BURATTINO
. La parola entrò primamente nella lingua italiana quale nome proprio (foggiato da buratto "frullone"), ossia quale uno dei tanti nomi specifici (Frittellino, Trivellino, Traccagnino, ecc.) che, già alla fine del Cinquecento, assunse nella Commedia dell'arte il secondo zani (v. arlecchino).
Nel secolo seguente, perduto già il significato originario, essa divenne nome comune e sinonimo tanto di "fantoccino", cioè pupo di cenci che si aziona direttamente con le mani, quanto di "marionetta", cioè pupo di legno che si aziona con fili. "L'andare il giorno in piazza ai burattini Ed agli zanni furon le lor gite", è detto, infatti, nel Malmantile del Lippi (II, 46). Nel Settecemo cominciò a significare uomo volubile e leggiero.