MOLAJOLI, Bruno
Direttore generale delle Belle Arti e docente universitario, nato a Fabriano il 29 gennaio 1905, morto a Roma il 19 maggio 1985. Formatosi negli anni universitari alla scuola di A. Venturi e P. Toesca, si laureò in lettere a Roma con una tesi, poi pubblicata (1928), su Gentile da Fabriano. Nel 1930 ispettore, con la formula d'impiego provvisorio, presso la Soprintendenza di Ancona, partecipò alla catalogazione del patrimonio artistico provinciale, avviata da L. Serra: iniziativa che cominciava a porre in essere un collegamento tra ricognizione e tutela. Entrato in ruolo, fu alle Soprintendenze di Bari e di Torino e, nominato soprintendente nel 1936, a Trieste, donde promosse il restauro della basilica paleocristiana di Parenzo. Trasferito a Napoli nel 1939, si adoperò per la salvaguardia del patrimonio artistico della città negli anni di guerra. Tra il 1951 e il 1957 ricostituì la Galleria Nazionale nel settecentesco Palazzo reale di Capodimonte e, per i criteri adottati e le soluzioni innovative, ottenne largo consenso, anche all'estero.
Direttore generale delle Antichità e Belle Arti nel 1960 e fino al 1970, condivise il merito di idee e provvedimenti che aggiornavano in maniera sostanziale la politica di tutela e valorizzazione del patrimonio storico, culturale e ambientale, considerato bene comune e permanente. Fatti rilevanti nella sua attività di responsabile dell'amministrazione statale sono: l'istituzione (l. 26 aprile 1964 n. 310) di una Commissione d'indagine sulle condizioni, la tutela e la valorizzazione dei beni culturali (la cosiddetta Commissione Franceschini), su proposta del ministro della Pubblica Istruzione; l'acquisto, nel 1966, del complesso monumentale di San Michele a Ripa, a Roma, futura sede dell'Ufficio centrale dei beni artistici e dell'Ufficio centrale del restauro; l'impegno per il restauro di edifici e opere d'arte danneggiati nell'alluvione del novembre 1966 a Firenze; la condivisione della campagna mondiale d'interventi, promossa dall'UNESCO per Venezia. Tenne corsi di Restauro dei monumenti e di Storia dell'arte nell'università di Napoli, e di Museologia a Pisa. Segretario generale dell'Istituto accademico di Roma dal 1972 al 1977, è stato presidente dell'Istituto di studi verdiani dal 1970 al 1985 e della Pontificia Accademia dei Virtuosi al Pantheon dal 1978 al 1985. Gli è stato intitolato un premio riservato a collaboratori eminenti delle opere pubblicate dall'Istituto della Enciclopedia Italiana.
Tra i suoi scritti: Gentile da Fabriano (1928; 19342); Guida artistica di Fabriano (1936; 19682; 19903); La basilica eufrasiana di Parenzo (1940); Musei e opere d'arte di Napoli attraverso la guerra (1948); Il Museo di Capodimonte (1961); Firenze salvata (1970); Palazzo Labia, oggi (1970).