BUCCI
Famiglia di ceramisti oriundi di Faenza, dove tenne diversi stabilimenti nel corso del sec. XIX per la produzione di stovigliame d'uso. Un primo, presso la chiesa di S. Lucia, acquistato da Pietro Prati verso il 1825 e dopo un venticinquennio ceduto a Gian Battista Camangi; un secondo in via Naviglio, chiuso nel 1836; un terzo presso porta Imolese, nel fabbricato detto l'Omnibus di fronte all'Ospedale, acquistato da certo Missiroli e chiuso nel 1845.
Due membri della famiglia, Tommaso di Sante e il cugino Giovanni di Antonio, nel 1835, acquistarono a Imola il languente stabilimento della famiglia Zambrini. Deceduto Tommaso nello stesso anno, nella società e nella direzione gli successe il figlio Sante il quale, l'anno 1847, chiedeva al comune l'esenzione dai dazi sulle materie prime e, ampliando il fabbricato, istituì una sezione artistica dove chiamò a lavorare artisti quali Angelo Minghetti, Gaetano Lodi, Angiolino Sangiorgi, un Bianchini e altri.
Avendo lo stabilimento raggiunto i 50 operai, l'anno seguente, 1848, Sante si associò i due figli Angelo e Giuseppe. Deceduto Sante l'anno 1860, i due figli assunsero la direzione dello stabilimento e la tennero sino al 1868. Per tre anni, sino al 1871, Angelo la condusse da solo, ma in seguito a discordie con i dipendenti, la cedette al fratello Giuseppe (morto nel 1879) che nel 1874, ispirandosi all'idea mazziniana, fondò una cooperativa fra gli operai e la diresse dalla fondazione fino al 1877.
Bibl.: C. Malagola, Mem. stor. sulle maioliche di Faenza, Bologna 1880, pp. 215, 217; G. Corona, Italia ceramica, Milano 1885, pp. 92 ss.; R. Galli, L'arte della ceramica in Imola, Imola 1928, pp. 23 ss.; A. Minghetti, Ceramisti, Milano 1939, pp. 87 s.; G. Liverani, La ceramica in Imola, in Studi romagnoli, VI (1955), pp. 86 ss., e in Faenza, XLII (1956), p. 7.