SAVOIA, Burcardo
di. – Secondo dei quattro figli del conte Umberto Biancamano, capostipite dei Savoia, nacque in località imprecisata verosimilmente nei primi anni dell’XI secolo, risalendo il matrimonio tra Umberto e Ancilia agli anni 1000-03.
Il nome Burcardo, portato da uno zio paterno, era dato frequentemente nella famiglia reale borgognona e nell’aristocrazia del regno a cadetti destinati alla carriera episcopale. E in effetti Burcardo divenne vescovo sicuramente in età precoce: appare con questo titolo a fianco del padre l’8 aprile 1022, e una carta del 19 ottobre 1024 precisa che era vescovo di Aosta. Il suo predecessore Anselmo è attestato per l’ultima volta il 15 febbraio 1018. Peraltro, tre atti di difficile datazione, ma collocabili attorno al 1025, dimostrano che Burcardo era già preposito di St.-Maurice d’Agaune, anche in questo caso succedendo ad Anselmo.
Le circostanze dell’elezione di Burcardo sembrano messe in dubbio da una notizia del cartulario di St.-Vincent de Mâcon, redatta non prima del 1063: vi si afferma che il vescovo Anselmo avrebbe partecipato a un concilio provinciale, ad Anse, nel 1025. Per conciliare i dati contraddittori della documentazione, la storiografia ha spesso ipotizzato che Burcardo sia stato nei primi anni di episcopato coadiutore del predecessore, ovvero suo successore in pectore. Ma è un’ipotesi poco credibile, sia perché nel regno di Borgogna una compresenza episcopale non è mai attestata, sia perché l’atto del 19 ottobre 1024 mostra chiaramente che l’unico vescovo di Aosta era in quel momento Burcardo. Occorrerebbe un supplemento d’indagine sull’affidabilità della notizia del cartulario di Mâcon, le cui informazioni sembrano piuttosto riferibili a un precedente concilio tenuto ad Anse, nel 994-995.
Peraltro le modalità dell’avvicendamento tra Anselmo e Burcardo restano discusse e incerte. Secondo George de Manteyer, Ancilia, madre di Burcardo, era sorella di Anselmo e questo spiegherebbe il fatto che il giovane vescovo poté ereditare i benefici ecclesiastici dello zio e predecessore. Ma anche questo legame di parentela, che pure è stato ampiamente ripreso dalla storiografia, è largamente ipotetico e non ha alcun riscontro documentario.
Al di là dell’atto del 19 ottobre 1024, l’episcopato di Burcardo ad Aosta è conosciuto solo grazie a un altro documento, databile senza incertezze al 16 novembre 1026. Ambedue gli atti dimostrano che Burcardo era strettamente soggetto alla tutela di Umberto Biancamano, che risulta amministrare i beni dell’episcopato. Questo stato di cose è spiegabile con la giovane età di Burcardo, ma ha anche altre motivazioni, più strutturali. L’intimità e contiguità fra comitatus ed episcopatus dimostrata dalle due carte è tale, che si è potuto affermare (Barbero, 1988) che Umberto stesse allora costruendo il suo potere principesco mediante la secolarizzazione dei beni dell’episcopato affidati al figlio.
Le cose cambiarono, per Burcardo, agli inizi degli anni Trenta. In quel momento, egli cercò di ottenere la successione dello zio Burcardo II, arcivescovo di Lione, anch’egli già abate di St.-Maurice d’Agaune. La vicenda è narrata da diversi cronisti, e in particolare da Rodolfo il Glabro, secondo il quale, dopo la morte di Burcardo II (23 giugno 1030 o 1031), l’omonimo nipote aveva abbandonato la cattedra aostana per impadronirsi di quella di Lione; e ciò combacia con un documento del 1032, nel quale egli porta appunto il titolo di arcivescovo di Lione. Sempre secondo lo stesso cronista, Burcardo fu cacciato dalle truppe imperiali, poi condannato all’esilio; in precedenza il papa aveva tentato di far eleggere Odilone abate di Cluny mentre il conte di Lione aveva tentato d’imporre il proprio figlio sulla cattedra arcivescovile.
La ricostruzione proposta da Rodolfo il Glabro pone tuttavia alcuni problemi. Disponiamo infatti di una copia della lettera di Giovanni XIX, nella quale il papa biasima l’abate Odilone per aver rifiutato l’elezione; e dato che Giovanni XIX morì il 20 ottobre 1032, difficilmente questi eventi possono essere posteriori all’intervento imperiale contro Burcardo, dato che l’autorità di Corrado fu riconosciuta nel Regno di Borgogna solo nel 1034. Occorre dunque rettificare la cronologia del cronista e ritenere che l’elezione non andata a buon fine di Odilone abbia preceduto l’elezione di Burcardo sulla cattedra lionese. I dubbi sull’affidabilità del racconto di Rodolfo il Glabro spingono ad accordare credito alla narrazione più succinta ma coerente della cronaca di Ermanno di Reichenau, che data al 1036 la spedizione imperiale contro Burcardo e precisa che egli fu tenuto prigioniero per parecchi anni. Le fonti non precisano i motivi dell’incarceramento di Burcardo; la storiografia ha plausibilmente ipotizzato che l’imperatore lo sospettasse di segreti accordi con Eudes II di Blois, che dopo aver cercato nel 1032-34 di impadronirsi del Regno di Borgogna nutriva allora delle ambizioni su quello d’Italia.
Burcardo, comunque, non mantenne il controllo della chiesa arcivescovile di Lione, che nel 1041 fu dotata di un nuovo arcivescovo grazie all’elezione di Olderico. La sua rinunzia sembra provata dalla sottoscrizione forse autografa apposta a una carta aostana di Umberto Biancamano, datata al 1040: egli si firma semplicemente «Burcardo figlio del conte Umberto» (Monumenta Historiae Patriae, Cartarum, I, 1836, n. CCCXII, coll. 530 s.). Ma le cose cambiarono nuovamente e in tempi rapidi, perché il 10 giugno 1042 Burcardo sottoscrisse con il titolo di arcivescovo (senza specificazione) una carta data dal padre, prima di comparire ad Agaune, il 13 ottobre 1043, con il titolo di arcivescovo di Lione. Questo documento, emesso dalla cancelleria abbaziale, dimostra che Burcardo controllava in modo effettivo l’abbazia, disponendo del suo patrimonio; e quanto al titolo lionese, che in questa occasione ricompare, esso suggerisce che Burcardo tentava di far valere nuovamente le sue pretese sulla chiesa arcivescovile.
Secondo una bolla papale del 1058, Burcardo avrebbe approvato la fondazione del priorato cluniacense di Bourget, effettuata dal fratello maggiore Amedeo I, succeduto a Umberto Biancamano nel giugno del 1042. È questa l’ultima traccia documentaria che lo menziona.
Gli obituari della chiesa arcivescovile di Lione, del priorato savigniano di Talloires e della collegiata di S. Paolo di Lione collocano la sua morte al 10 giugno di un anno imprecisato fra il 1046 e il 1048. Infatti il 22 febbraio 1046 Aimone di Sion, fratello minore di Burcardo e vescovo di Sion, destinato a succedergli come abate di St.-Maurice d’Agaune, era ancora semplicemente preposito dell’abbazia. Il terminus ante quem per la morte è invece costituito dal giugno 1049: in tale data Leone IX era presente a St.-Maurice d’Agaune, ove Aimone di Sion aveva sostituito Burcardo come abate.
Fonti e Bibl.: P. Simon, Bullarium sacri ordinis cluniacensis, Lyon 1680, n. XV, p. 16 (1058, 6 marzo); Gallia Christiana, XV, Instrumenta ecclesiae Bellicensis, Paris 1739, coll. 305 s. (anno 1032); L. Cibrario - D. Promis, Documenti, sigilli e monete, appartenenti a la storia della Monarchia di Savoia, Torino 1833, pp. 97-99 (1022, 8 aprile), 100 s. (1024, 19 ottobre); Monumenta Historiae Patriae, Chartarum, I, Torino 1836, n. CCLXIII, coll. 449 s. (circa 1025), n. CCLXXXVIII, coll. 499 s. (circa 1025), n. CCCXII, coll. 530 s. (1040); II, 1853, n. XCVI, coll. 115 s. (1026, 16 novembre), n. XCVIII, coll. 118 s. (circa 1025), n. CV, coll. 130 s. (1043, 13 ottobre), n. CXII, col. 142 (1046, 22 febbraio); Herimannus Augiensis, Chronicon, a cura di G.H. Pertz, in MGH, Scriptores, V, Hannover 1844, pp. 74-133 (in partic. p. 122); Obituarium Lugdunensis Ecclesiae. Nécrologes des personnages illustres et des bienfaiteurs de l’Église métropolitaine de Lyon, a cura di M.-C. Guigue, Lyon 1867, p. 52; Cartulaires de l’église cathédrale de Grenoble dits Cartulaires de Saint-Hugues, a cura di J. Marion, Paris 1869, c. A, n. XIX, pp. 29 s. (1042, 10 giugno); M.-C. Guigue, Obituarium ecclesiae Sancti Pauli Lugdunensis ou nécrologe des bienfaiteurs de l’église S. Paul de Lyon du XIe au XIIIe siècle, Bourg-en-Bresse 1872, p. 29; Le nécrologe de l’abbaye de Talloires publié d’après le manuscrit inédit conservé au Musée Britannique, a cura di L. Ritz, Chambéry 1913, pp. 130 s.; Die Urkunden der Burgundischen Rudolfinger. Regum Burgundie e stirpe rudolfina diplomata et acta, a cura di Th. Schieffer, in MGH, Regum Burgundiæ e stirpe rudolfina diplomata et acta, Munich 1977, n. 112, pp. 272-276 (1018, 15 febbraio); Rodolfo il Glabro, Cronache dell’anno Mille, a cura di G. Cavallo - G. Orlandi, Milano 1996, Libro V, cap. 21, p. 280.
F. de Gingins-La-Sarra, Les trois Burchard, archévêques de Lyon aux Xe et XIe siècles, Lyon 1852, pp. 25-31; G. de Manteyer, Les origines de la Maison de Savoie en Bourgogne (910-1060), in Mélanges d’archéologie et d’histoire, XIX (1899), pp. 363-540 (in partic. pp. 366-437); A. Barbero, Conte et vescovo in valle d’Aosta (secoli XI-XIII), in Bollettino storico-bibliografico subalpino, LXXXVI (1988), pp. 39-75 (in partic. pp. 39-42), ora in Id., Valle d’Aosta medievale, Napoli 2000, pp. 1-40 (in partic. pp. 1-4); G. Coutaz, Burchardus, après 1030-1031-1046, in Les chanoines réguliers de Saint-Augustin en Valais: le Grand-Saint-Bernard, Saint-Maurice d’Agaune, les prieurés valaisans d’Abondance, a cura di G. Coutaz et al., Basel-Frankfurt am Main 1997, pp. 422 s.; L. Ripart, Les fondements idéologiques du pouvoir des princes de la Maison de Savoie (fin Xe-milieu XIIIe siècle), Thèse, Université de Nice, 1999, pp. 208-233; P. Ganivet, Recherches sur l’évolution des pouvoirs dans les pays lyonnais, de l’époque carolingienne aux lendemains de l’an mil, Thèse, Université de Clermont-Ferrand, 2000, pp. 338-344; F. Demotz, La Bourgogne, dernier des royaumes carolingiens (855 1056). Roi, pouvoirs et élites autour du Léman, Lausanne 2008, pp. 679 s.