buccia
. La parola ricorre due volte, sempre accompagnata dall'attributo strema, in senso traslato.
In lf XIX 29 Qual suole il fiammeggiar de le cose unte / muoversi pur su per la strema buccia, / tal era lì dai calcagni a le punte, l'espressione significa " la superficie esterna ". L'immagine, frutto di un'osservazione attenta della realtà, viene applicata alla fiamma che arde i piedi dei simoniaci senza consumarli. In Pg XXIII 25 Non credo che così a buccia strema / Erisittone fosse fatto secco, / per digiunar, quando più n'ebbe tema, l'espressione va unita a secco, e si riferisce alla pelle di Eresitone, mentre il paragone mitologico esprime con esattezza e in modo drammatico le condizioni della turba delle anime dei golosi, ciascuna delle quali era tanto scema / che da l'ossa la pelle s'informava (vv. 23-24). Il vocabolo in questo significato traslato compare anche, tra l'altro, in un sonetto dell' " Amico di Dante " Deh, che ho detto di tornare 8 " non tornerebbe verso di me, se 'n pria la buccia e l'ossa / non fossen una cosa senza carne ".