BECCARI, Buccio
Appartenente all'antica famiglia ghibellina orvietana dei Beccari, nacque da Nino, presumibilmente nella seconda metà del sec. XIII. Nulla si sa della sua primitiva attività: già il 15 luglio 1311 aveva lasciato Orvieto e in quella data, in una lettera di Clemente V, che assegnava al figlio minorenne del B., Vanne, un canonicato e prebende in Orvieto, egli era menzionato quale "domicellus et familiaris" del cardinale Niccolò Albertini da Prato.
Questi non nascondeva le sue simpatie filo-imperiali; già il 19 giugno 1311 aveva ricevuto istruzioni dal papa per presenziare all'incoronazione di Enrico di Lussemburgo. Fu proprio il cardinale Niccolò che unse l'imperatore a S. Giovanni in Laterano il 29 giugno 1312.
L'incarico del B. presso la "corte" di Niccolò dovrebbe avergli permesso di entrare in contatto con Enrico e di fungere quale principale intermediario tra lui e i ghibellini orvietani. Le fonti di parte imperiale non confermano che il B. fosse anche al servizio di Enrico VII, ma i cronisti orvietani che lo affermano (uno giunge a dire che il B. era "hostiarius" dell'imperatore) possono avere ragione. Nel 1313 il B. si recò ad Orvieto e concertò insieme con i ghibellini orvietani un piano per una sollevazione che avrebbe dovuto consegnare la città ad Enrico in quello stesso anno e permettere così a lui e ai ghibellini di assumere il potere nel Comune. I ghibellini orvietani erano così sicuri del successo dell'impresa che rifiutarono l'offerta dei concittadini guelfi di prendere il potere a condizione di non far entrare l'imperatore in città. La sollevazione, progettata in modo da coincidere con l'avvicinarsi dell'esercito di Enrico diretto a sud, attraverso la Toscana, scoppiò il 16 ag. 1313. Lo stesso B. vi partecipò e i ghibellini di Orvieto ricevettero un notevole appoggio dai ghibellini delle altre zone, comandati da Bindo de' Baschi. Il 20 agosto la causa dei ghibellini sembrava aver ottenuto pieno successo, ma i guelfi, ricevuti rinforzi da Perugia, riuscirono a sconfiggerli definitivamente e a cacciarli dalla città. Il B. rimase sul terreno, tra i morti. La sua salma fu sepolta nella chiesa di S. Francesco in Orvieto.
Fonti e Bibl.: Regestum Clementis papae V, VI, Romae 1887, n. 7432; Ephemerides Urbevetanae, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XV, 5, a cura di L. Fumi, pp. 186-188, 351 s.; G. Pardi, Comune e Signoria a Orvieto, Todi s. d., pp. 39 5.; D. Waley, Mediaeval Orvieto, Cambridge1952, pp. 90-92.