FORNACIARI, Bruno
Nacque a Sondrio il 17 ott. 1881 da Giuseppe e da Eugenia Croce. Laureatosi in giurisprudenza nel 1902, entrò nel gennaio 1903 nell'amministrazione dell'Interno come "alunno" a Pavia. Nell'ottobre dello stesso anno assunse il ruolo di sottosegretario provinciale e nel marzo 1906 fu nominato regio commissario per il Comune di Godiasco (Pavia). Qualche mese più tardi fu promosso segretario e nel 1907 trasferito a Genova, dove trascorse due anni prima di ottenere il comando presso la direzione generale della Sanità pubblica a Roma nel gennaio del 1909. Da quel momento la carriera del F. prese un indirizzo più definito con la sua collocazione in questo settore dell'amministrazione dell'Interno che, grazie anche alla stabilità della struttura e alle limitate modifiche delle competenze, consentiva al personale lo svolgimento di un percorso graduale ma lineare come testimonia la sua nomina a consigliere, nel 1917, e la successiva promozione a capo sezione nel 1919.
L'attività amministrativa svolta dal F. in questi anni, seppure risulti poco visibile per la natura stessa del lavoro squisitamente burocratico che richiedeva, si collocava in un ambito particolarmente delicato dell'amministrazione dell'Interno - quello della sanità - che aveva visto ricostituita la propria direzione generale, nel dicembre del 1902, dopo la soppressione e la relativa dispersione delle competenze voluta dal precedente governo. Le nuove funzioni di tutela e di garanzia dell'igiene pubblica con la messa a punto di una normativa organica in materia sanitaria, ponendosi come obiettivo la regolamentazione del settore tanto a livello centrale quanto nella sua articolazione periferica, investiva gli uffici della direzione generale di compiti sempre più ampi indirizzando così anche la scelta dei funzionari amministrativi verso figure che possedessero requisiti di grande professionalità tecnica. Fu in questo ambiente che il F. coltivò la propria formazione, dove, con l'incarico di capo ufficio delle due divisioni tecniche per il servizio igienico generale e per il servizio zooiatrico, ebbe modo di occuparsi, tra gli altri, della organizzazione della profilassi in caso di epidemie e di endemie, dell'assistenza e della vigilanza sul bestiame, del ruolo dei medici veterinari, della potabilità delle acque (La stabilità dei veterinari condotti, in Rivista dei comuni e delle provincie, 1904).
La collaborazione con l'ufficio speciale per i servizi in dipendenza dei terremoti presso la direzione generale dell'amministrazione civile consentì al F. di prestare la propria opera nel soccorso alle vittime del terremoto di Calabria e Sicilia del 1908, dell'epidemia colerica del 1910-11 e del terremoto della Marsica del 1915. Il suo contributo fu di tale rilievo da meritare diverse decorazioni tra cui la medaglia d'argento al merito della sanità pubblica (15 dic. 1921). La prima guerra mondiale lo vide impegnato in numerose campagne che non gli impedirono, però, di prestare la propria opera nella commissione sanitaria mista presso il comando supremo. Negli anni del dopoguerra, ritornato al vecchio incarico di capo ufficio della direzione generale della sanità, entrò a far parte della commissione centrale consultiva per le acque minerali e gli stabilimenti termali del ministero e nel 1922 fu segretario della commissione centrale permanente per le ricompense ai caduti della salute pubblica.
Nel 1923 iniziò la carriera prefettizia con un incarico di viceprefetto a Firenze e di commissario prima a Venezia e poi a Genova fino al dicembre 1926.
L'avvento del fascismo aveva portato con sé un generale cambiamento nell'amministrazione dell'Interno: a una prima fase di semplificazione degli uffici e di riduzione dei servizi era seguita una espansione delle competenze che, nel caso di questo dicastero, non aveva corrisposto ad un aumento delle direzioni generali, bensì ad una redistribuzione degli incarichi. Tra il 1922 e il 1927 il governo provvide anche alla movimentazione dei prefetti, che fu stabilita secondo criteri che generarono spesso tensioni e forti contrasti tra quei funzionari che provenivano dalle diverse esperienze politiche o amministrative. Il caso del F. fu in tal senso emblematico, poiché, con la soppressione (il 2 ag. 1926) di 95 sottoprefetture sulle 167 esistenti nel Regno si avviò un consistente spostamento di funzionari con una conseguente ridefinizione delle carriere. Il F., con la promozione a prefetto, si trovò, nella rosa di coloro che furono premiati suscitando - secondo quanto descritto in un promemoria riservato - il dissenso di quel gruppo di funzionari di più stretta militanza fascista che lo accusavano di essere "filonittiano", rivendicando, invece, per l'assegnazione degli incarichi dei prefetti e dei viceprefetti "anche il solo criterio politico" al fine di scegliere "i soli funzionari di sentimenti fascisti". Il governo, invece, stabilì di nominare i prefetti scegliendoli tra coloro che avessero già svolto funzioni di viceprefetti, oppure che avessero prestato servizio al ministero dell'Interno, o che possedessero l'idoneità per consiglieri nell'esame di merito. Il F., dunque, rientrava nel disegno governativo che affidava alla figura del prefetto esclusivamente il ruolo di portavoce del governo nelle amministrazioni locali, già troppo agitate - secondo quanto affermava B. Mussolini - dalla presenza di gerarchi e di fascisti militanti, al fine di svolgere un ruolo di vigilanza improntata alla moderazione e al controllo.
Nominato prefetto e destinato a Trieste il 6 dic. 1926, fu impegnato in una costante e sempre più attenta attività di sorveglianza delle zone di confine, secondo le direttive che provenivano dal governo, fino al giugno del 1929.
Un importante riconoscimento all'esperienza e alle capacità organizzative nel settore sanitario fu attribuito al F. con l'incarico di reggere la direzione generale della Sanità pubblica dal giugno 1929 al marzo 1930.
Dalle sue accurate relazioni redatte sui provvedimenti igienico-sanitari adottati dal governo emerge una approfondita conoscenza degli aspetti normativi e amministrativi della materia, che viene descritta nella sua articolazione istituzionale in continua crescita, per le numerose iniziative adottate in materia di profilassi contro le malattie infettive, la tubercolosi, la malaria, il "neomalthusianesimo", cui corrispondeva la costituzione di altrettanti istituti centrali e periferici (Relazione al Consiglio superiore di sanità intorno agli atti compiuti dall'amministrazione della Sanità pubblica dal 1° luglio 1927 al 31 dic. 1928, Roma 1930; I servizi antitubercolari in Italia durante il 1929, ibid. 1930; Sui fatti e sui provvedimenti più importanti concernenti l'igiene e la sanità pubblica nell'anno 1929…, ibid. 1931).
Al temperamento moderato e alla linearità della carriera amministrativa del F. è da attribuire, con molta probabilità, l'incarico di prefetto di prima classe a Milano, dall'agosto del 1930 al luglio del 1935, negli anni, quindi, della stabilizzazione del consenso, ma anche della grande crisi economica, in cui, ai consueti problemi di ordine pubblico si aggiungevano quelli legati ai costi sociali della politica economica sostenuta in quegli anni dal governo.
Collocato a disposizione nel luglio del 1935, il F. fu incaricato, negli stessi giorni, di reggere la direzione generale dell'amministrazione civile presso il ministero dell'Interno. Fino all'agosto del 1939, anno del suo collocamento a riposo per ragioni di servizio, la sua attività amministrativa fu piuttosto intensa, trovandosi a rappresentare il ministero - secondo una consuetudine che vedeva gli alti burocrati dello Stato impegnati anche presso le istituzioni di quell'amministrazione parallela composta da enti e istituti separati dallo Stato - nell'Istituto nazionale per le opere pubbliche dei Comuni, nell'Istituto nazionale fascista della previdenza sociale, nella Commissione centrale per la finanza locale, nel Fondo per il culto, nel Fondo di beneficenza e religione della città di Roma.
Costante fu l'impegno del F. nell'Associazione italiana della Croce rossa, nell'Opera nazionale per la protezione ed assistenza degli invalidi di guerra e come presidente della delegazione economico-finanziaria italiana per il trasferimento in Germania degli allogeni dell'Alto Adige dal 1939 al 1943, mentre su un versante diverso, bisogna ricordare l'incarico di consigliere di amministrazione presso la Cassa depositi e prestiti e presso l'Azienda autonoma statale della strada. Oltre ad essere membro del Consiglio superiore dei lavori pubblici dal 1936 al 1941, il F., infine, si trovò in lizza, nel 1938 per la direzione generale dell'Istituto nazionale fascista di previdenza sociale insieme con altri due alti funzionari dei Lavori pubblici e del ministero degli Scambi e Valute.
Le vicende relative alla caduta del fascismo videro il F. protagonista del primo governo Badoglio, con l'incarico di ministro dell'Interno dal 26 luglio al 9 ag. 1943. La composizione di questo governo di transizione, formato di militari e di funzionari civili, avrebbe dovuto esprimere, secondo quanto manifestato da Vittorio Emanuele III, una novità politica rispetto al passato, ma non una apertura alle opposizioni antifasciste o peggio ancora alla vecchia classe liberale. I requisiti adottati per la scelta dei ministri furono: una consolidata esperienza amministrativa e la fedeltà alla Corona, e del resto il ruolo del governo tra il 25 luglio e l'8 sett. 1943 sarebbe stato limitato quasi esclusivamente allo smantellamento di alcuni istituti-chiave del passato regime. Il F. partecipò, quindi, alle due sole riunioni del Consiglio dei ministri del primo governo Badoglio che si tennero il 27 luglio e il 5 ag. 1943, nelle quali furono adottati alcuni importanti provvedimenti.
Il 27 luglio si sancirono la soppressione del Partito nazionale fascista e del Gran Consiglio del fascismo; l'eliminazione del tribunale speciale per la difesa dello Stato e lo scioglimento della Camera dei fasci e delle corporazioni. Fu decisa l'estensione dello stato di guerra a tutto il territorio nazionale e l'applicazione della legge penale militare. Quest'ultimo provvedimento rientrava nello schema di regio decreto legge, proposto dal F., concernente l'appartenenza del corpo degli agenti di pubblica sicurezza alle forze armate dello Stato e l'applicazione della legge penale militare ai componenti il corpo stesso. In quella stessa seduta, inoltre, dopo avere presentato uno schema di regio decreto per la nomina a capo della polizia del prefetto C. Senise, il F. avviò - inserendosi nell'ambito di un più vasto disegno di riassetto dell'amministrazione dello Stato mediante un importante spostamento dei dirigenti più compromessi con il regime - il movimento dei prefetti effettuando numerosi collocamenti a riposo o destinando a sedi diverse un numero consistente di funzionari. L'operazione fu poi conclusa dal F. nella seduta del 5 ag. 1943, insieme con la presentazione di uno schema di decreto legge per l'assistenza agli sfollati e di un decreto per la nomina del senatore G. Boriani a presidente generale della Croce rossa italiana in sostituzione di G. Mormino.
Con le dimissioni del 9 agosto e l'avvicendamento allo stesso dicastero del prefetto U. Ricci, già direttore generale dell'amministrazione civile, il F. concluse la sua carriera nell'amministrazione dell'Interno. Nel 1948 fu nominato consigliere di Stato e destinato alla prima sezione. Nel novembre dello stesso anno assunse la carica di giudice presso il tribunale supremo militare del ministero della Difesa. Il F. fu collocato definitivamente a riposo nel novembre del 1951 con il titolo onorifico di presidente di sezione del Consiglio di Stato.
Morì a Roma il 19 giugno 1959.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Segreteria particolare del duce. Fascicoli passati al riservato, b. 25, ad vocem; Ibid., Segreteria particolare del duce, 501075, ad vocem; Roma, Consiglio di Stato, Arch. del personale, fascicolo personale; Verbali del Consiglio dei ministri, luglio 1943 - maggio 1948, I, Governo Badoglio, 25 luglio 1943 - aprile 1944, a cura di A. Ricci, Roma 1994, ad Indicem; Il ministero dell'Interno, a cura di G. Tosatti, in L'amministrazione centrale dall'Unità alla repubblica. Le strutture e i dirigenti, a cura di G. Melis, II, Bologna 1992, ad Indicem; Chi è? Dizionario degli italiani d'oggi, Roma 1936, ad vocem; Chi è? Dizionario degli italiani d'oggi, Roma 1957, ad vocem.