BULGARINO di Anfosso (Bulgarino Anfossi)
Fu probabilmente console nel 1153, poiché il suo nome figura in uno statuto dei consoli pisani nel quale si proibisce di portare aiuto ai Visconti e si invitano le arti a pagare regolarmente al Comune le tasse e i tributi che anteriormente venivano pagati in favore dei Visconti. Nel 1164 si recò come ambasciatore del Comune di Pisa, insieme con altri dignitari, presso l'imperatore Federico I per invitarlo a Pisa. Insieme con Guido del fu Fornario nel 1166 fece armare due galee pisane, che furono inviate a capo Corso, dove catturarono un galeone genovese, e successivamente in Provenza, dove sconfissero e catturarono parte della flotta genovese. Nel 1167 fu console di Pisa. Nello stesso anno fu inviato ad Ancona, insieme con due savi del Comune di Pisa, per aiutare Federico I che aveva assediato la città allo scopo di costringerla alla resa. Grazie alla mediazione di B., in breve tempo il governo cittadino si persuase dell'inutilità di una resistenza e provvide a giurare fedeltà all'imperatore (maggio 1167).
Raggiunta una grande notorietà e conquistatasi la fiducia imperiale dopo gli eccellenti risultati conseguiti nelle imprese fino allora eseguite, B. nella seconda metà dello stesso anno 1167 fu inviato a portare aiuto all'imperatore tedesco impegnato nella conquista di Roma: al comando di otto galee allestite in fretta raggiunse le coste del Lazio per mettere a disposizione di Federico le armi pisane. Poi nel novembre, dopo la sfortunata spedizione effettuata con scarsi mezzi da Federico I contro la città di Roma, - accompagnato da due savi - partì alla volta della Sicilia, avendo ottenuto dal Comune pisano l'incarico di trattare una pace con re Guglielmo. Ma a questa pace, che avrebbe offerto a Pisa la possibilità di estendere i suoi commerci nell'isola, non si poté giungere anche a causa dei rapporti del Comune pisano con l'imperatore tedesco.
Nell'anno successivo troviamo B. a capo di una flottiglia di otto galee, fatte armare dal Comune di Pisa per la guerra contro i Genovesi. Ancora il comando di una flotta di galee pisane ottenne nel 1170: in questo anno egli riuscì a catturare nelle acque della Sardegna ben dieci navi genovesi: ordinò che cinque fossero bruciate e le altre cinque guidate fino a Pisa cariche di mercanzie sequestrate ai nemici.
Nel 1175 Pisa concluse con Venezia un trattato di amicizia, in virtù del quale si impegnava a concederle una quota delle entrate derivanti dalle sue imposte sulle merci provenienti dall'Oriente (nella misura di un quarto secondo il Tronci, di un quinto secondo il Roncioni) e in compenso riceveva da Venezia la protezione per le sue navi mercantili, nonché l'assicurazione del risarcimento totale del danno per il caso che fossero attaccate dai pirati. A detta del Tronci, le trattative furono condotte a Pisa da B. e da un inviato veneziano. La notizia non trova conferma nel Roncioni, il quale, peraltro, concorda col Tronci nel dire che B. (in verità il Roncioni parla di "Borgondio Alfossi", ma sembra chiaro che si tratta di B.) si recò a Venezia nel mese di settembre per la ratifica dell'accordo.
Nel 1179, anno in cui molto probabilmente fu anche console di Pisa, B. si recò ambasciatore in Egitto presso il sultano Saladino di Alessandria, allo scopo di concludere una pace e ottenere la restituzione dei Pisani incarcerati dagli Egiziani come prigionieri di guerra. Ma lo scopo più importante di questa missione era quello di ottenere dal governo egiziano esenzioni fiscali e privilegi vari in favore della locale colonia pisana. Già i suoi predecessori, negli anni 1173 e 1176, avevano avuto cura di mantenere rapporti cordiali e amichevoli con l'Egitto al fine di contribuire al miglioramento dei rapporti commerciali. B., dopo lunghe trattative, ottenne che fosse stipulato un trattato di pace con Saladino, il quale concesse fra l'altro che fossero restituiti alla libertà venti Pisani prigionieri. Il diploma relativo, firmato da Malek-Adel, in assenza di Saladino impegnato nella guerra in Siria, riconosce come alleati ed amici i mercanti pisani in Alessandria, e ricorda che i Pisani catturati in una battaglia navale vengono liberati per amore ed onore dei consoli pisani e di Bulgarino. Il nome di B. figura anche nel giuramento della pace con Genova, prestato nel 1188 da mille cittadini pisani, ma l'autenticità di questo atto è stata messa in dubbio dalla critica più recente, anche se si deve riconoscere che in esso figurano i nomi di personaggi realmente operanti in quel tempo.
Di B. sappiamo, infine, che aveva più di una figlia e che possedeva terre presso Pisa, in "Ponticello", e presso la chiesa di S. Apollinare.
Fonti e Bibl.: B. Maragone, Annales pisani, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., VI, 2, a cura di M. Lupo Gentile, pp. 31, 39, 41 s., 44 s., 49, 69; R. Roncioni, Delle istorie pisane libri XVI, a cura di F. Bonaini, in Arch. stor. ital., VI, 1 (1844), pp. 357, 391 s.; M. Amari, I diplomi arabi del R. Archivio fiorentino, Firenze 1863, pp. 267, 462; P. Tronci, Annali pisani, a cura di G. Sforza, Pisa 1868, pp. 321, 353; Annali di Oberto cancelliere, a cura di G. Monleone, in Annali di Caffaro e dei suoi continuatori, II, Genova 1924, p. 14; S. Caroti, Pergamene dell'Archivio di Stato di Pisa 1172-1184, tesi di laurea, univ. di Pisa, anno accad. 1965-66; B. Pellegrini, Pergamene dell'Archivio di Stato di Pisa 1179-1184, tesi di laurea, univ. di Pisa, Anno accad. 1965-66; B. Carmignani, Pergamene dell'Archivio di Stato di Pisa 1172-1175, tesi di laurea, univ. di Pisa, anno accad. 1967-68; W. Heyd, Le colonie commerciali degli Italiani in Oriente, a cura di G. Müller, II, Venezia 1868, p. 180 n.; Id., Histoire du commerce, Leipzig 1923, I, p. 389 n. 1; G. Rossi Sabatini, L'espansione di Pisa nel Mediterraneo..., Firenze 1935, p. 60; G. Benvenuti, Storia della Repubblica di Pisa, Pisa 1961, I, pp. 195, 199, 209; K. H. Allmendinger, Die Beziehungen zwischen die Kommune Pisa und Ägypten..., Wiesbaden 1967, p. 63.