ZEVI, Bruno
(App. III, II, p. 1146)
Architetto, storico e critico italiano dell'architettura. Ha insegnato nella facoltà di Architettura dell'università di Roma ''La Sapienza'' fino al 1979, e fino al 1968 fu segretario generale dell'Istituto Nazionale di Urbanistica (INU). Nel 1970 diresse l'Istituto di critica operativa dell'architettura dell'università di Roma. Nel 1978 fu eletto presidente del Comitato Internazionale dei Critici d'Architettura (CICA). Dal 1955 è titolare della rubrica di architettura del settimanale L'Espresso. Nel 1987 fu eletto deputato per il Partito radicale, di cui è stato presidente dal 1988 al 1992, anno in cui venne eletto presidente d'onore.
Dal secondo dopoguerra la sua opera è stata tesa a produrre una svolta radicale nella cultura architettonica italiana, segnando il tramonto dell'epoca monumentalista e razionalclassicista e sostituendola con l'impegno spaziale e volumetrico organico, che era presente in Europa sin dal Medioevo ma che nel 20° secolo era stato esaltato dal genio di F. L. Wright. L'idea che l'architettura nasca dagli spazi interni, dinamicamente vissuti, e cresca nelle volumetrie articolate sul territorio, ha portato Z. a giudicare inaccettabili le teorizzazioni aprioristiche di serialità, armonia e proporzione in quanto condizionano e deformano i rapporti tra contenuti ed espressioni. Le sette invarianti de Il linguaggio moderno dell'architettura (1973) recepiscono le nuove acquisizioni comunicative e forniscono la chiave per attuare un'incisiva trasformazione culturale. Esse sono: elenco come metodologia progettuale; asimmetria e dissonanza; tridimensionalità antiprospettica; sintassi della scomposizione quadridimensionale; strutture in aggetto gusci e membrane; temporalità dello spazio; reintegrazione edificio-città-paesaggio.
Tra i numerosi scritti successivi agli anni Sessanta, vanno ricordati: Erich Mendelsohn: opera completa (1970); Spazi dell'architettura moderna (1973); Frank Lloyd Wright (1979); Giuseppe Terragni (1980); Pretesti di critica architettonica (1983); Zevi su Zevi, architettura come profezia (1993); Linguaggi dell'architettura contemporanea (1993); Controstoria dell'architettura in Italia (1995). Vanno menzionate infine le due collane da lui curate "Universale di architettura" (1978-85) e "Comunicare l'architettura" (1978-81).
Tra le maggiori opere progettate da Z. come consulente critico si possono ricordare: Palazzina in via Pisanelli, Roma (1950); Piano regolatore di Perugia (1954); Progetto per il Ponte Garibaldi, Roma (1955); Stazione ferroviaria di Napoli (1955); Biblioteca Luigi Einaudi a Dogliani (1963); Padiglione italiano all'Expò di Montreal (1967); studi per l'''asse attrezzato'' a Roma (1975); studi per Firenze 2000 (1988) .
Bibl.: Bruno Zevi on modern architecture, a cura di A.O. Dean, New York 1983; R. De Fusco, Storia dell'architettura contemporanea, Roma-Bari 1985; M. Tafuri, Storia dell'architettura italiana 1944-1985, Torino 1986.