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buccia

di Federigo Tollemache - Enciclopedia Dantesca (1970)
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buccia

Federigo Tollemache

. La parola ricorre due volte, sempre accompagnata dall'attributo strema, in senso traslato.

In lf XIX 29 Qual suole il fiammeggiar de le cose unte / muoversi pur su per la strema buccia, / tal era lì dai calcagni a le punte, l'espressione significa " la superficie esterna ". L'immagine, frutto di un'osservazione attenta della realtà, viene applicata alla fiamma che arde i piedi dei simoniaci senza consumarli. In Pg XXIII 25 Non credo che così a buccia strema / Erisittone fosse fatto secco, / per digiunar, quando più n'ebbe tema, l'espressione va unita a secco, e si riferisce alla pelle di Eresitone, mentre il paragone mitologico esprime con esattezza e in modo drammatico le condizioni della turba delle anime dei golosi, ciascuna delle quali era tanto scema / che da l'ossa la pelle s'informava (vv. 23-24). Il vocabolo in questo significato traslato compare anche, tra l'altro, in un sonetto dell' " Amico di Dante " Deh, che ho detto di tornare 8 " non tornerebbe verso di me, se 'n pria la buccia e l'ossa / non fossen una cosa senza carne ".

Vocabolario
bùccia
buccia bùccia s. f. [etimo incerto] (pl. -ce). – 1. Corteccia delle piante, quand’è ancora molle: innestare a buccia. 2. Nel frutto, involucro più o meno consistente, variamente colorato, che riveste e protegge i tessuti sottostanti; può...
bùccio¹
buccio1 bùccio1 s. m. [variante di buccia], tosc., non com. – Buccia, anche nel senso di pelle: si afflisse sì che quasi non gli era rimaso se non il b. e l’osso (Cavalca). Nel linguaggio dei pellicciai, la faccia esterna delle pelli, dove...
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