BUONACCORSI, Buonaccorso
Figlio di Piero di Buonaccorso, nacque a Firenze probabilmente intorno al 1380, dato che nel 1400 aveva raggiunto l'età necessaria per entrare nell'arte dei giudici e notai, età che gli statuti del 1344 avevano fissato a vent'anni in genere e a diciotto per i figli o fratelli di persone già iscritte alla corporazione. Il padre aveva ricoperto nel 1383 la carica di capo dell'ufficio dei Dodici dell'arte dei giudici e notai e in quella occasione aveva acquisito tante benemerenze da ottenere il privilegio di iscrivere il proprio figlio alla corporazione senza pagare la tassa di immatricolazione. Il 23 ott. 1400 il B. entrò nell'arte, valendosi del privilegio paterno. Nel 1405 sposò una certa monna Antonia, da cui ebbe tre figli: Piero, Giuseppe e Leonardo.
Il B. è noto specialmente per le ambascerie che condusse per il governo fiorentino tra il 1421 e il 1423. Il 3 apr. 1421 venne incaricato di recarsi a Foiano della Chiana per regolarvi una questione di confine sorta tra Firenze e Siena; con l'occasione, avrebbe dovuto anche passare per Siena e lì abboccarsi con la Signoria per convincerla a lasciar partire dallo Studio senese il celebre maestro di medicina Ugo Benzi che, già in parola con i Fiorentini per recarsi a leggere nel loro Studio, si era visto all'ultimo istante negare dalle autorità senesi il permesso di lasciare la città. Da parte loro i Fiorentini, che fino dal 1414 avevano cercato invano di assicurarsi l'opera del Benzi e che - ormai certi di averla finalmente spuntata -avevano divulgato la notizia della sua venuta nella loro città, non potevano cedere.
Il B. si recò a Siena, ma trovò quel governo irremovibile sulla questione del maestro Ugo; proseguì allora per la Valdichiana, ma neppure qui ebbe fortuna perché la mutata idrografia del luogo e la piena della Chiana impedivano una valutazione esatta della situazione. Tornando a Firenze per la via di Arezzo, ricevette in viaggio una lettera dalla Signoria fiorentina che lo esortava a tornare a Siena e a insistere per la faccenda del maestro Ugo: questa seconda ambasciata ebbe successo, e il 16 aprile il governo senese dava al Benzi il permesso di partire.
Ma la faccenda si complicò di nuovo: il 29 dello stesso mese i Fiorentini si videro costretti a rinviare il B. a Siena; questa volta egli si comportò con maggiore energia e il 7 maggio era di ritorno con una scrittura del notaio della Signoria senese che garantiva la prossima partenza del Benzi.
Un anno dopo, il 30 ag. 1422, il B. ricevette un nuovo più delicato incarico. Doveva recarsi presso il duca di Savoia, Amedeo VIII, per indurlo a far cessare la politica ostile adottata verso gli interessi economici dei Fiorentini in Savoia (primi fra tutti quelli di Buonaccorso Pitti), proponendo in cambio la fine delle rappresaglie decise da Firenze contro i Savoiardi. Il B. non partì subito: era ancora a Firenze il 22 ottobre, quando ricevette una seconda istruzione per il duca sabaudo. L'imperatore Sigismondo desiderava servirsi del duca e di Firenze come mediatori per raggiungere la pace con Venezia, pace che, peraltro, sarebbe stata assai utile per Firenze perché avrebbe contribuito ad isolare il duca di Milano: il B. doveva prendere contatti con Amedeo VIII per formulare il piano dei negoziati. L'ambasceria durò dalla fine di ottobre ai primi del gennaio successivo e raggiunse entrambi gli scopi che si proponeva: riguardo alla questione della pace il B. concertò con il duca che ambasciatori fiorentini e savoiardi s'incontrassero a Venezia e là organizzassero una comune azione diplomatica (azione che, condotta da Rinaldo degli Albizzi e da Alessandro di Salvi Bencivenni, non otterrà, peraltro, alcun risultato positivo non riuscendo né a distogliere Venezia dalla lega con Milano, né a pacificarla con Sigismondo); e riguardo al problema delle rappresaglie, il B. ottenne che il duca accogliesse le buone ragioni di Buonaccorso Pitti.
Nel luglio-agosto del 1427 il B. fu notaio della Signoria. Morì nel 1429, anno in cui ancora rogava, o nell'anno successivo.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Giudici e Notai, 27, c. 12v; Ibid., Signori,carteggi,legazioni e commissarie. Istruzioni a oratori, 6, cc. 117, 121r; 7, cc. 9r-10r, 14v; Ibid., Signori,carteggi,rapporti e relazioni, 2, cc. 73r-74v, 75v-76r, 106v-107v; Giovanni di Iacopo Morelli, Ricordi fatti in Firenze, in Delizie degli eruditi toscani, XIX, Firenze 1785, p. 79; Le liti di confinazione tra Lucignano e Foiano, a cura di G. Cecchini, in Quaderni dell'Accademica chigiana, VII (1944), p. V; C. Lupi, Delle relazioni fra la repubblica di Firenze e i conti e duchi di Savoia, in Giornale storico degli archivi toscani, VII (1863), pp. 26, 189-191; G. Bruschi, Ser Piero Buonaccorsi e il suo "Cammino di Dante", in Il Propugnatore, n.s., IV (1891), pp. 8-11; U.Marchesini, Dell'età in cui poteva cominciarsi l'esercizio del notariato in Firenze nei secoli XIV-XVI, in Archivio storico italiano, s. 5, XV (1895), pp. 92-99; A.Carosi, Siena nella storia della medicina, Firenze 1958, p. 20 3; Il notariato nella civiltà italiana, Milano s.d. [ma 1961], pp. 105 s.; L. Martines, Lawyers and Statecraft in Renaissance Florence, Princeton 1968, pp. 46 s.