MIGLIORINI, Bruno (App. II, ii, p. 312)
Linguista, morto a Firenze il 18 giugno 1975. Professore di storia della lingua italiana nell'università di Firenze sino al 1967; socio nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei dal 1958 e di molte altre accademie italiane e straniere; presidente dell'Accademia della Crusca dal 1949 al 1963; ha sovrainteso alla parte lessicale del Dizionario enciclopedico italiano.
L'Accademia della Crusca, nel lungo periodo della sua presidenza, si è profondamente rinnovata; il suo bollettino (massimo organo della filologia italiana), cioè gli Studi di filologia italiana, ha assunto una cadenza annuale. M. ha continuato a operare in maniera fervorosa, dando una serie di studi su problemi fondamentali della grafia, della morfologia e della sintassi dell'italiano, sottesi a un forte interesse storico e culturale, organizzati su un preciso e chiaro piano funzionale. Lo studio del lessico, in tutti i suoi aspetti, permane tuttavia il cardine fondamentale dell'attività scientifica di Migliorini.
La grande Storia della lingua italiana (1960) ne corona l'attività: l'opera, di assoluta originalità, anche a petto di tentativi precedenti, procede attraverso una massiccia esplicitazione di fatti e un rigoroso accertamento diretto dei dati citati, segno tangibile di un robusto neopositivismo. Rompendo il secolare sentimento della lingua italiana come essenzialmente lingua di poeti, si studia la lingua degli scienziati, degli economisti, dei giuristi, dei giornali, fin anche dei più umili documenti pratici, nella coscienza dell'alta identità fra lingua e storia nazionale: da questo punto di vista la Storia della lingua italiana di M. può essere considerata come una delle opere culturalmente più significative di un secolo dì travagliata unità nazionale.
È convinzione fermissima di M. che compito e dovere del linguista non sono soltanto la descrizione o la storia dei fatti linguistici, ma sono anche studiare e chiarire i problemi teorici e pratici che pone il farsi della lingua giorno per giorno. L'intervento di M. nella lingua contemporanea nel suo divenire si è attuato secondo principi che M. stesso ha definito neopurismo e glottotecnica. Tale neopurismo parte dalla necessità di procedere secondo le esigenze del proprio tempo, ma nel doveroso rispetto della nostra lingua che ha conservato una mirabile continuità dal Duecento ai nostri giorni. Nei confronti delle parole straniere quindi non hanno senso la chiusura del purismo ottocentesco o la xenofobia del ventennio fra le due guerre; d'altra parte, non c'è nessuna ragione di accettare incontrollatamente tutto e ogni cosa, il che porterebbe indubbiamente a una generale perdita di valori tradizionali.
Il problema degli stranierismi si connette strettamente con quello dei neologismi e dei tecnicismi, la cui coniazione e adozione dovrebbero seguire criteri di esattezza, univocità, uniformità, coerenza al sistema linguistico, continuità della tradizione. Il moderato neopurismo di M. si basa su un'enorme mole di lavoro sulla lingua contemporanea: lo studio dei linguaggi della scienza e della tecnica, della pubblicità, dei giornali ha in lui il suo massimo pioniere.
Bibl.: I. Baldelli, Bruno Migliorini, in I Critici, IV, Milano 1969, pp. 3208-28; G. Ghinassi, Bruno Migliorini, in Giornale Storico della Letteratura Italiana, CLII (1975), pp. 633-35; Y. Malkiel, Bruno Migliorini, in Romance Philology, XXIX (1976), pp. 398-408; G. Nencioni, Bruno Migliorini, "Accademia Nazionale dei Lincei. Celebrazioni Lincee 103", Roma 1976.