brutto
. Ha il valore opposto di ‛ bello ', in If XXXIV 34 S'el [Lucifero] fu sì bel com'elli è ora brutto. Con estensione di significato è detto delle Arpie, che, oltre a essere deformi, sono " fetide e puzzolenti " (Lana). " Brutte son esse chiamate, non in considerazione della lor bruttezza, ma della bruttura onde son sozze... [l'epiteto] è reminiscenza del racconto e dei tocchi virgiliani " (D'Ovidio, Nuovi studi danteschi..., p. 183, citato da Casini-Barbi); " sozze " interpretano anche, tra altri, Porena, Chimenz, Sapegno, Angelini (Lect.. Scaligera I 430): " brutte... perché bruttano, sporcano. I due versi che seguono... ricordano bene la ‛ brutture ' che esse han fatto sulle mense dei Troiani ". Ancora nel senso di " sudicio ", " lordo ", l'aggettivo, con valore di participio (cfr. BRUTTARE), è riferito a Filippo Argenti perché è tutto coperto di fango: ma tu chi se', che sì se' fatto brutto ? (If VIII 35); e il concetto è ribadito con un sinonimo al v. 30 ch'i' ti conosco, ancor sie lordo tutto. Così anche in If XVIII 119, dove Alessio Interminei, che sconta la sua pena nello sterco della seconda bolgia, chiede a D.: Perché se' tu sì gordo / di riguardar più me che li altri brutti?
In Pg XIV 43 Tra brutti porci... / [l'Arno] dirizza prima il suo povero calle, l'aggettivo è riferito ai Casentinesi, con particolare allusione ai conti Guidi, " comites Guidones, quos appellant porcos propter foedam luxuriam " (Benvenuto; così anche il Buti, il Landino e altri; ma l'appellativo porci potrebbe avere anche altra origine: v. CASENTINESI).
In senso figurato, col valore di " spregevole ", in Pd XXII 84 ché quantunque la Chiesa guarda, tutto / è de la gente che per Dio dimanda; / non di parenti né d'altro più brutto, " puta meretricium, canum, avium et similium " (Benvenuto).