BUBON (Βουβών)
Città situata 140 km a SO di Burdur e 25 km a S di Kibyra (Gölhisar) nell'antica regione della Kabalis (Licia settentrionale), nell'alta valle dell'Indos (Horzum Çayi). A partire dalla metà del XIX sec. le sue iscrizioni furono trascritte e pubblicate. Dall'inizio degli anni Sessanta B. è stata completamente devastata dagli scavi clandestini, cosicché oggi sono rimasti soltanto ammassi di macerie e fosse. Dell'antica città si sono salvati pochi resti murarî, alcuni gradini del teatro, qualche elemento architettonico e iscrizioni sparse.
Della storia di B. sappiamo poco. Nel corso di una guerra, avvenuta probabilmente intorno al 190 a.C., doveva essere alleata di Arexa (Bulletin épigraphique, in REG, lxiii, 1950, pp. 185, 197). Il figlio del tiranno Moagete ristabilì la democrazia tra il 145 e il 140 a.C. (Diod. Sic., XXXIII, 52). B. appartiene insieme a Oinoanda e Balbura alla tetrapoli della Cibiratide, fondata da Lucio Licinio Murena durante la prima guerra mitridatica. Successivamente B. divenne parte della Licia insieme agli altri centri della tetrapoli (Strab., XIII, 631). Soltanto sotto Claudio, nell'anno 43, la Licia divenne provincia romana (Dio Cass., lX, 17, 3; Suet., Claud., 25, 3). Secondo un'iscrizione presente nel teatro, l'imperatore Commodo confermò un decreto della lega licia che conferiva a B. il diritto di avere tre voti anziché due, per premiare l'azione vittoriosa dei suoi abitanti contro i barbari. Così essa venne messa sullo stesso livello di Xanthos, Patara e delle altre città al primo posto tra i membri della lega. Alla fine del II sec. e agli inizî del III, gli attacchi di predatori crearono notevoli difficoltà, in particolare nelle zone più isolate dell'Asia Minore. Per quanto lo stato romano avesse provveduto alla costruzione di postazioni di guardia per tenerli sotto controllo, la difesa venne lasciata essenzialmente alle singole città. Gli abitanti di B. sembra che abbiano organizzato una vera e propria campagna militare.
Le rovine, piuttosto modeste, dell'abitato sono diventate famose in seguito all'identificazione da parte di J. Inan, di B. come il luogo di ritrovamento di una serie di grandi bronzi apparsi improvvisamente in America nel 1967. Le statue, in parte più grandi del vero, rappresentano imperatori, in nudità eroica, con l'eccezione di una, vestita di chitone e himàtion. L'ipotesi più probabile è che le statue fossero collocate in un Sebastèion o Augustèion. Le opinioni divergono invece sulla localizzazione di tale Sebastèion. E stato inizialmente proposto come luogo di ritrovamento l'antico centro di Kremna in Pisidia; ma si è potuto stabilire con sicurezza che i grandi bronzi provengono dallo stesso luogo nel quale fu trovato un torso bronzeo conservato nel museo di Burdur, ovvero nella Cibiratide. La discussione circa il luogo del ritrovamento è tuttavia ancora viva. Secondo una fantasiosa ipotesi di Arielle P. Kozloff, i grandi bronzi dovevano essere originariamente situati in un'altra città che sarebbe stata depredata nel III sec.: le statue imperiali sarebbero state quindi fatte a pezzi e gli abitanti avrebbero portato i singoli frammenti a B. per conservarli. E questa, tuttavia, una teoria priva di riscontri storici. Nel luglio 1990 sono ripresi gli scavi (J. Inan> A. Öztürk, A. Harmankaye) e, grazie ai recenti risultati, è possibile dare una nuova, corretta interpretazione della pianta, dell'architettura, dello sviluppo storico e delle sculture del Sebastèion. A proposito di queste ultime si è potuto stabilire che alcune statue, torsi, teste e frammenti, in genere di grandezza maggiore del vero, sono sparsi in diverse nazioni e persino continenti, in seguito ai furti di scavatori clandestini e al commercio di antichità. In un disegno è stata proposta la ricomposizione di un gruppo di statue del Sebastèion, inserendo anche quelle parti illegalmente esportate. Dalle iscrizioni risulta che il Sebastèion è stato costruito sotto Nerone e l'ultimo imperatore a esservi venerato fu Valeriano il Giovane.
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