitori vengono detti talvolta di illustre e talvolta di umile condizione. Da fanciullo ricevette un'educazione clericale nel monastero di S. Perpetuo presso Asti, e più tardi studiò le arti liberali a Bologna. Fra il 1070 e il 1080 era canonico a Siena. Da qui andò a Roma, forse per sbrigare affari concernenti la sua chiesa, e quivi strinse rapporti con il vescovo Pietro (Igneo) di Albano. Al sinodo tenuto nel 1079 avrebbe preso posizione contro Berengario di Tours e la sua dottrina eucaristica. Nello stesso anno, a quanto pare, fu eletto vescovo di Segni, per iniziativa di Gregorio VII. Questo episcopato aveva forse allora provvisoriamente rango cardinalizio, o almeno B., perché stimato consigliere del papa, si acquistò una posizione equivalente a quella di cardinale.
Il primo documento semiufficiale in cui egli compare in qualità di vescovo proviene dal sinodo romano del 4 maggio 1082. La lotta fra l'imperatore e il papa aveva allora già coinvolto nelle sue dolorose conseguenze la campagna romana, e B., che per tutta la sua vita fu instancabile zelatore della libertà e della riforma della Chiesa, nell'estate del 1081 0 1082 restò per tre mesi prigioniero del conte Ainulfo di Segni, partigiano di Enrico IV. È da dubitare che nel corso del decennio successivo egli avesse modo di occuparsi come di consueto della propria diocesi. La politica della Curia lo trasse a Roma, e sotto papa Vittore III assunse anche le funzioni di cancelliere e bibliotecario della Chiesa romana. Il primo documento da lui datato in tale veste è del luglio-agosto 1087. Insieme con gli altri cardinali vescovi del partito gregoriano egli, dopo la morte di Vittore III, elesse a successore di questo il francese Urbano II. B. depose allora la carica di cancelliere, ma continuò a rimanere nella cerchia dei più stretti collaboratori del nuovo pontefice, che usava accompagnare nei suoi viaggi. Così lo seguì anche nel 1095 in Francia dove prese fra l'altro parte al celebre concilio di Clermont che indisse la prima crociata.
Sotto Pasquale II (dal 1099) egli mantenne la sua influenza in Curia (per esempio sottoscrisse ancora un privilegio papale del 14 settembre 1101); ma dopo una malattia, sopraggiunta probabilmente nel 1102, decise di entrare come monaco a Montecassino. Il papa accettò questa decisione con difficoltà e ottenne da lui l'impegno di continuare ad amministrare la sua diocesi e di tenersi per quaranta giorni all'anno a disposizione della Curia. In conseguenza, nel 1106 egli venne inviato come legato pontificio in Francia insieme con Boemondo I di Antiochia, per propagandare i piani di crociata del principe normanno e definire svariate contese ecclesiastiche pendenti. Appena di ritorno, nel novembre del 1107, fu eletto abate di Montecassino. Esercitò il nuovo ufficio solo pochi anni. Negli anni 1107-1111 fu probabilmente a Lodi come legato pontificio. Quando Pasquale II nel 1111 con l'accordo di ponte Mammolo concesse all'imperatore Enrico V l'investitura dei vescovi, B. protestò con particolare violenza contro questo che fu definito un "pravilegio". Bollando l'accordo di eresia tentò, con un'accanita campagna pubblicistica di sobillare la opinione pubblica e di costringere il papa alla ritrattazione. Nella foga polemica era sul punto di negare l'obbedienza a Pasquale II. Questi, pur essendo in cuor suo decisamente avverso al patto che gli era stato estorto, volle liberarsi dell'importuno ammonitore: B. dovette rinunciare al suo inconsueto doppio ruolo nella gerarchia ecclesiastica, lasciare Montecassino e accontentarsi della dignità episcopale. Può essere che a tale passo lo abbia spinto la presenza di un gruppo di scontenti all'interno del monastero; ma decisivo deve essere stato il divieto di Pasquale II, al quale dovette apparir chiaro che l'abate della potente abbazia di Montecassino era in grado di provocare la rivolta ecclesiastica in tutta l'Italia centrale e meridionale, mentre il vescovo di una insignificante cittadina di montagna quale Segni non costituiva certo un pericolo.
In effetti egli scomparve da questo momento quasi totalmente nella quiete della sua diocesi. La solenne ritrattazione del "pravilegio" avvenuta al sinodo lateranense del 1112 fu da lui approvata successivamente. B. compare per l'ultima volta con un ruolo di scarso rilievo al concilio romano del 1116. Morì il 3 luglio (0 31 agosto) 1123. Nel 1181, o, più probabilmente, nel 1183, papa Lucio III lo accolse fra i santi.
Fra i numerosi scritti di B. (o a lui attribuiti) il Libellus de symoniacis è forse quello più interessante. Composto tra il 1086 e il 1101, giustappone, in modo piuttosto infelice, una vita di papa Leone IX e un trattato sulla validità delle consacrazioni dei simoniaci. Nella Vita, nella quale B. si servì di notizie raccolte dalla viva voce di Gregorio VII, difendeva Leone IX dall'accusa di aver ingiustamente condotto la guerra del 1053contro i Normanni, esaltando il papa e il suo esercito - in conformità con gli ideali della crociata - come campione della Chiesa. La seconda parte dello scritto muove dal seguente problema: prima delle riforme di Leone IX, a stento si poteva trovare un ecclesiastico che non fosse simoniaco o consacrato da un simoniaco; ora, se a tutte queste consacrazioni conferite da simoniaci (cioè da eretici) è mancata l'efficacia della grazia divina, non vi è più stato in pratica nessun sacerdote ordinato validamente; il che significa che la successione apostolica sarebbe rimasta interrotta. Per pronunziare in proposito una parola chiarificatrice, B. doveva pertanto stabilire se i sacramenti sono azioni oggettive (non pregiudicate dall'eventuale eresia di chi le amministra) o se sono condizionati da un elemento soggettivo (ossia la pura fede di chi consacra). B. non offre però un'indagine rigorosamente sistematica di tale questione, così dibattuta fin dai tempi antichi e particolarmente nella lotta delle investiture. Dopo svariate digressioni, egli stabilisce che le consacrazioni conferite da simoniaci devono essere riconosciute nel caso in cui il consacrato non sia stato a conoscenza della simonia del consacrante. In caso contrario, la benedizione gli tornerebbe in maledizione. Ma non risulta chiaro se tale maledizione significa che lo Spirito Santo non è stato ricevuto, o se essa risulta unicamente dal rapporto, canonicamente proibito, con l'eretico: sulla vera e propria validità della consacrazione non vi è ancora quindi nulla di deciso. In ogni caso, B. raggiungeva il suo doppio scopo di politica ecclesiastica: difendere, cioè, la successione apostolica e porre d'altra parte in dubbia luce l'attività sacerdotale di un simoniaco. Dei Padri della Chiesa egli cita soprattutto Agostino (per la distinzione di "forma" e "virtus sacramenti"), e fra i contemporanei gli si può accostare, per analoghi tentativi di soluzione, il cardinale Deusdedit.
La Vita del vescovo Pietro di Anagni (morto nel 1105) sembra essere stata composta da B. fra il 1105 e il 1109; ma l'unica Vita Petri che si conosce risale al sec. XIV (non è anteriore al 1325);essa mostra tracce di una rielaborazione compiuta nel sec. XII, e non è possibile stabilire quanto in essa sia conservato del testo di Bruno. Intorno all'anno 1080B., su richiesta dell'arcidiacono romano Teodino, compose una Translatio s.Stephani, concui egli ha probabilmente dato solo una nuova redazione a materiale antico di secoli. Pietro Diacono di Montecassino conosceva di lui dei versi In laudem s. Mariae; essi sono stati recentemente identificati con una certa verosimiglianza nel codice Casin. 194, ma hanno scarso valore letterario.
Particolarmente ampia è l'opera esegetica di Bruno. Egli cominciò intorno al 1070 a commentare per il vescovo Ingone d'Asti il Salterio gallicano; in periodo più tardo scrisse un'altra redazione, in cui poneva a base del suo commento il Salterio romano. A Siena espose per i canonici il Cantico dei Cantici; già vescovo di Segni, nella primavera 1082 o 1083, dedicava al "cardinale Damiano", abate di Nonantola (e di Fonte Avellana), un commentario di Isaia; quindi spiegava l'Apocalisse, il Pentateuco,Giobbe, i Proverbi di Salomone 31, 10-31(De muliere forte) ei Vangeli. Non si possiedono più i suoi commentari ai libri dei Giudici e dei Re. B. respinse il nuovo metodo scolastico, attenendosi alla vecchia tradizione. Si riallacciò al commentari patristici e altomedievali, che però riespose in una sua personale e vivace forma letteraria; così per esempio la sua esposizione dell'Apocalisse secondo le sette visioni è indipendente dalla tradizione (Aimone di Auxerre e Beda).
Con gli scritti enumerati si connettono le sue circa centocinquanta omelie. In larga misura carattere omiletico hanno parimenti i suoi sei libri di Sentenze, incui tratta le allegorie della Chiesa, le virtù cristiane e simili argomenti. Al vescovo Gualtieri di Maguelonne dedicò un trattato De sacramentisecclesiae, opera interessante dal punto di vista di storia della liturgia, che spiega simbolicamente le cerimonie ecclesiastiche. Solo con riserva si può attribuire a B. il breve scritto De incarnatione Domini et eius sepultura; il suo rapporto con le corrispondenti tesi di Anselmo di Canterbury, o anche di Ivo di Chartres, non è ancora stato sufficientemente chiarito. Inoltre passa sotto il nome di B. una lettera che egli avrebbe indirizzato a un monaco latino residente a Bisanzio di nome Leone sulla questione dell'azzimo: lavoro di non rilevante importanza, poiché riproduce essenzialmente il trattato composto un paio di decenni prima da Laico di Amalfi.
Nelle biblioteche medievali le opere di B., a giudicare dal numero dei manoscritti conservatici e dalle menzioni nei cataloghi, hanno avuto grande diffusione. D'altra parte egli non pare aver influenzato la tradizione letteraria. Per quanto si apprezzasse l'eloquenza edificante, la scolastica non poté in nulla giovarsi del suo pensiero "antiquato".
Le opere di B. sono pubblicate in J. P. Migne, Patr. lat., CLXIV-CLXV (sulle vecchie edizioni informa Grégoire). Vedi inoltre Libellus de symoniacis, a cura di E. Sackur, in Mon. Germ. hist., Lib. de lite, II, Hannoverae 1892, pp. 543-562(cfr. J. Loserth, Zu Pseudo-Udalricus "De continentia clericorum" und zu B.'s von Segni "De Symoniacis", in Neues Archiv, XX [1895], pp. 444-449).Quattro lettere sono pubblicate ibid., pp. 563-565;una quinta lettera in Rec. deshistoriens des Gaules et de la France, XIV, Paris 1877, p. 810. Inoltre: G. Lucchesi, S.Brunonis Astensis Commentaria in Isaiam ex cod. A. 136 Civ. Bibl. "Archigymnasii" Urbis Bononiae restituta, Bononiae 1913; A. M. Amelli, S. B. di Segni,Gregorio VII ed Enrico IV in Roma (1081-1083) illustrati da un doc. ined. della Bibl. Cap. di Verona, Montecassino 1903; I. Falasca, Vita S. Petri confessoris et episcopi Anagnini auctore S. Brunone episcopo Signino,ex Mss. Alex. 94 et Vallic. H. 12, Alatri 1883; Acta Sanctorum Aug., I, Parisiis 1867, pp. 230 ss.; Bibl. hagiographica latina, Bruxelles 1900-1901, nn. 7882-7884; Catal. codd. hagiogr. Bibl. Regiae Bruxellensis, I, Bruxellis 1886, pp. 70-74; II, ibid. 1889, p. 309 n. 97; Catal. codd. hagiogr. latin. Bibl. Nat. Parisiensis, I, Bruxellis 1889, p. 130; J. B. Schneyer, Repertorium der lateinischen Sermones des Mittelalters..., I, Münster 1969, pp. 695-704.
Fonti e Bibl.: Vita Brunonis..., in Acta Sanctorum,Iulii, IV, Parisiis 1868, pp. 478-84; Leonis Marsicani et Petri Diaconi Chronica monast. Casinensis, in Mon. Germ. hist., Script., VII, a cura di G. H. Pertz, Hannoverae 1846, pp. 776-783; Petrus Diaconus, De viris illustr., in J. P. Migne, Patr. lat., CLXXIII, coll. 1040-1042; J. Ramackers, Papsturkunden in Frankreich,neue Folge, V, in Abh. der Akad. der Wissenschaften Göttingen, phil.-hist. Klasse, s. 3, XXXV (1956), pp. 81-93 n. 20; A. Caretta, Il "Liber" di Alberto giudice e la "Chronica" di Anselmo da Vairano, estr. da Arch. stor. lodigiano, s. 2, XIV (1965) e XV (1966), p. 110; R. Volpini, Additiones Kehrianae, I, in Riv. stor. d. Chiesa in Italia, XXII(1968), pp. 337-41. Fondamentali sono le biografie di G. Gigalski, B. Bischof von Segni,Abt von Montecassino (1049-1123), Münster 1898, e di R. Grégoire, B. de Segni,exégète médiéval et théologien monastique, Spoleto 1965. Vedi inoltre M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, III, München 1931, pp. 49 s.; K. Ganzer, Die Entwicklung des auswärtigen Kardinalats im hohen Mittelalter, Tübingen 1963, pp. 57-62. Per questioni particolari si vedano C. Mirbt, Die Publizistik im Zeitalter Gregors VII., Leipzig 1894, passim; A. Amelli, S. B. vescovo di Segni e abate di Montecassino attraverso la nuova luce delle sue opere testé rinvenute, Montecassino 1923; W. Kamlah, Apokalypse und Geschictstheologie, Berlin 1935, pp. 15-25; Th. Schieffer, Die päpstlichen Legaten in Frankreich vom Vertrage von Meersen (870) bis zum Schisma von 1130, Berlin 1935, pp. 175-178; A. Schebler, Die Reordinationen in der "altkatholischen" Kirche, Bonn 1936, pp. 259-64, C. Erdmann, Die Entstehung des Kreuzzugsgedankens, Stuttgart 1936, pp. 110-13; A. Michel, Amalfi und Jerusalem im griechischen Kirchenstreit (1054-1090)... B. von Segni úber die Azymen, Romae 1939; L. Santifaller, Saggio di un elenco dei funzionari impiegati e scrittori della cancelleria pontificia dall'inizio all'anno 1099, in Bullettino dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo, LVI (1940), pp. 207 s.; V. Fenicchia, Intorno agli atti di s. Pietro da Salerno,vescovo di Anagni nel sec. XI,contenuti nel cod. Chigiano C. VIII. 235, in Archivio della R. Deput. romana di stor. patr., LXVII (1944), pp. 253-267; F. Stegmüller, Repertorium biblicum Medii Aevi, II, Matriti 1950, pp. 223-228, nn. 1842-61; J. Obersteiner, Die Erklärung von Proverbia 31,10-31durch Beda den Ehrwürdigen und B. von Asti, in Theolog.-prakt. Quartalschr., CII(1954), pp. 1-12; N. Haring, The Augustinian Axiom: Nulli sacramento iniuria facienda est, in Mediaeval Studies, XVI (1954), p. 102; A. Landgraf, Dogmengeschichte der Frühscholastik, I-IV, Regensburg 1952-56, passim; F.Ohly, Hohelied-Studien, Wien 1958, pp. 103-106; A. Borst, Der Turmbau von Babel, II, Stuttgart 1958-59, pp. 586-88; H. De Lubac, Exégèse médiévale, I, 1-2, Paris 1959, passim; J. G. Rowe, Paschal II,Bohemund of Antioch and the Byzantine Empire, in Bulletin of the John Rylands Library, IL (1966), pp. 165-202; H. Hoffmann, Die älteren Abtslisten von Montecassino, in Quellen und Forsch. aus italien. Archiven und Bibliotheken, XLVII (1967), pp. 323 s.; R. Herde, Das Hohelied in der lateinischen Literatur des Mittelalters bis zum 12.Jahrhundert, in Studi medievali, s. 3, VIII (1967), pp. 1068 s.; P. Savio, Ricerche su s. Brunone Astegiano, in Boll. stor-bibl. subalpino, LXVII(1969), pp. 5-67; H. Rüthing, Untersuchungen zum ersten Psalmenkommentar B.s von Segni, in Recherches de théologie ancienne et médièvale, XXXVII (1969), pp. 46-77; Rep. fontium historiae Medii Aevi, II, pp. 594-95.