BUDDHISMO
(VIII, p. 36; App. IV, I, p. 320)
La vitalità del b. contemporaneo, sia sul piano della ricerca scientifica, sempre più rigorosa e documentata (A. Bareau, H. Bechert, A. W. P. Gurugé, H. Nakamura, G. Tucci), sia sul piano della pratica confessionale, costituisce una realtà tra le più interessanti. Il b. vivifica la sua presenza ricorrendo a nuove forme di un apostolato pieno di slancio, che propone una sua risposta alla crescente ansia ''occidentale'' di sperimentare il cammino di nuove vie spirituali e religiose. L'ininterrotta attività scientifica svolta da istituzioni quali la Pāli Text Society, la Buddhist Society, l'American Buddhist Academy, la Mahābodhi Society, Les Amis du Bouddhisme, il ramificarsi in sedi diverse di questa o quella scuola e il conseguente moltiplicarsi dei centri di studio e di meditazione, la creazione di monasteri e l'instaurarsi di nuove comunità religiose, e infine il progressivo incremento delle ricerche scientifiche intraprese in molte università sono testimonianza eloquente della fresca vitalità della dottrina del Buddha e della crescente validità degli studi buddhisti. Sono, anche, espressione di quella forza intima del b. grazie alla quale esso ha potuto superare la crisi determinata dal confronto dei suoi insegnamenti con il pensiero occidentale, dalla realtà di tanti sconvolgenti avvenimenti storici, dagli interrogativi che il travolgente rinnovamento di istituzioni e di tradizioni culturali, religiose, sociali, politiche hanno fatto nascere nel nostro tempo.
Ma, quasi paradossalmente, è stata proprio questa esigenza di rinnovamento a far sentire più forte la necessità di un ritorno all'antico, alla limpida essenzialità del primitivo insegnamento etico. Sul piano pratico, il progressivo affermarsi delle associazioni buddhiste ha evidenziato la necessità di dare vita a incontri sistematici, di organizzare veri e propri congressi tra i seguaci delle diverse scuole, per raffrontare posizioni diverse, per cercare un punto costruttivo di convergenza su temi inerenti la pratica spirituale e la sua integrazione nel quotidiano.
Al primo di detti congressi, organizzato nel settembre del 1933 alla Buddhistische Haus di Berlino, hanno fatto via via séguito quello che la Buddhist Mission (London Buddhist Vihāra) organizzò, l'anno successivo, a Londra, il congresso che si tenne a Parigi nel 1937 con il patrocinio de Les Amis du Bouddhisme, il convegno riunito all'Aja (novembre 1970) dalla Pāli Buddhist Union, e i due successivi convegni di Hannover (maggio 1972) e di Londra (maggio 1974).
In occasione del congresso tenutosi a Parigi-Neuilly nell'ottobre del 1973, alla presenza di duecento delegati provenienti da dieci paesi, si sono gettate le basi per una iniziativa di importanza storica, con la fondazione, a opera di P. Arnold, dell'Union Bouddhiste Européenne (UBE), avvenuta a Parigi il 13 ottobre 1975. Il movimento buddhista europeo ne trasse ovviamente nuovi stimoli e una più intensa spinta organizzativa internazionale, le cui tappe più significative sono segnate da una serie di congressi: quello organizzato a Parigi presso la sede dell'UNESCO sul tema "Il buddhismo per l'Europa di oggi" (giugno 1979); quello dedicato a "L'insegnamento e la pratica del buddhismo in Europa", che si svolse a Torino nel settembre 1984, con la collaborazione del Centro piemontese di Studi sul Medio ed Estremo Oriente (CESMEO); il iii congresso, che ha richiamato a Parigi, nuovamente presso la sede dell'UNESCO (ottobre 1988), cinquecento partecipanti di diciotto paesi, convenuti per assistere ai lavori sul tema "Il buddhismo nella cultura occidentale ai nostri giorni". L'ultimo di questi congressi internazionali è stato organizzato a Budapest nel settembre 1989.
L'attività dei centri buddhisti in Italia, diffusi soprattutto nell'Italia settentrionale e centrale, è intensissima: l'Unione Buddhista Italiana (UBI), fondata il 17 aprile 1985, ne costituisce l'ideale punto di convergenza per quanto attiene alle finalità della ricerca, che è condotta nello spirito di una coesistenza costruttiva di tradizioni diverse. Non pochi di questi centri, quali la Fondazione Maitreya, il Centro di Informazione Buddhista, il Centro Lama Tzong Khapa di Pomaia, il Centro Milarepa di Val della Torre (Torino), si segnalano per l'impegno metodologico dei loro programmi. Due di essi, in particolare, hanno ottenuto larga notorietà anche sul piano internazionale. L'uno, il Centro di Informazione Buddhista fondato a Giaveno (Torino) nel 1974 da S. Bossio e da B. Portigliatti, non solo opera attivamente organizzando mostre d'arte, seminari e conferenze, ma è diventato un vero e proprio punto di riferimento e di incontro tra seguaci di scuole diverse, ed è stato sede della presidenza dell'Unione Buddhista d'Europa nel periodo compreso tra il 1987 e il 1989. L'altro, la Fondazione Maitreya, costituita a Roma da V. Piga nel 1985, è oggi il più autorevole istituto operante in Italia per promuovere la cultura buddhista nella sua totale polivalenza e secondo le diverse tradizioni (theravāda, tibetana, zen), portandola attraverso il dialogo interculturale e interreligioso a un confronto continuo con la cultura occidentale. Ne è espressione ufficiale il periodico Paramitā, fondato nel 1982 dallo stesso Piga.
Paramitā presenta articoli di alto livello scientifico e culturale e annovera tra i suoi collaboratori, passati e presenti, nomi prestigiosi come quelli di G. Tucci, M. Bussagli, C. Pensa: nomi che rappresentano di per sé la garanzia più attendibile di una conduzione parallela e non antagonista con le ricerche che si effettuano in molte università italiane. È chiara dimostrazione dell'importanza scientifica di tali ricerche il fatto che proprio una università italiana, quella di Bologna, sia stata prescelta dall'Associazione Internazionale di studi buddhisti quale sede del suo più recente Congresso Mondiale (8-13 luglio 1985).
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