Vedi BUCRANIO dell'anno: 1959 - 1994
BUCRANIO (v. vol. II, p. 211)
Rappresentazione decorativa e simbolica del cranio di bue, in visione frontale, diffusa nell'arte greca e romana, da non confondere con la testa di bue (v. bucefalio).
Il b. si ricollega all'usanza greca tramandata da Teofrasto (Char., 21,7) e testimoniata dalla pittura vascolare, consistente nell'appendere all'esterno dei templi parti dei crani degli animali sacrificati, comprese le corna. Dalla testa dell'animale venivano eliminate le parti molli, la mandibola inferiore e gran parte di quella superiore, cosicché restavano soltanto le corna e l'osso frontale dalla caratteristica sagoma approssimativamente triangolare e che talvolta poteva conservare brani di pelle.
La rappresentazione del b. a scopo decorativo è attestata in vasi del IV sec. a.C. e nella pittura murale della tomba di Kazanlăk (300 a.C. circa); si può, quindi, supporre il suo impiego nella stessa epoca anche in decorazioni architettoniche. In tale ambito, i più antichi esempi sono testimoniati nei propilei settentrionali di Epidauro (inizi del III sec. a.C.), dalle lastre della balaustrata dell’Arsinoèion di Samotracia (tra il 289 ed il 281 a.C.) e nel Ptolemàion (tra il 285 e il 247 a.C.), nella stessa località. Nel I sec. a.C. il b. è diffuso anche in Italia.
Nel III sec. a.C. il b. acquista particolare importanza come elemento decorativo nell'ambito di fregi con ghirlanda. In questa forma si incontra, p.es., nell’Arsinoèion di Samotracia, nel Tempio di Demetra (tra il 283 e il 263 a.C.) e, grosso modo nella stessa epoca, nel Tempio di Asclepio a Pergamo, sulla base di Atenagora a Histria (prima metà del III sec. a.C.), sul monumento di Prusia a Delfi (c.a 180 a.C.), nell'edificio funerario di Bibulus a Roma (intorno alla metà del I sec. a.C.) e su altari, basi e puteali microasiatici, egei insulari e italici. Occasionalmente si incontra in altre arti, p.es. la toreutica (supporti di incensieri da Taranto).
Una variante del b. ellenistico ebbe origine in Italia: in essa è rappresentato l'arrotondato osso intermascellare a forma di cucchiaio, assente nei tipi precedenti. La si riconosce chiaramente in un'ara circolare ad Amelia (prima metà del I sec. a.C.) e nell'ara di Manlius (20 a.C. circa). Le più note raffigurazioni di questa variante più recente si identificano con i b. dell'ara Pacis (v. vol. I, p. 524, fig. 705) e del sarcofago Caffarelli (v. vol. VII, p. 12, fig. 14). A partire dall'età augustea, essa ebbe una notevole diffusione in fregi, con ghirlande o meno, fin quasi a soppiantare il tipo più antico. In epoca flavia il b. perse importanza e nel II sec. d.C. fu impiegato di rado.
Bibl.: C. Börker, Bukranion und Bukephalion, in AA, 1975, p. 244 ss.; G. Bordenache Battaglia, Bucrani stilizzati a triangolo e arredi sacri su fregi votivi di età ellenistica, in StClas, XXV, 1988, pp. 23-33 (l'origine del b. triangolare è ricondotta a modelli metallici, ma l'ipotesi non è convincente). - B. raffigurati su vasi: J. D. Beazley, Al Mina, Sueidia, in JHS, LIX, 1939, p. 37 s.; J. Charlton, A Beotian Bell-Krater in Rochdale, in AJA, LV, 1951, pp. 336-339. - Β. in altre decorazioni: F. Courby, Sanctuaire d'Apollon: La Terrasse du Temple (Fouilles de Delphes, II), Parigi 1915-1927, p. 262 ss., fig. 206 s.; P. Wuilleumier, Tarente des origines à la conquête romaine, Parigi 1939) Ρ· 353 ss., tav. XXII,2; J. D. Beazley, art. cit., p. 36 s.; A. Vassiliev, Das antike Grabmal bei Kazanläk, Sofia 1959, p. 31 s., tav. XI s.; G. Roux, L'architecture de l'Argolide, Parigi 1961, p. 270 ss., tav. LXXIX,I; H. Gabelmann, Der Sarkophag der Peducaea Hilara in Moderia, in MarbWPr, 1966, p. 40 ss.; O. Ziegenaus, G. De Luca, Das Asklepieion (Altertümer von Pergamon, XI, 1), Berlino 1968, p. 79, tav. XXXIV, b-d; G. Daltrop, Ein Rundgrab bei Vicovaro, in RendPontAcc, XLI, 1968-1969, p. 133 ss.; G. Bordenache Battaglia, Sculture greche e romane del Museo Nazionale di Antichità di Bucarest, I, Bucarest 1969, p. 278 s., n. 278 (con ulteriori esempi da Histria); H. Blank, Eine Rundara in Amelia, in RM, LXXVI, 1969, p. 174 ss., tav. LIX; P. M. Fraser, Rhodian Funerary Monuments, Oxford 1977, passim; H. Brandenburg, Der Beginn der stadtrömischen Sarkophag-produktion der Kaiserzeit, in Jdl, XCIII, 1978, p. 304 ss.; C. H. Bohtz, Das Demeter-Heiligtum (Altertümer von Pergamon, XIII), Berlino 1981, p. 41 ss.; H. von Hesberg, Girlandenschmuck der republikanischen Zeit in Mittelitalien, in RM, LXXXVIII, 1981, p. 201 ss.; D. Berges, Hellenistische Rundaltäre Kleinasiens, Friburgo 1986, p. 41 ss. e passim; F. Sinn, Stadtrömischen Marmorumen, Magonza 1987, pp. 23 s., 33 e passim.