Ganz, Bruno
Attore cinematografico e teatrale svizzero, nato a Zurigo il 22 marzo 1941. Grazie alla formazione teatrale e a un volto dall'espressione naturalmente melanconica, è stato uno dei massimi interpreti dello Junger deutscher Film degli anni Settanta: tra i suoi personaggi tormentati e romantici, appassionati e introversi, il conte di La marquise d'O. (1976; La marchesa von...) di Eric Rohmer, il corniciaio di Der amerikanische Freund (1977; L'amico americano) di Wim Wenders, lo sposo di Nosferatu, Phantom der Nacht (1978; Nosferatu, il principe della notte) di Werner Herzog, l'angelo che vuole tornare uomo di Der Himmel über Berlin (1987; Il cielo sopra Berlino) ancora di Wenders e, in tempi più recenti, lo scrittore protagonista di Mia eoniotita ke mia mera (1998; L'eternità e un giorno) di Theo Anghelopulos.
Nato da madre italiana e padre svizzero, G. debuttò molto giovane sul grande schermo con Der Herr mit der schwarzen Melone (1960) di Karl Suter, e per un paio d'anni tentò la strada del cinema in Svizzera. Dedicatosi per un decennio all'attività teatrale, nel 1970 fu con il regista Peter Stein e l'attrice Edith Clever tra i fondatori della celebre compagnia berlinese, di ispirazione brechtiana, Schaubühne am Halleschen Ufer. Al cinema tornò nel 1975, come interprete di Sommergäste, diretto dallo stesso Stein e tratto da un dramma di M. Gork′ij adattato da Botho Strauss, cui fecero seguito i ruoli interpretati in Lumière (1976; Scene di un'amicizia tra donne) scritto, diretto e interpretato dall'attrice Jeanne Moreau, e soprattutto in La marquise d'O., tratto dal racconto di H. von Kleist, dove G. disegna con grande efficacia la figura del conte, accanto a Edith Clever nella parte della marchesa.Un'importante svolta nella sua carriera di attore cinematografico venne segnata dall'interpretazione di uno dei film più significativi di Wenders, Der amerikanische Freund, tratto dal romanzo di P. Highsmith Ripley's game, nelle vesti dell'inerme Jonathan Zimmermann, costretto con la menzogna dal diabolico Tom Ripley (Dennis Hopper) a partecipare a un'azione criminale. Prese quindi parte a Die linkshändige Frau (1977; La donna mancina) diretto dallo scrittore Peter Handke, a The boys from Brazil (1978; I ragazzi venuti dal Brasile) di Franklyn J. Schaffner e alla commedia amara Messer im Kopf (1978; Il coltello in testa) di Reinhard Hauff, per poi recitare in un altro film cardine del nuovo cinema tedesco, Nosferatu: Phantom der Nacht di Herzog, remake del film del 1922 di Friedrich Wilhelm Murnau, nel ruolo di Jonathan Harker, ospite del vampiro innamorato interpretato da Klaus Kinski. Dopo Retour à la bien-aimée (1979) di Jean-François Adam, accanto a Isabelle Huppert, lavorò in Italia con Giuseppe Bertolucci in Oggetti smarriti (1980). Ormai affermato sul piano internazionale, ebbe il ruolo di un aristocratico oppiomane in La storia vera della Signora dalle camelie (1981) di Mauro Bolognini, e quello di un giornalista impegnato in una drammatica inchiesta sul Libano in Die Fälschung (1981; L'inganno) di Volker Schlöndorff, con Hanna Schygulla e Jerzy Skolimowski. Quest'ultimo, proprio in quell'occasione, diresse G. in alcune sequenze girate a Beirut e aggiunte come prologo alla riedizione, uscita in quello stesso anno, del suo film, Ręce do góry (1967; Mani in alto).
Negli anni Ottanta la sua attività in Europa è stata frenetica in campo sia cinematografico sia televisivo: si ricordano soprattutto prove come Dans la ville blanche (1983; Nella città bianca) di Alain Tanner, El río de oro (1986) di Jaime Chávarri, Un amore di donna (1988) di Nelo Risi, e Strapless (1988; Spalle nude) scritto e diretto da David Hare, dove G. è molto efficace nell'inconsueto ruolo del ricco e romantico Raymond Forbes. Nel 1987 G. ha interpretato la parte forse più celebre ed emblematica della sua struggente malinconia e vitale dolcezza: quella di Damiel, l'angelo che per amore torna uomo, protagonista di Der Himmel über Berlin e, a distanza di cinque anni, del seguito In weiter Ferne, so nah! (1993; Così lontano, così vicino) sempre di Wenders. L'attività di G. è proseguita a ritmi sostenuti anche negli anni Novanta, che lo hanno visto interprete in Italia dell'episodio di G. Bertolucci, La domenica specialmente (1991), dell'omonimo film diretto anche da Giuseppe Tornatore, Marco Tullio Giordana e Francesco Barilli, e in Australia di The last days of chez nous (1992; Gli ultimi giorni da noi) di Gillian Armstrong; è stato quindi impegnato nella produzione franco-tedesca L'absence (1992; L'assenza) di Handke. A distanza di un anno, ha quindi dato vita con efficacia a due personaggi di scrittori: Antoine de Saint-Exupéry, nella produzione inglese Saint-Ex (1996) diretta da Anand Tucker, e il vecchio e incantato Alexander, protagonista di Mia eoniotita ke mia mera di Anghelopulos. Dopo il buon successo ottenuto nel ruolo del delicato e malinconico Fernando Girasoli nel film di Silvio Soldini Pane e tulipani (2000), G. ha interpretato Epsteins Nacht (2001) di Urs Egger e, nella stagione teatrale 2000-01, è stato Faust nella versione integrale dell'opera omonima di J.W. Goethe della durata di venti ore, messa in scena da Stein per la Schaubühne berlinese. Nel 2002 Norbert Wiedmer ha realizzato il documentario Behind me ‒ Bruno Ganz, dedicato all'attività dell'attore.
J. Dawson, A proper raincoat man, in "Sight and sound", Summer 1979; H. Lundgren, Bruno Ganz, in "Kosmorama", 1987; "Revue du cinéma", mars 1996, intervista a Bruno Ganz raccolta da D. Parra.