bufera
. Voce introdotta probabilmente da D. nell'uso letterario (If V 31 La bufera infernal, che mai non resta, / mena li spirti [dei lussuriosi] con la sua rapina) e chiosata da quasi tutti i commentatori antichi, ai quali doveva apparire oscura o di esclusivo e forse limitato uso popolare: " aggiramento di vènti " la definisce il Buti; e il Boccaccio: " ‛ Bufera ', se io ho ben compreso, nell'usitato parlar delle genti è un vento impetuoso [e] forte, il qual percuote e rompe e abatte ciò che dinanzi gli si para ".