Schulberg, Budd
Romanziere e sceneggiatore statunitense, nato a New York il 27 marzo 1914. Attento osservatore della realtà sociale e delle dinamiche personali, sia nelle sue opere letterarie sia nelle sceneggiature ha saputo cogliere i conflitti tra l'individuo e la società, ritraendo un'America dilaniata dalle contraddizioni, in cui emerge il malessere implicito nel sogno americano. Autore di grande esperienza nella costruzione narrativa, ha vinto nel 1955 l'Oscar per la migliore sceneggiatura, basata su un suo soggetto, con On the waterfront (1954; Fronte del porto) di Elia Kazan.
Figlio del produttore e manager della Famous Players-Lasky Corporation (poi divenuta Paramount Pictures), Benjamin Percival Schulberg, S. si trasferì con la famiglia sulla costa occidentale, concludendo la sua formazione con la laurea al Dartmouth College (New Hampshire) nel 1936. Tornato a Hollywood, iniziò a lavorare nel cinema come sceneggiatore. Nonostante l'infelice esordio con Little orphan Annie (1938), melodramma giovanile diretto da Ben Holmes, il successivo impegno lo portò a collaborare con Francis S. Fitzgerald, che non comparve poi nei credits, in Winter carnival (1939; La reginetta delle nevi) di Charles F. Reisner, una romantica commedia ambientata nel mondo universitario. A Fitzgerald nel 1950 S. avrebbe dedicato il romanzo The disenchanted, in cui, tra realtà e finzione, rievoca il loro complesso rapporto. Nel 1941, da un suo soggetto, Dorothy Parker e Alan Campbell trassero la sceneggiatura di Weekend for three di Irving Reis.
Durante il secondo conflitto mondiale si arruolò nell'esercito, prendendo parte all'unità speciale di John Ford per il quale scrisse il soggetto del documentario December 7th (7 dicembre) realizzato nel 1943 dallo stesso regista e premiato l'anno successivo con l' Oscar per il migliore documentario breve. Ancora nel 1943 collaborò al film Government girl (Se non ci fossimo noi donne) di Dudley Nichols e a City without men (Città senza uomini) di Sidney Salkow. Al termine della guerra partecipò alla realizzazione di The nazi plan (1945) di George Stevens, raccolta di materiale documentario per il processo di Norimberga. Dopo il suo primo romanzo, What makes Sammy run? (1941), feroce satira della realtà dorata e corrotta di Hollywood, il suo impegno civile e la sua capacità di esplorare la complessità dell'essere umano emersero nel romanzo successivo, The harder they fall (1947), una documentata e spietata cronaca sul mondo della boxe. Da questo romanzo Philip Yordan trasse la sceneggiatura del film dal titolo omonimo (1956; Il colosso d'argilla) di Mark Robson, interpretato da Humphrey Bogart, in cui all'atmosfera di desolazione e di sconfitta che circonda i personaggi viene contrapposta la loro grande umanità.
Convocato dall'HUAC (House Un-American Activities Committee) anche per testimoniare sulla sua esperienza nel partito comunista, al quale era stato iscritto dal 1937 al 1939 circa, divenne un testimone collaborativo. Riprese così a lavorare nel cinema scrivendo la sceneggiatura di due importanti film di Kazan: On the waterfront e A face in the crowd (1957; Un volto nella folla). Nel primo, in cui sullo sfondo della grande città è rappresentata una comunità divisa, dominata dalla paura e dalla corruzione, S. mostra l'individuo in lotta contro un sistema di soprusi ed evidenzia il senso di tragedia incombente e di redenzione finale. Con A face in the crowd, basato anche questo su un suo soggetto, S. mette a nudo le contraddizioni del sogno americano e della società moderna dominata dai falsi miti, ripercorrendo l'esistenza di Lonesome Rhodes (Andy Griffith), un cantante folk che, accecato dalle lusinghe del mondo dello spettacolo, ne subisce il fascino malato prima di venire travolto dai suoi inesorabili meccanismi.
Tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi dei Cinquanta, S. aveva scritto alcuni episodi delle serie televisive The Philco television playhouse e Pulitzer prize playhouse. Abbandonata l'attività cinematografica (dopo aver scritto la sceneggiatura di Wind across the everglades, 1958, Il paradiso dei barbari, di cui seguì anche il montaggio dopo l'allontanamento dal set del regista Nicholas Ray), dagli anni Sessanta si dedicò nuovamente alla televisione. Nel 1981 è stata pubblicata l'autobiografia Moving pictures, memories of a Hollywood prince, nella quale S. ripercorre gli anni della sua infanzia trascorsi nella mecca del cinema nel periodo del suo massimo splendore.
N. Beck, Budd Schulberg: a bio-bibliography, Lanham 2001.