Buenos Aires
Città dell'America Meridionale, capitale federale dell'Argentina. Il censimento del 2001 ha registrato 2.776.138 ab. nel distretto amministrativo centrale (Capital Federal) e 8.684.437 nei 24 partidos della conurbazione (Gran Buenos Aires), a formare un'area metropolitana che si estende su 3830 km2, con una popolazione complessiva di quasi 11,5 milioni di abitanti.
La struttura urbana, sia morfologica sia funzionale, porta in sé la stratificazione delle vicende geopolitiche ed economiche dell'Argentina a partire dall'ultimo scorcio del 19° sec., quando B. A. divenne capitale federale (1880) e la sua crescita, inizialmente disordinata, venne corretta con grandi sventramenti, sul modello parigino. Come in tutta l'America Latina, il gigantismo della città primate ha segnato un rapporto fra centro e periferia fortemente divaricato; ciò aveva indotto, sul finire del 20° sec., a progettare il trasferimento della capitale politica a Viedma, circa 600 km a sud; ma le difficoltà successivamente attraversate dal Paese non ne hanno consentito l'attuazione.
All'interno della conurbazione si sono prodotte marcate differenziazioni socio-spaziali, ancorché non accompagnate - come in altri casi - da fenomeni macroscopici di precarietà delle fasce suburbane. Se il peronismo, mediante lo strumento delle lottizzazioni, aveva consentito l'accesso alla proprietà immobilare anche alle classi medie e inferiori, durante la dittatura militare i quartieri centrali degradati venivano sgomberati, e iniziava un processo di sostituzione della popolazione che avrebbe portato la città a una più netta segregazione delle periferie. Il recupero da parte di società private di aree dismesse, sia portuali (Puerto Madero) sia ferroviarie e commerciali (mercati all'ingrosso), e la loro riconversione residenziale e terziaria di prestigio a ridosso del distretto centrale degli affari, concentrava in uno spazio ristretto le imprese e le classi dirigenziali coinvolte nella mondializzazione dell'economia. Le grandi operazioni edilizie innescavano, per ovvia conseguenza, una lievitazione dei valori immobiliari destinata a estendersi, prima, ai quartieri semicentrali e a scontrarsi, poi, con la crisi finanziaria che sembrava travolgere il Paese all'inizio degli anni Duemila. Fino ad allora B. A. deteneva una posizione di rilievo fra le metropoli del continente americano: secondo il gruppo di studio GaWC (Globalization and World Cities), essa rientrava nel ristretto novero delle prime quindici per qualità dei servizi avanzati alle imprese, alla finanza, alle professioni; ed era seconda, nel Sudamerica, soltanto a San Paolo. Inoltre, vi si concentrava il 40% della produzione manifatturiera argentina.
Durante la crisi, la borsa di B. A., agganciata alle quotazioni di quella di New York, costituiva la via di fuga dei capitali dalle banche e dai titoli di Stato, guadagnando il 40% nei primi nove mesi del 2002. Il centro della capitale diveniva, nel contempo, il luogo visibile della protesta, soprattutto da parte delle classi sociali più duramente colpite dalla repentina pauperizzazione; e si creavano, nell'area metropolitana, movimenti spontanei di vicinato e di quartiere che assumevano il controllo dei servizi essenziali (distribuzione di medicinali, beni alimentari, elettricità, acqua, gas) nel tentativo di evitarne la paralisi. Accanto a questi, si verificavano fenomeni di economia informale e di sopravvivenza cui B. A., diversamente da altre grandi agglomerazioni dell'America Latina, non aveva mai assistito. Il superamento della fase congiunturale più acuta ha rimesso in moto l'economia urbana, sia pure su basi ridimensionate, e B. A. è tornata ad assumere un ruolo nodale nell'ambito del Cono Sud.
bibliografia
M.-F. Prévot Schapira, Buenos Aires, métropolisation et nouvel ordre politique, in Hérodote, 2001, 101, pp. 122-52; A. Collin-Delavaud, Les villes et la préférence géeographique des affaires en Amérique latine, in L'information géographique, 2002, 4, pp. 289-309.