Nome comune sotto il quale sono comprese diverse specie di Bovidi appartenenti a generi affini, che alcuni autori raggruppano nell’unico genere Bubalus con due sottogeneri, comprendenti rispettivamente i b. asiatici (b. indiano e b. di Celebes) e i b. africani. Le caratteristiche generali dei b. sono: forme tozze, pelame assai scarso, statura variabile secondo la specie, coda di media lunghezza con ciuffo terminale; fronte più o meno convessa, muso largo, arti corti e grossi, zoccoli larghi, corna a sezione più o meno triangolare e rugose nei due terzi basali, a sezione tondeggiante e lisce nel terzo distale.
Il b. indiano (Bubalus bubalus; fig. A) è distribuito con varie sottospecie in tutta l’India, nel Nepal, nell’Assam e in alcune isole della Sonda. È considerato il progenitore del b. domestico (asiatico, africano ed europeo). Vive in branchi formati da 30-50 individui preferendo le foreste fitte ed umide e le paludi. La sottospecie più grande, denominata arna, o arni, è alta alla spalla più di 2 m ed ha corna monumentali.
Il b. di Celebes o anoa o b. pigmeo (Anoa depressicornis), esclusivo dell’isola di Celebes, è grande quanto una pecora, con corna diritte e rivolte lateralmente.
Il b. africano (fig. B), o b. cafro, appartiene alla specie Syncerus caffer. Ha struttura imponente (fino a 180 cm di altezza alla spalla) ed è diffuso in Africa orientale, centrale e meridionale con numerose forme descritte come sottospecie. Fra queste figura il b. del Setit (Syncerus caffer aequinoctialis) dell’Eritrea, estinto da circa 50 anni. Allo stato domestico, le varie specie sono utilizzate come animali da lavoro, da carne e da latte. I b., probabilmente i b. indiani, furono importati in Italia nel 6° sec. dai Longobardi e si diffusero nella Basilicata e nelle Puglie, conferendo una caratteristica nota al paesaggio degli acquitrini.