BUONO di Filippo (Buonofilippi, Bonofilippi, Filippi)
Mercante fiorentino del sec. XIV: ne abbiamo la più antica testimonianza in un atto lucchese del 1310 da cui risulta ch'egli apparteneva, in qualità di socio, alla compagnia fiorentina di Vieri de' Macci. Dopo il fallimento dei Macci, B. divenne fattore della compagnia dei Bardi e qui svolse la sua attività a partire almeno dal 1318 e fino al 1345.
B. aveva, già nel 1318, l'elevatissimo stipendio di 200 libbre l'anno e in seguito giunse a un massimo di 290 libbre. Forse dal 1318, e certamente dal gennaio 1321 rappresentava la società a Londra, dove restò fino al 1326, sebbene non ininterrottamente, perché, ad esempio, lo troviamo ad Avignone nel 1323. Da Firenze, dov'era ritornato, fu mandato nuovamente ad Avignone e la sua presenza nella città papale è attestata a partire dal luglio 1327; probabilmente era a capo della filiale dei Bardi e, sebbene i documenti pontifici lo definiscano talora socio della compagnia, i libri dei Bardi non confermano la notizia, ma lo indicano sempre e soltanto come fattore. Il 1º ag. 1328, con atto steso in Firenze, i soci dei Bardi lo facevano loro procuratore, insieme con altri quattro mercanti, presso la Curia romana in Avignone, e infatti dal gennaio del 1329 B. è affiancato, saltuariamente, da altri rappresentanti della società, fra cui Alessandro Bardi. Sembra che dopo l'ottobre 1329 B. abbia lasciato Avignone; vi ritornò nel marzo 1331 e vi soggiornò per pochi mesi, dato che dal luglio dello stesso anno non si trovava più presso la corte papale.
Dopo esser stato fra i Priori nel 1343 (sesto di porta S. Pietro), B. uscì dalla società dei Bardi nel 1345, anno in cui si registrava il suo ultimo stipendio, accompagnato da un dono di 641 libbre, che rappresentavano forse una sorta di liquidazione giustificata con "i buoniportamenti" negli affari della compagnia; un dono di 725 libbre aveva ottenuto anche nel 1331, ma dal gran maestro dell'Ospedale di Gerusalemme, per i servigi che gli aveva reso.
Non ci è nota la data della sua morte, né molto sappiamo della sua discendenza: quasi certamente suoi figli furono il Giovachino di Buono di Filippo che, ad Avignone nel 1364 e a Firenze del 1365, era fattore della compagnia fiorentina dei Guardi, e il "lanifex" Marco di Buono di Filippo, del gonfalone Vaio, che fu "squittinato" nel 1382.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Lucca, Notari, 60, cc.n.n. (14 luglio 1310); Delizie degli eruditi toscani, XVI, Firenze 1783, p. 242; R. Davidsohn, Forsch. zur Gesch. von Florenz, III, Berlin 1901, nn. 919, 946; Cronaca fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani, in Rerum Italic. Script., 2 ediz., XXX, s, a cura di N. Rodolico, p. 218; E. Göller, Die Einnahmen der apostolischen Kammer unter.Johann XXII., Paderborn 1910, pp. 20 2-204, 207, 213, 215, 217 s., 227, 245, 461, 499, 522 s., 532, 540 ss., 544-546, 549; K. H. Schäfer, Die Ausgaben der apostolischen Kammer unter Johann XXII., Paderborn 1911, pp. 499, 507 s.; A. Sapori, La crisi delle compagnie mercantili dei Bardi e dei Peruzzi, Firenze 1926, pp. 252, 257, 260; Y. Renouard, Le compagnie commerciali fiorentine del Trecento, in Arch. stor. ital., XCVI(1938), p. 64; Id., Les relations des papes d'Avignon et des compagnies commerciales et bancaires de 1316 à 1378, Paris 1941, pp. 442, 623; A. Sapori, Il personale delle compagnie mercantili del Medioevo, in Studi di storia economica, II, Firenze 1955, pp. 713, 735 s.; R. Davidsohn, Storia di Firenze, VI, Firenze 1965, p. 718.