GEMELLI, Bruno
Nacque a Milano il 14 marzo 1895.
Dopo le scuole tecniche industriali, frequentò, a Torino, un corso per allievi ufficiali; nel dicembre 1914 fu nominato sergente nel 49° reggimento fanteria a Torino. Il 1° ag. 1915 fu nominato sottotenente di complemento nel 52° reggimento di fanteria brigata Alpi, con la quale combatté sul Carso. Nel 1916, col grado di tenente, "venne inviato per premio in Libia, dove partecipò a diversi importanti combattimenti". Chiese insistentemente e ottenne di essere inviato sul fronte italiano; partecipò alla battaglia della Bainsizza nell'agosto 1917 e fu promosso capitano (31 ott. 1917) nel 13° reggimento fanteria, brigata Pinerolo. Nel giugno 1918 combatté sulla cima Echar, riuscendo a impedire "al nemico di dilagare nell'ubertoso piano vicentino", e ricevette una medaglia d'oro al valor militare per aver liberato un centinaio di soldati italiani rimanendo gravemente ferito e mutilato (Le medaglie d'oro al valor militare (1833-1925), a cura di M. Brancaccio et alii, Torino 1925, pp. 351 s.).
Fu congedato dall'esercito col grado di capitano di complemento e autorizzato a fregiarsi del distintivo d'onore dei mutilati di guerra, di un distintivo per feriti, della medaglia commemorativa della guerra di Libia, di quella della guerra 1915-18.
In Piemonte, su posizioni nazionaliste, fu dirigente del movimento di reduci Sempre pronti. Nel 1923 si iscrisse al Partito nazionale fascista, entrando nel direttorio del fascio di Torino. Nel luglio di quell'anno fu nominato commissario prefettizio aggiunto.
Nel novembre 1923 sfidò pubblicamente i proprietari dell'industria francese Cassegrain, cui erano attribuite espressioni ritenute denigratorie sul comportamento dell'esercito italiano in guerra, costringendo così il capo del governo a intervenire presso il prefetto di Torino onde scongiurare manifestazioni che avrebbero potuto provocare un incidente diplomatico (I documenti diplomatici italiani, s. 7, II, Roma 1955, p. 327).
Fu eletto deputato per la circoscrizione del Piemonte nell'aprile 1924 (XXVII legislatura) e fu commissario straordinario della federazione fascista di Novara dal 18 maggio al 12 giugno 1924.
Il 12 ottobre del 1924 tenne una conferenza al teatro Carignano di Torino in occasione della celebrazione della Festa della razza. In tale occasione, parlando delle relazioni italo-argentine, sottolineò l'importanza del lavoro italiano all'estero e auspicò la creazione di intese tra le industrie italiane all'estero per garantire all'Italia l'approvvigionamento di materie prime e la fondazione di una banca italiana con ramificazioni all'estero per incrementare i rapporti economici con i paesi dell'America Latina (L'Italia e l'America Latina, in Rivista di politica economica, XIV [1924], 12, pp. 925-931).
Su posizioni di fronda, anche in connessione con le polemiche sollevate da Edoardo Torre, il 5 febbr. 1925 fu espulso dal partito, ma non si trattò certo di un divorzio e il 10 marzo successivo le dimissioni che aveva rassegnato anche dalla Camera furono respinte.
Come parlamentare fu presidente della giunta per le Petizioni dal 30 maggio 1924 e commissario per vari disegni di legge, fra i quali quello riguardante l'esercizio di una linea aerea Torino-Trieste-Zara, quello per la requisizione di velivoli civili in caso di mobilitazione, quello relativo all'ordinamento del corpo reale equipaggi e stato giuridico sottufficiali R. Marina, quello della disciplina dei militari in viaggio.
Funzionario di nomina politica, entrò nella carriera diplomatica il 1° giugno 1928 e fu inviato dapprima in Argentina, poi in Bolivia e in Venezuela. Con la carica di console generale di seconda classe, venne destinato a Rosario de Santa Fé (giugno 1928 - aprile 1933). Trasferito a La Paz con credenziali di inviato straordinario e ministro plenipotenziario (1° maggio 1933), vi rimase fino al novembre dello stesso anno. Nel luglio 1933 ottenne che la Bolivia accettasse la partecipazione di un rappresentante del governo italiano nella commissione d'inchiesta sul conflitto tra Bolivia e Paraguay (I documenti diplomatici italiani, s. 7, XIII, Roma 1989, p. 963). Nominato console generale di prima classe (4 ag. 1933), il 24 nov. 1933 fu trasferito a Caracas con credenziali di inviato straordinario e ministro plenipotenziario (dicembre 1933 - agosto 1935). Tornò in servizio al ministero il 1° sett. 1935 e il 25 ottobre successivo fu destinato a Zurigo come console generale (1935-42).
In congedo dall'amministrazione degli Affari esteri per mobilitazione militare a decorrere dal 19 nov. 1942 e fino al 27 sett. 1943, andò come volontario in Russia ed ebbe il comando di reparti di linea delle divisioni "Torino" e "Ravenna", col grado di tenente colonnello.
Rimpatriato nel 1943, aderì alla Repubblica sociale italiana; fece parte dei funzionari del ministero degli Affari esteri che si trasferirono a Salò, dove rivestì la carica di capo dell'ufficio crittografico. Nel novembre 1944 fu a Milano in qualità di commissario dell'Associazione nazionale combattenti e reduci. Membro del direttorio del Partito fascista repubblicano e della commissione di disciplina, fu sottosegretario alla Difesa per la Marina dal 21 febbr. 1945, in sostituzione del contrammiraglio Giuseppe Sparzani.
Fu collocato a riposo il 12 dic. 1950. Il 2 giugno 1926 aveva sposato a Torino Bruna Costanza.
Il G. morì a Bergamo il 19 dic. 1967.
Fonti e Bibl.: Roma, Ministero degli Affari Esteri, Archivio storico diplomatico, Serie personale, I serie, II vers., b. 29, f. pers.; Ibid., Arch. centrale dello Stato, Presidenza del Consiglio dei ministri, 1925, f. 3, sottof. 7, prot. 310; Ibid., Polizia politica, b. 570; I 535 eletti per la XXVII legislatura, Bologna 1924, s.v.; Camera dei deputati, legisl. XXVII, indice alfabetico 1924-29, p. 152; I documenti diplomatici italiani, s. 9, X, Roma 1990, pp. 283-285; Annuario diplomatico, 1931, p. 339; Ibid., 1937, pp. 335 s.; Il Tempo, 20 dic. 1967 (necr.); M. Missori, Gerarchie e statuti del P.N.F., Roma 1986, pp. 122, 215; Id., Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del Regno d'Italia, Roma 1989, p. 636; R. De Felice, Mussolini il fascista, II, L'organizzazione dello Stato fascista, 1925-1929, Torino 1968, p. 47; V. Castronovo, Il Piemonte, Torino 1977, p. 375; L. Bolla, Perché a Salò. Diario dalla Repubblica sociale italiana, a cura di G.B. Guerri, Milano 1982, pp. 157 s., 191, 197, 208, 212; E. Mana, Le origini del fascismo a Torino, in Torino fra liberalismo e fascismo, a cura di U. Levra - N. Tranfaglia, Milano 1987, pp. 293, 306, 353, 356, 362 s.; F. Grassi Orsini, Diplomazia e regime, in Amministrazione centrale e diplomazia italiana (1919-1943). Fonti e problemi, a cura di V. Pellegrini, Roma 1998, p. 85; Enc. militare, IV, p. 38; E. Savino, La nazione operante, Milano 1928, p. 296 s.; Chi è?, Roma 1936, pp. 420 s.; Ibid., 1940, p. 438 s.; Ibid., 1948, p. 431.
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