BUENOS AIRES (A. T., 159)
AIRES Città e porto principale della Repubblica Argentina, capitale della Federazione; per la sua estensione territoriale e per la sua popolazione, è, dopo Parigi, la seconda città del mondo latino, la più importante metropoli dell'America del Sud e il suo più attivo porto commerciale. La città è posta sull'estuario del Río de la Plata, a 155 miglia dallo sbocco di questo nell'Atlantico, e dove l'estuario stesso presenta una larghezza di 35 km. La sua posizione geografica, riferita all'osservatorio, è di 34° 36′ 21″ di lat. S. e 58° 21′ 33″ di long. O.; il suo territorio, tutto pianeggiante, presenta un'altitudine media di 20 m. Mite ne è il clima, paragonabile a quello di Palermo, temperato nell'estate australe dal fresco pampero, e nell'inverno dall'influenza benefica del Plata. La temperatura media annua è di 16°,6; quella del mese più freddo (luglio) di 10°,1; quella del mese più caldo (gennaio) di 23°,1. La quantità media annua delle piogge è di 930 mm.
Per la sua favorevole posizione, al margine di un'immensa regione produttiva e allo sbocco di una rete vastissima di comunicazioni fluviali, la città - sviluppatasi straordinariamente nell'ultimo secolo - è divenuta uno dei maggiori centri urbani del mondo e si avvia a un sempre più promettente avvenire.
La popolazione di Buenos Aires toccò i 10.000 abitanti ai primi del sec. XVIII. Un secolo dopo era quadruplicata, e verso il 1880 si riteneva ascendere a 270.000 ab. Da quest'epoca il movimento ascendente è stato più rapido per l'aflusso sempre crescente della emigrazione europea, d'Italiani particolarmente. Il primo censimento regolare compiuto nel 1887 - dopo l'aggregazione al centro urbano dei due "partidos" adiacenti di Flores e Belgrano - diede 433.335 ab. (404.135 per l'antica città, 25.385 per i territorî aggregati e 3815 di popolazione fluviale): di questi solo 204.700 erano Argentini e 228.635 stranieri, dei quali oltre la metà (138.166) Italiani e il resto Spagnoli (39.562), Francesi (20.031), Uruguayani (11.136), ecc. Un secondo censimento eseguito nel 1894 dava 664.000 ab., saliti a 950.891 nel 1904. Il progresso non si è arrestato nel primo trentennio del secolo, ma anzi si è sempre più accentuato. Nel 1914 la popolazione è risultata di 1.975.814; nel 1926 aveva superato i 2.000.000, e nel 1929 è salita a 2.215.000 ab. Di questi, oltre 600.000 sono da considerarsi Italiani o discendenti d'Italiani. A parte il movimento immigratorio, contribuisce all'aumento della popolazione l'elevata natalità (23,6 per mille) e la scarsa mortalità (13,4 per mille), onde l'aumento vegetativo ascende a 10,2 per mille all'anno, notevolmente superiore alla media dei centri urbani d'Italia.
Il tracciato della città, in forma di scacchiere, comprendeva originariamente 144 cuadras, ognuna di 129 m., separate da 16 rade larghe 10 m. e orientate da E ad O. e da N. a S. Il nucleo originario può esser rappresentato dal luogo ove Garay pose la prima pietra, in corrispondenza delle attuali vie San Martín e Rivadavia all'angolo NO. della Plaza de Mayo. Nel 1887 si contavano 1736 cuadras con 23.804 case e 258 vie, del complessivo sviluppo di 760 km. Con provvedimento edilizio di quell'anno, venne notevolmente ampliata la larghezza delle vie e l'impulso economico e demografico che subì da allora la città la condusse all'attuale estensione e trasformazione. Per giudicare della rapidità degli ampliamenti subiti, basterà avvertire che, nel solo periodo 1887-1895, sorsero 20.000 nuove case, e che in questi ultimi anni dopo la guerra le concessioni annue per nuove costruzioni si aggirarono su di una area di 1 a 2 milioni di mq., raggiungendo i tre milioni nel 1928. Il perimetro attuale della città è di oltre 62 km.; la sua lunghezza media da N. a S. di 18 km., e di 25 km. la larghezza da E. ad O. In quest'area son compresi i sobborghi di La Boca, Barrancas al Norte, Flores; Villa Mazzini, Vélez Sarsfield, Belgrano, Núñez, Villa Catalina, Villa Devoto, Saavedra; ma la vera città si estende come si è detto, sempre più; e i suoi adoquines - speciale pavimentazione in legno introdotta poi anche in Europa - tendono ognora a conquistare il campo che la circonda. Le principali arterie cittadine rimangono sempre l'Avenìda de Mayo, la quale divide in due la metropoli, la lunghissima Calle Rivadavia, ad essa parallela, e le vie San Martín, Florida, Cangallo, Bartolomé Mitre, ove sono accentrate le banche e il movimento degli affari. Attraverso la rete originaria a scacchiera, furono di recente aperte grandi diagonali che s'irradieranno verso la periferia: fra queste la Roque Sáenz Peña, sulla quale, come nell'aristocraticissima Florida, si allineano i negozî più sontuosi. Numerose e vaste piazze alberate rompono la monotonia delle vie tutte egu̇ali e tutte diritte. Grandioso il parco di Palermo, esteso 340 ettari con annesso ricco giardino zoologico, e il famoso Rosedal, convegno e luogo di ritrovo preferito: numerosi gli ippodromi, anche non lontani dal centro.
Pur non possedendo caratteristiche architettoniche d'impronta prettamente locale - predomina lo stile francese del sec. XVIII per la classe borghese, il patio spagnolo e il conventillo (cortile ove si aprono numerose stanze in ognuna delle quali alberga spesso un'intera famiglia) per le classi povere - numerosi sono gli edifici imponenti: tali il Palacio del Congreso, la Cattedrale, enorme costruzione di oltre 100 m. di lunghezza, il Palacio de Aguas Corrientes e alcuni nuovi grattacieli di 25 piani, sedi di grandi magazzini commerciali, le sedi di centri sociali argentini e stranieri veramente sontuose (Jockey Club, Circolo Italiano, Club del Progreso, ecc.), teatri fra i principali del mondo (Colón, Opera, Politeama Argentino. ecc.), chiese delle principali confessioni religiose numerosi ospedali (24, di cui 12 municipali e 12 nazionali: eccellente quello italiano), stabilimenti di beneficenza e sanitarî, cimiteri monumentali (Recoleta, Chacarita), ecc. Cospicui e ricchi monumenti, taluni dei quali anche di vero pregio artistico e opere per lo più di artisti italiani, ornano quasi tutte le piazze della città e testimoniano la riconoscenza che i bonearensi serbano a coloro che ben meritarono della patria. Da ricordarsi il grande monumento-mausoleo che raccoglie le spoglie del generale Manuel Belgrano (italiano d'origine), opera dello Ximenes, che fronteggia la chiesa di San Domenico; il monumento al generale San Martín, nella piazza omonima; quello a Bartolomé Mitre, dovuto agl'italiani Calandra e Rubino, eretto nel 1927; quello al gen. Lavalle, ecc., e, fra i varî monumenti che le collettività straniere donarono alla città in occasione del centenario della proclamata indipendenza (1910), quello a Cristoforo Colombo, opera di Arnaldo Zocchi, e quello a Garibaldi, opera del Maccagnani, eretto in Plaza Italia nel 1904, offerti dalle colletività italiane residenti a Buenos Aires.
Come capitale federale, la città ha un proprio ordinamento amministrativo, che - salvo poche modificazioni - è quello stesso creato con la legge organica che seguì la proclamazione di Buenos Aires a capitale: un intendente municipale, nominato dal presidente della repubblica, con ampie attribuzioni specialmente in materia edilizia e finanziaria, vi rappresenta il potere esecutivo, assistito da un consiglio deliberante che rappresenta il legislativo. Bene organizzati sono i servizî pubblici: le comunicazioni sono assicurate da una rete ferroviaría, che nella cerchia cittadina si estende per oltre 21 km.; da quattro reti tranviarie per lo sviluppo di ben 844 km. (di cui 13 sotterranei) e da 134.193 apparecchi telefonici. L'approvvigionamento idrico è ottenuto con la filtrazione delle acque del Río de la Plata attraverso le terre basse della Recoleta e innalzato a vasti serbatoi di dove viene distribuito per mezzo di un'estesissima condottura. Una vasta rete di fogne provvede a raccogliere le acque luride, le quali vanno a scaricarsi nel Río de la Plata, dopo aver sottopassato in sifone il Riachuelo. L'illuminazione pubblica, veramente sfarzosa, è ormai quasi completamente ottenuta con lampade elettriche: il servizio è disimpegnato da grandi compagnie, una delle quali, la Italo-Argentina di elettricità, utilizza per la produziorie di energia elettrica il petrolio nazionale di Commodoro Rivadavia. Moderni i servizî di polizia.
L'istruzione conta un gran numero di stabilimenti, allogati in ottimi moderni locali, largamente dotati di laboratorî, di gabinetti, di biblioteche. L'universita, creata nel 1822 con le sue 6 facoltà di giurisprudenza e scienze sociali, di medicina, di scienze fisiche, matematiche e naturali, di scienze economiche, di filosofia e lettere, e di agronomia e veterinaria, con 335 professori titolari e 385 supplenti o incaricati, contava nel 1929 ben 10.715 studenti. L'istruzione media è impartita dalle scuole di stato e da quelle private pareggiate e da scuole libere di cultura; da collegi nazionali frequentatissimi, alcuni dei quali dipendenti dall'università; da istituti magistrali maschili e femminili, ecc. Un nuovo tipo di scuole di carattere tecnico-professionale pratico è stato ora creato per i giovanetti che hanno compiuto le scuole elementari: se ne contano in città 30 con 10.300 alunni. Per l'istruzione elementare obbligatoria e gratuita vi sono 446 scuole con 9167 maestri e 229.441 alunni: a queste vanno aggiunte 133 scuole per adulti con 1639 insegnanti e quasi 18.000 allievi.
La maggiore delle biblioteche è la Nacional, fondata nel 1810, con circa 400.000 volumi e 10.000 mss. L'universitaria è suddivisa per facoltà e non ha notevole importanza. Buona quella del Congreso nacional, di recente fondazione. Divulgative sono la biblioteca del municipio e l'operaia (Biblioteca obrera). A Buenos Aires esiste pure la centrale per lo scambio internazionale (Oficina de canje internacional de publicaciones) e l'organo bibliografico dell'Argentina (Oficina bibliográfica nacional).
Si annoverano in Buenos Aires 14 musei, fra i quali il più considerevole e reputato è il Museo Nacional de Historia Natural, intitolato a B. Rivadavia che lo fondo nel 1823 e a cui il progresso delle scienze argentine è intimamente connesso. Un grandioso edificio, ora in costruzione, ne accoglierà le diverse sezioni, attualmente ripartite in varî locali. Ricordiamo anche il Museo Histórico, fondato nel 1889, quello de Bellas Artes, fondato nel 1895.
Prima che fossero eseguiti i nuovi lavori portuali, iniziati alla foce della Boca e più largamente ripresi nel 1887, la città non aveva un vero e proprio porto e le navi di oltre 3 m. d'immersione erano obbligate ad ancorare a 10 km. al largo. Il nuovo porto, compiuto nel 1893, si compone di 4 bacini profondi 7 m., protetti da una grande diga. Lavori di dragaggio compiuti alla foce del Riachuelo permettono alle grandi navi di penetrare nel rio stesso. Tali lavori, congiunti a uno straordinario sviluppo di bacini, di ferrovie, di magazzini, ecc., che hanno consentito lo straordinario aumento del traffico marittimo del porto bonearense, non si mostravano peraltro più in corrispondenza con gli accresciuti bisogni e specialmente col sempre maggiore pescaggio dei grandi transatlantici: nuovi e grandiosi lavori di drenaggio, di moli, di banchine sono quindi in corso per la costruzione di un nuovo grande porto, che insieme con quello prossimo, e in più favorevoli condizioni, di La Plata, sarà capace di soddisfare a tutte le esigenze. Farà parte dei lavori del nuovo porto una grande stazione marittima che conterrà cinque moli d'attacco, capaci ciascuno di accogllere due vapori affiancati e uno di punta, e corredato di tutti i lavori accessorî atti al movimento dei passeggeri e del bagaglio. Il porto di Buenos Aires è legato con frequenti regolari servizî di europei e nordamericani. Vi fan capo le numerose linee di ferrovie che si sviluppano nel vasto territorio della Federazione e quelle della sua grande rete di navigazione fluviale, che lo mette in comunicazione con gli stati limitrofi: Uruguay, Brasile, Paraguay, Bolivia. Quivi affluisce la gran maggioranza del commercio d'esportazione (cereali, lane, carne) e di quello d'importazione (tessuti, macchine, prodotti industriali in genere), e il porto di Buenos Aires è pure centro di quasi tutto il movimenta di sbarco e d'imbarco dei passeggeri, come è detto alla v. argentina, alla quale rimandiamo per maggiori ragguagli. Oltre 4/5 del commercio d'importazione e oltre la metà di quello d'esportazione si effettua per il porto di Buenos Aires. Nel 1924 entrarono, provenienti dall'estero, 5529 piroscafi per un tonnellaggio complessivo di 11 milioni di tonn. e 7813 velieri per 1.345.000 tonn.
L'attività economica di Buenos Aires, costituita in massima parte dal suo commercio e dalla navigazione, è rappresentata anche da un movimento industriale in via di notevole sviluppo, e costituito principalmente dalla macinazione dei cereali e dalla preparazione delle carni che alimentano l'esportazione e dai prodotti manufatti necessarî al consumo interno. Su 90.790 stabilimenti industriali censiti nella repubblica, un terzo circa si trova nella capitale federale, rappresentando quasi la metà del capitale in essi investito, ascendente ad oltre 2 miliardi di sterline: di questi il 71% è di proprietà straniera.
Gli Italiani stabiliti nella città ascendevano nel 1927 (censimento consolare) a 370.000 (228.000 maschi; 142.000 femmine); aggiungendo a questi i figli d' Italiani, che le leggi argentine considerano argentini, e quelle italiane italiani (circa 40.000), il totale ascenderebbe a 410.000, e supererebbe forse i 600.000 considerando anche i discendenti degli Italiani immigrati da oltre una generazione. Buenos Aires sarebbe quindi, dopo New York, il centro urbano che fuori del territorio nazionale accoglierebbe il maggior numero d' Italiani. Come è stato detto a suo luogo (v. argentina) i primi Italiani si stabilirono nella nuova città alla fine del sec. XVII; ma si trattava di poche unità, né sino alla metà del sec. XIX si può parlare di un movimento d'immigrazione. Un censimento del 1810 dava presenti 64 Italiani; cifra da ritenersi peraltro inferiore al vero, giacché si sapeva che un buon numero di agricoltori, commercianti e professionisti erano italiani. Le ragioni politiche influirono ad accentuare l'immigrazione di connazionali, fra i quali figuravano anche uomini di segnalato valore scientifico, che tennero un elevato posto nell'insegnamento. Nel 1853 già si pensa a fondare un ospedale italiano e nel 1858 sorge una società italiana "Unione e benevolenza". Un censimento argentino del 1868 valutò a 40.000 il numero dei nostri connazionali; ma 3 anni dopo gli accertamenti consolari lo fecero salire a 58.000. Il movimento migratorio, accentuatosi nel 2° decennio dell'unificazione della patria, e che particolarmente ebbe per meta l'Argentina, portò, come si è detto, a 138.166 il numero degl'Italiani rilevati nella capitale federale dal censimento del 1887. Nel 1910 erano 247.041; dopo di allora, salvo un breve periodo durante la grande guerra, l'accrescimento continuò, non tanto per nuove immigrazioni dall'Italia, quanto per l'affluire alla capitale d'Italiani stabiliti in altri centri argentini. Quanto alle professioni e occupazioni, il censimento diede questi resultati: 30.000 muratori e manovali; 28.000 operai addetti a varie industrie; 27.000 artigiani (barbieri, cuochi, ecc.); 23.000 addetti ai trasporti; 4800 professionisti; 5600 braccianti, agricoltori ecc. Numerosi sono gli Italiani che nel campo industriale, commerciale e professionale hanno raggiunto posizioni ragguardevoli. Si contano nella città 95 sodalizî italiani a scopo di beneficenza, di mutua assistenza o culturale, di cui 28 si sono costituiti in una grande federazione e 31 sono liberi. Un ospedale italiano, di cui fu posta la prima pietra e grandioso edificio capace di 650 letti e 120 per cronici. Funziona a Buenos Aires una Camera di commercio italiana, legalmente riconosciuta, che promuove iniziative intese all'elevazione materiale e morale della nostra collettività. La stampa periodica italiana è rappresentata da tre quotidiani, di cui il più antico e diffuso è La Patria degli Italiani, e da 17 settimanali e riviste.
Bibl.: Anuario esteadístico de la Ciudad de Buenos Aires, XXV, 1915-1923; Anuario de la "Razón", Buenos Aires 1930.
Storia. - Ai primi di febbraio - probabilmente il 2 - del 1536 (non del 1535, come si crede generalmente) risale l'origine della grande metropoli argentina: quando cioè Pedro de Mendoza scendeva con i suoi compagni sulla riva sinistra del Riachuelo, e vi fondava il primo abitato, denominato Puerto de Santa Maria de los Buenos Aires (onde gli abitanti di Buenos Aires sono tuttora designati col nome di porteños). Primo punto d'appoggio della conquista spagnola nelle provincie rioplatensi, la prima Buenos Aires non era tuttavia fortunata: quella marcia degli Spagnoli verso l'interno, di cui essa aveva cosiituito la base, spostava gl'interessi dei conquistatori verso il Paraguay tanto che, nel 1547, Domingo Martínez Irala trasportava la popolazione di Buenos Aires nella città di Asunción del Paraguay. Sulla riva sinistra del Riachuelo rimaneva solo un segnale, per far riconoscere il luogo.
Ma la risurrezione di Buenos Aires non doveva tardare, determinata dal fatto che il contrabbando dall'Alto Perù e dal Paraguay tendeva verso la foce del Rio de La Plata; ma anche dal fatto che nella pianura, dove Irala, partendo, aveva lasciato in libertà coppie di cavalli che si erano enormemente moltiplicate, si aprivano larghissime prospettive per l'allevamento del bestiame. Fu così che l'11 giugno 1580, nel punto preciso dell'odierna Plaza de Mayo, Juan de Garay, rappresentante dell'adelantado Juan de Torres de Vera y Aragón, fondava la città della SS. Trinità e porto di Santa Maria di Buenos Aires. Si procedette al tracciato della città, più o meno secondo le regole delle Leyes de India; ai coloni vennero assegnate terre nei dintorni. Tra i nuovi abitatori figura anche un italiano: un Bernabeo Veneziano.
La città progrediva rapidamente: grazie all'allevamento del bestiame, grazie anche al traffico che dall'Alto Perù s'incanalava verso di essa, e ai rapporti commerciali con le coste brasiliane. Certo, ad impedire che lo sviluppo commerciale fosse pieno e rispondesse all'eccellente posizione del sito, ostavano le rigide leggi spagnole sulla proibizione del commercio o la chiusura dei porti: leggi a cui si richiamava una cedola reale del 1594, nonostante le proteste dei coloni. Solo nel 1602 Filippo III concede alla città il primo permesso di esportazione: annualmente 2000 fanegas di farina, 500 quintali di carne secca, 500 di grassi animali, alcune migliaia di pelli, ecc.
Pure, malgrado simili impacci, l'avvenire della città era ormai assicurato. Vi si veniva già formando anzi una coscienza municipale degna di rilievo: appena tre anni dopo la fondazione, i cittadini di Buenos Aires richiedono il cabildo abierto, per procedere all'elezione del nuovo governatore, e tra Creoli e Spagnoli si accendono vivaci dibattiti. E se nel 1602 gli abitanti sommavano a non più di mezzo migliaio, verso il 1664 sono già 4000. A quest'epoca le case sono circa 400: costruite di fango, ricoperte di paglia e canne, la massima parte. Da servitori fungono gli schiavi indî. Il ceto dominante è formato dagli estancieros, o proprietarî agrarî, e dai commercianti, che arricchiscono specialmente col commercio delle pelli. L'importanza assunta in breve volger di tempo dalla città soprattutto per opera di religiosi, era testimoniata dalla creazione della sede vescovile di Buenos Aires, nel 1620.
Non v'è quindi da stupire, se il ricco centro fu minacciato dall'esterno. Vi iurono incursioni di pirati inglesi e olandesi; ma assai più grave fu, nella seconda metà del sec. XVII, la minaccia dei Portoghesi, che occuparono la sponda orientale del Plata. Il 7 agosto 1680 le posizioni portoghesi venivano tuttavia espugnate dalle truppe inviate dal governatore di Buenos Aires; e, sebbene la costituzione della colonia portoghese del Sacramento, sancita dal trattato ispano-portoghese del 1681, dovesse divenire causa di nuovi conflitti nel sec. XVIII, pure il pericolo diretto per Buenos Aires era senza dubbio diminuito.
Buenos Aires continuava così nel suo fecondo sviluppo: nel 1744 gli abitanti erano saliti a 10.223 (fra i quali 10 Italiani); nel 1778, 24.255 (fra cui 100 Italiani). Il porto fioriva specialmente dopo che la corona di Spagna ebbe autorizzato il commercio libero (1778): nel 1794, il movimento del porto era di 103 navi all'anno. L'abitato, piccolo, del sec. XVI era diventato una città con molte e belle chiese: la maggiore città, con Asunción, di quella parte dell'America Meridionale. E del vicereame del Río de la Plata, creato nel 1776, Buenos Aires divenne la capitale. Il governo viceregale fu benefico alla città, specialmente per opera di J. José de Vertiz (1778-84), che migliorò la viabilità, fondò il collegio San Carlos, la Casa degli Esposti, l'ospizio di mendicità, e la prima tipografia, la Imprenta de ninos expósitos (1781): fatto, quest'ultimo, che promosse assai la vita culturale bonaerense, e fece della città un centro delle idee nuove, modellate su quelle dell'enciclopedismo europeo.
Ricca, in continua ascesa economica, in ascesa anche culturale, la cittadinanza di Buenos Aires doveva trovare, negli eventi del primo decennio del sec. XIX, l'occasione per dimostrare la propria coscienza politica, a grado a grado formatasi di tra i contrasti fra Creoli e Spagnoli, alimentata ora dalle idee europee. Nel 1806 infatti gl'Inglesi, al comando del Home Popham e del Beresford, movevano dal Capo di Buona Speranza per impadronirsi del Río de la Plata. Il 25 giugno, il corpo di spedizione sbarcava; il 26 sconfiggeva le truppe del viceré marchese de Sobremonte, e questi il 27 riparava a Córdoba. Gl'Inglesi occupavano così Buenos Aires. Ma il 12 agosto, quando Jacques de Liniers a capo di truppe spagnole raccogliticce attaccava la città, la popolazione si buttava anch'essa nella lotta, che aveva termine con la resa degli Inglesi. Più gloriosa ancora la resistenza che la città, sempre sotto la guida del Liniers, opponeva il 5 luglio 1807 al nuovo corpo di spedizione inglese: fu costretto anch'esso alla resa, dopo una lotta disperata che i patriotti avevan continuato a sostenere, anche quando la città era ormai quasi completamente occupata dagl'invasori.
I fatti gloriosi del 1806 e del 1807 dovevano avere profonde ripercussioni. La salvezza del dominio spagnolo nel Río de la Plata era stata dovuta, non all'azione del viceré, ma alla tenacia dei cittadini, creoli in massima parte. Costoro avevano sì combattuto e vinto in pro della corona di Spagna, e certo in essi era allora vivo ancora il sentimento lealistico; ma nel combattere essi avevano pure acquistato quella coscienza della propria forza, che doveva di lì a poco esprimersi invece nella lotta per l'indipendenza. Già una prima energica affermazione della volontà dei cittadini si era avuta quando, dopo il 12 agosto 1806, il cabildo abierto di Buenos Aires aveva rifiutato di ricevere il vicere Sobremonte, e nominato il Liniers governatore militare della città. La stessa volontà, ormai insofferente di freni, gelosa di sé e dei suoi poteri, si esprimeva nel conflitto con il Liniers (1808); finché la rivoluzione del 25 maggio 1810 (v. argentina: Storia) faceva di Buenos Aires il centro del movimento per l'indipendenza argentina.
Da allora la storia di Buenos Aires, per quel che ha di veramente significativo, è la storia stessa dello sviluppo della rivoluzione. È quindi un po' la storia politica dell'Argentina (v.). Qui basti ricordare come tra la capitale e le provincie s' iniziasse quasi subito un fierissimo contrasto: i democratici della provincia, che volevano la repubblica federale, lottarono - a mano armata - contro i liberali di Buenos Aires, partigiani dell'idea unitaria e accusati anzi di favorire il sistema monarchico. Fu il contrasto fra i porteños di Buenos Aires e i gauchos e i caudillos delle provincie. La lotta finì con la sconfitta degli unitarî bonaerensi. Dal 1853, un anno dopo la fine della dittatura di Rosas, la costituente di Santa Fé sanzionava la costituzione federale: ma Buenos Aires rimaneva in disparte, costituendosi anzi in stato autonomo nel 1854. Ma col 1860, vinta da Urquiza a Cepeda (23 ottobre 1859), anche Buenos Aires dovette entrare nella confederazione, di cui fu la capitale.
Da allora la storia della città è storia del suo prodigioso sviluppo demografico ed economico. (V. tavv. XVII-XX).
Bibl.: P. Groussac, Mendoza y Garay; las dos fundaciones de Buenos Ayres, Buenos Aires 1916; id., La segunda fundación de Buenos Ayres. Juan de Garay, Buenos Aires 1915. Sulla rivoluzione del 1810, v. per tutti, R. Levene, Ensayo historico sobre la Revolución de mayo y Mariano Moreno, voll. 2, Buenos Aires 1920-21.