La Bulgaria è uno dei pochi paesi del blocco ex sovietico dove il Partito comunista ha mantenuto una posizione di rilievo anche durante la fase di transizione degli anni Novanta. Erede dell’ex Partito comunista è infatti il Partito socialista bulgaro, che alle elezioni del 2005 era la formazione maggioritaria della coalizione di governo. Tuttavia, le elezioni del 2009 hanno segnato un’inversione di tendenza poiché un partito di centro-destra nato nel 2006, i Cittadini per lo sviluppo europeo, ha conquistato la maggioranza relativa dei seggi e il Partito Ataka, ultranazionalista, xenofobo e antieuropeo, entrato per la prima volta in parlamento nel 2005, ha raggiunto il 10,5% dei voti. Il partito Cittadini per lo sviluppo europeo presiede oggi un governo di minoranza (116 su 240 seggi), che deve quindi fare affidamento su altri partiti di destra e centro-destra (Coalizione blu, Partito ordine, legalità e giustizia e Partito Ataka), mentre l’opposizione è indebolita. La perdita di popolarità del Partito socialista va inquadrata nella svolta a destra registrata in numerosi paesi dell’Europa orientale a seguito della crisi economica, ma sembra anche essere legata alla recente sospensione dei fondi europei, dovuta agli insufficienti progressi del precedente governo nella lotta alla corruzione e al crimine organizzato.