BURGOS
Città della Spagna settentrionale, capoluogo della prov. omonima e compresa nella comunità autonoma di Castiglia e León, B. è situata alla confluenza del piccolo fiume Vena con l'Arlanzón. Centro di fondazione medievale, è citata fin dalle origini con il nome di Burgos (o Vurgos), accolto, probabilmente, nella sua valenza germanica di centro fortificato. Un primo insediamento di questo tipo, oggi in abbandono, si estendeva sull'altura a N del centro. La prima citazione di B. nelle fonti è dell'884, anno in cui il conte Diego Porcelos la popolò e la pose, in nome del re Alfonso III di León, sotto la propria giurisdizione. Ma non si trattava probabilmente che di una postazione difensiva sulla collina a N dell'Arlanzón, in nulla assimilabile a una città, per quanto piccola.Diversamente da altri centri castigliani, non si dispone per B. né di cronache né di opere storiche antiche. Assai scarse sono anche le fonti iconografiche concernenti la città medievale, il cui assetto tuttavia può essere ricostruito sulla scorta delle opere edite a partire dal sec. 16° - epoca in cui il centro non era sostanzialmente mutato nel suo tracciato - e delle numerose incisioni che compaiono a partire dal medesimo periodo, riguardanti edifici medievali, sia conservatisi sia in seguito scomparsi.L'esiguità delle fonti documentarie obbliga a una particolare cautela circa l'originario stanziamento. La menzione di mulini o di altri impianti, nel 932, consente di accertare l'esistenza, all'epoca, di un abitato ai margini del primitivo castellum, che nel corso del secolo andò via via assumendo un ruolo di rilievo anche da un punto di vista politico. Ancora, nel 982 sono ricordate botteghe lungo la via pubblica (Burgos en la Edad Media, 1984, p. 30). Fu comunque nel sec. 11° che ebbe inizio lo sviluppo urbano di B. e, sebbene fino al sec. 12° inoltrato sia improprio parlare di una vera città, si ha notizia dell'esistenza di rioni, come quello di San Esteban, raccolti attorno a una chiesa. Intorno al 1075, infatti, quando la sede episcopale da Oca venne trasferita dapprima a Gamonal, nei pressi di B., e quindi in questa città, il fenomeno della formazione di agglomerati di case attorno agli edifici religiosi doveva essersi ormai affermato, così come doveva essere ormai definito il tracciato della via principale, proveniente da E, quella che già era o stava per divenire il Camino de Francia o de Santiago, tracciato che tuttavia, correndo fra il castello e il fiume Arlanzón, sembra essersi adeguato più alle condizioni del terreno che alle esigenze del pellegrinaggio. È forse in questo stesso periodo, o immediatamente dopo, che si provvide alla creazione delle esguevas, i sistemi di canalizzazione per l'acqua, convogliata dal vicino fiume Vena. Questi contribuirono notevolmente a delineare l'assetto della città, che di fatto si conservò inalterato ben oltre l'età medievale.Una bolla di papa Alessandro III, del 1163, menziona nella città di B. undici chiese dipendenti dalla cattedrale (Burgos en la Edad Media, 1984, p. 37ss.). Fra queste il documento pone in evidenza le chiese di San Lorenzo e San Esteban, ubicate di fatto nella parte alta dell'abitato, che fin dall'inizio e per un lungo periodo assunse le prerogative di centro commerciale e residenziale delle classi abbienti. L'elenco, in ordine, delle chiese di San Pedro, San Martín, Santa María de Roccaboia (più tardi Viejarrúa), San Nicolás e Santiago permette poi di rilevare la loro ubicazione lungo quella che rimase per tutto il Medioevo l'arteria principale della città.Durante i secc. 13° e 14° l'impianto complessivo di B. cambiò relativamente poco: la crescita demografica comportò una diminuzione, all'interno delle mura, delle aree adibite a orti, mentre progressivamente l'abitato si estese in direzione del fiume Arlanzón, emancipandosi in tal senso dalla protezione del castello. Come si ricava da notizie frammentarie nelle fonti, la città doveva essere già provvista di una cinta di mura prima che, tra la fine del sec. 13° e gli inizi del 14°, venisse costruita quella definitiva. Un limite era senz'altro costituito dai fiumi Arlanzón e Vena; quest'ultimo anzi dovette condizionare in modo determinante la definizione del tratto orientale, benché non sembra si fosse tenuto conto delle necessità dell'abitato, che con il quartiere di San Juan si estendeva già su entrambe le sponde del fiume. Tra il monastero di San Juan e la chiesa di San Lesmes passava il Camino de Francia e nella cinta muraria si apriva una porta. A N-E l'ingresso era segnato dalla porta di San Gil, nei pressi dell'omonima chiesa, per la quale passava un'altra importante strada di collegamento diretta a N. Al di fuori delle mura vennero costruiti, nel sec. 13°, gli importanti monasteri della Trinidad e di San Francisco. Nella parte meridionale, prospiciente il fiume, si aprivano le porte di San Pablo e di Santa María, entrambe con un ponte sull'Arlanzón. Il Camino de Francia, con orientamento E-O, dopo aver attraversato diversi quartieri, giungeva a quelli arabo ed ebraico, per uscire quindi da una nuova porta presso San Martín. Fuori le mura era la chiesa di San Pedro con il suo rione. L'area attorno al castello, che nel corso del sec. 11° costituiva il nucleo più densamente abitato, venne progressivamente abbandonata: già nel sec. 12° in effetti la via E-O doveva aver assunto il ruolo di preminenza e isolati rispetto al suo percorso rimanevano solo la chiesa di San Esteban e il quartiere relativo.Famosa per l'abbondanza d'acqua, B. era alimentata da numerose fonti e in parte dal fiume Vena, le cui acque affluivano in città convogliate nelle due grandi esguevas, di cui si conserva una descrizione in un documento del 1420 (Gonzáles, 1958, pp. 38-41). Uno di questi canali entrava poco a N del monastero di San Juan, seguiva il percorso di quella che in seguito divenne la Calle de la Moneda - così chiamata per la presenza della zecca - fino a sboccare nell'Arlanzón, a O della porta di San Pablo. L'altro compiva un percorso più lungo: entrava nei pressi di San Gil e, con un ampio giro attraverso la città, passava davanti al fianco sud della cattedrale per continuare poi fino a Santa Gadea; una diramazione di questo sembra si unisse al fiume prima di completare tutto il percorso. Generalmente le strade erano strette e rese relativamente buie dall'uso di sporti nei tetti, caratteristica che dovevano aver assunto già prima che venisse notata dai visitatori stranieri, nel sec. 15° e nel successivo. A partire dalla fine del sec. 12° e per tutto il Medioevo, le zone più importanti per la concentrazione delle attività commerciali e in cui risiedeva la maggior parte dei mercanti erano quelle che facevano capo alle parrocchie di San Esteban e San Lorenzo o Llorente.Poco si conosce dei quartieri arabo ed ebraico, ricordati come molto prossimi l'uno all'altro. Sorprendente è la notizia, deducibile da una permuta di case e terreni del 1264, che una moschea si trovava poco a O della cattedrale, ma prima della zona corrispondente al quartiere arabo (Yarza, 1990). Bisogna ipotizzare che, non esistendo uno stanziamento islamico precedente all'urbanizzazione di B., l'insediamento di gruppi mudéjares, alcuni dei quali attivi nei cantieri edilizi (come muratori e gessai), abbia raggiunto importanza tale da determinare la costruzione della moschea. Va detto tuttavia che essi costituirono sempre un gruppo a sé all'interno della città. Molto più importante era la comunità ebraica, suddivisa, mediante il Camino, nei due insediamenti della Judería alta, in origine la più importante, che si estendeva, risalendo il monte, dalla chiesa di San Martín fino a Santa María la Blanca, e della Judería bassa, cresciuta di importanza solo in epoca successiva, dotata di un accesso nelle mura. Sebbene si possa ipotizzare l'esistenza di diverse sinagoghe, soltanto una, ubicata nei pressi di San Martín, è testimoniata dalle fonti; menzionata in realtà solo nel sec. 15°, essa doveva tuttavia risalire a un'epoca precedente.Circoscritta fin dai tempi più remoti dalle mura, l'area urbana interna subì cambiamenti relativi, conservandosi pressoché integro l'originario sistema viario. Fu il cantiere della cattedrale, nel sec. 13°, a comportare trasformazioni più radicali e in particolare la demolizione di case per la costruzione, nel corso dell'ampliamento del complesso religioso, del grande chiostro a due piani e degli edifici annessi lungo il fianco orientale. L'opera di demolizione contribuì peraltro a definire il tracciato del canale che correva lungo il fianco sud e che venne più tardi coperto e trasformato in un'importante via cittadina. Nelle vicinanze erano ubicati due mercati, uno dei quali coincidente con l'area dell'attuale piazza porticata, in prossimità dell'Arlanzón. Lo sviluppo urbano di B., nel suo complesso, può sintetizzarsi in effetti in un processo continuo, concluso nelle epoche successive e caratterizzato dal progressivo abbandono dell'area prospiciente la montagna per un avvicinamento al fiume. Sull'altra sponda del fiume si andò via via formando il sobborgo più importante di Vega, scelto dai Domenicani per erigere, fra grandi difficoltà, l'enorme convento di San Pablo.Il più importante monumento di B. dell'epoca medievale è la cattedrale. Del primo edificio romanico si conservano unicamente alcune arcate del chiostro, venute alla luce durante la demolizione del tardo palazzo episcopale. Per questa costruzione sembra fosse stata utilizzata la pietra estratta dalle grandi cave, dal nome, assai significativo, di Hontoria de la Cantera, situate a km. 14 ca. a S-E della città. Il materiale che vi viene estratto è duttile, malleabile e di un tono molto chiaro; esso tuttavia con il tempo diventa più duro e acquista toni grigi caratteristici che conferiscono a parte della città un effetto particolare. La nuova cattedrale gotica sorse per iniziativa del vescovo Mauricio (m. nel 1238) - legato da profonda amicizia con Rodrigo Ximénez de Rada, arcivescovo di Toledo e promotore a sua volta in quella città della costruzione della cattedrale - e su diretto interessamento della monarchia, tanto del re Ferdinando III il Santo quanto di suo figlio Alfonso X il Saggio. Il primo, nel 1219, celebrò nell'antica cattedrale le proprie nozze con Beatrice di Svevia. Due anni più tardi si poneva la prima pietra del nuovo edificio, che, sebbene frutto di successive campagne, si manifesta in buona misura dipendente dall'architettura francese, soprattutto da quella di Bourges (Lambert, 1931, p. 211ss.; Torres Balbás, 1952; Karge, 1989): in particolare nel coro - probabilmente già terminato nel 1230, quando si ha menzione di una cerimonia tenutasi in esso - le numerose cappelle aperte sul deambulatorio, ben presto tuttavia sostituite, rendevano l'impianto molto simile al modello attuato a Bourges. Intorno a quest'epoca doveva già essere in opera anche la zona inferiore della facciata meridionale, chiamata del Sarmental, e tra il 1240 e il 1250 vennero completate entrambe le facciate del transetto, a esclusione delle gallerie superiori. L'ingresso di Alfonso X dal portale principale di facciata nel 1257 induce a ritenere che questo fosse già terminato, così come la consacrazione dell'edificio nel 1260 lascia supporre che dovesse essere stata ormai completata anche la copertura. Dal settimo decennio del sec. 13° iniziò una nuova fase di ampliamenti promossi da Alfonso X. Fra il 1260 e il 1275 furono costruiti un nuovo deambulatorio, più ampio del precedente, e le splendide gallerie dei transetti e della facciata. Nel 1265 si iniziò la costruzione del chiostro a due piani.Come si è detto, il principale modello di riferimento di questo edificio fu la cattedrale di Bourges (il sistema del deambulatorio, i motivi a tracery del triforio, alcuni caratteri dei pilastri), sebbene semplificato, come indica anche la riduzione delle navate da cinque a tre. Tuttavia furono utilizzati anche altri modelli, in particolare della Francia settentrionale (Tours, Parigi), che testimoniano attivi nell'edificio architetti francesi di formazione eclettica. Si conosce il nome del maestro Enrique, pure noto come magister operis, documentato tra il 1261 e il 1277 (anno della sua morte) e attivo anche a León, ma non si tratta certamente del primo architetto. Un Juan Pérez (m. nel 1296), di origine spagnola, dovette forse subentrare al maestro francese.Prima di tutto, essendo l'edificio situato alle pendici della montagna, fu necessario eliminare il dislivello del terreno fra la zona settentrionale e quella meridionale. Fu questo dislivello a motivare la differenza di altezza e il relativo diverso trattamento delle facciate del transetto, il quale risulta ben evidenziato per la presenza, su entrambi i lati, di una campata aggettante rispetto al coro, soluzione adottata forse anche in relazione a un collegamento con la grande strada che attraversava la città. Un modello molto prossimo poteva essere costituito dal contemporaneo transetto di Las Huelgas, mentre per questa caratteristica non esistevano paralleli nell'architettura francese. Nel sec. 15°, con l'accresciuta importanza della città, dei suoi vescovi e di alcuni membri dell'aristocrazia, le cui sepolture trovarono posto nella chiesa (come per es. il conestabile Pedro Fernández de Velasco), l'edificio del sec. 13° venne via via arricchito di nuove strutture che rendono oggi complessa l'ipotesi ricostruttiva dell'impianto originario.Più significativa ancora della fase architettonica fu l'attività legata alla decorazione scultorea della cattedrale, che trasformò B. nel principale centro di produzione e diffusione di sculture del regno di Castiglia, accanto a León (sebbene quest'ultima comunque non prima del 1255-1260).Alla facciata del Sarmental lavorarono due gruppi di scultori, il primo legato alle maestranze attive alla facciata occidentale della cattedrale di Amiens, il secondo invece agli scultori del transetto nord della cattedrale di Reims, ma con l'elaborazione a B. di un ciclo iconografico più arcaizzante, con la Maiestas Domini e il tetramorfo, oltre all'architrave con gli apostoli, come nel portale dei Re a Chartres. Originale è la disposizione degli evangelisti sui loro scranni, secondo una formula consueta nella miniatura e nelle arti suntuarie, ma rara nella scultura monumentale. Al centro del portale, nel trumeau, era collocata la statua di un santo vescovo, oggi sostituita da una copia e trasferita nel chiostro. Il portale del Sarmental costituì il modello per i portali di Sasamón (presso B.) e del transetto meridionale della cattedrale di León.Il portale settentrionale, in seguito noto come portale della Coronería e originariamente chiamato degli Apostoli, risulta ultimato nel 1257, ma si può ritenerlo già in opera cinque o dieci anni prima. L'artista che lo eseguì, chiamato Maestro della Coronería (Deknatel, 1935), appare formato sugli scultori del Sarmental, anche se cronologicamente è solo di poco successivo. Il portale, molto deteriorato, presenta nel timpano il Giudizio universale e sull'architrave la Pesatura delle anime, i dannati e i beati, alcuni dei quali raffigurati nell'atto di entrare per la porta del cielo: si tratta di un precedente dell'analoga, più ricca, composizione di León (portale centrale di facciata), dove è probabile siano state attive maestranze dipendenti da quelle di Burgos. Modificato in età moderna, questo portale ha perduto il trumeau, su cui era situato il Cristo, che venne spostato lateralmente. Tanto questa immagine quanto gli apostoli degli sguanci sono opere di un artista più tardo e nettamente differenziato. Il grande portale tripartito della facciata occidentale, già profondamente danneggiato, è andato perduto in età moderna.Particolare rilievo assume l'opera degli scultori che intorno al 1260-1270 lavorarono alle torri e alle gallerie a traforo che coronano il transetto e la facciata. Altro significativo gruppo di scultori, erede delle esperienze maturate in seno al cantiere stesso, è quello cui si deve il portale d'accesso al chiostro dal transetto meridionale, con i notevoli gruppi del Battesimo di Cristo, nel timpano, e dell'Annunciazione e dei profeti, negli sguanci. Questi ultimi furono attivi fino alla fine del secolo e forse oltre; a essi si devono anche i gruppi scolpiti in corrispondenza del piano superiore del chiostro.Per il sec. 14° non si può indicare per il cantiere della cattedrale un'attività di pari rilievo, fatta eccezione per il compimento di una significativa opera architettonica: la sala capitolare, costruita per iniziativa del vescovo Gonzalo de Hinojosa. Nel 1316 si ha notizia dell'acquisto di alcune case che ostacolavano la realizzazione dell'edificio, che doveva venire eretto al centro del lato orientale del chiostro; nel 1354 il Capitolo poté già riunirsi nel nuovo ambiente. L'edificio, insieme con la sala capitolare della cattedrale di Pamplona, costituisce l'esempio più antico in Spagna di un particolare tipo di struttura caratterizzata da una base quadrata convertita in alto in ottagono e coperta da una volta stellare a otto punte. Alle botteghe formatesi in questo periodo, la cui attività, sebbene molto ridotta rispetto a quella del sec. 13°, è tuttavia di una certa qualità, si devono, fra le opere più significative: il portale d'accesso alla sala capitolare, il sepolcro del vescovo Gonzalo de Hinojosa (Gómez Bárcena, 1988; Yarza, 1990), interessante anche per il programma iconografico, il sepolcro del vescovo Rodríguez de Quijada, di poco anteriore, e diverse immagini di Madonne con il Bambino, che diedero poi luogo a un tipo iconografico molto diffuso a B., a Palencia e, con alcune varianti, nei Paesi Baschi (Rioja e Navarra). Alla fine del sec. 14° si segnalano il complesso sepolcro del vescovo Lope de Fontecha e quello, più semplice, di Domingo Arroyuelo. Solo successivamente, negli anni quaranta del sec. 15°, si registra il grande rinnovamento del Gotico burgalese e con esso della cattedrale.Già nel 1163 la città contava undici chiese, nei pressi di monasteri o di altri edifici; quasi tutte, malgrado profondi rimaneggiamenti, si conservano ancora oggi. Particolarmente notevole è la chiesa gotica, a tre navate, di San Esteban, costruita a partire dal 1280 e portata a termine nel 1350; ampiamente rimaneggiata nei secc. 15° e 16°, soprattutto all'interno, è caratterizzata all'esterno dalla robusta torre. Il portale occidentale deve essere datato ai primi del sec. 14°; denunciando evidenti influssi delle maestranze attive per la cattedrale, presenta nel timpano il Cristo del Giudizio con Maria e s. Giovanni nella zona superiore e Storie di s. Stefano - cui la chiesa è dedicata - nella zona inferiore. Nel 1328 trovò posto nell'antisacrestia una sepoltura, e questo indica uno dei ruoli che l'edificio, parrocchia di un importante rione, andò da allora assumendo come luogo privilegiato di sepoltura per i propri parrocchiani. Fu questa anche una delle cause delle modifiche che ne trasformarono l'interno. A partire dalla fine del sec. 14° venne costruito il chiostro, dalla pianta molto irregolare, anch'esso adibito a luogo di sepoltura.La chiesa di San Lesmes venne iniziata nel 1380, in un'area all'epoca posta al di fuori delle mura, in relazione al culto del santo francese Adelelmo, vissuto a B. nel sec. 11°; gran parte della costruzione attuale va tuttavia riferita a dopo il 1400.Nei primi anni del sec. 15° si lavorava anche a un'altra delle grandi parrocchie di B., la chiesa di San Gil, davanti alla quale passava la strada diretta a N, a ridosso delle mura; ma soltanto tra il sec. 15° e il 16° essa venne dotata del ricco insieme di retabli e sepolcri.L'antica chiesa di San Nicolás fu distrutta all'inizio del sec. 15° per far posto a un nuovo edificio. Fra le altre chiese va citata quella di Santa Gadea, esistente, secondo la tradizione, dai tempi del Cid (fine del sec. 11°), ma, nelle parti più antiche conservatesi, risalente al 15° secolo.In relazione alla maggiore importanza che B. andò acquisendo, vennero via via fondati numerosi monasteri e conventi, alcuni dei quali raggiunsero particolare peso e rilevanza. Prima fra tutti, l'abbazia cistercense femminile del Monasterio de Santa María la Real de Huelgas, situata fuori città. Fondata nel 1184 da Alfonso VIII e da sua moglie Eleonora d'Inghilterra, l'abbazia giocò un ruolo significativo, fra l'altro, nell'incrementare il favore dei sovrani nei confronti della città. Fin dalla fondazione frequenti menzioni attestano numerosi donativi sia per la comunità religiosa sia per la costruzione degli edifici monastici. Alla prima fase, che comprende i primi venti anni del sec. 13°, risale il chiostro, detto Las Claustrillas, a cui dovette lavorare un architetto di nome Riccardo, che si suppone di origine inglese, citato in un documento del 1203 nel quale Alfonso VIII gli concede alcune terre per l'attività svolta nell'abbazia. Contemporaneamente si dovette provvedere a quanto era necessario per il culto, con la commissione di alcuni manoscritti miniati all'importante scriptorium del vicino monastero di San Pedro de Cardeña. Alcuni libri furono tuttavia importati dall'Inghilterra. In questo stesso periodo donazioni e privilegi contribuirono a fare dell'abbazia il centro religioso probabilmente più potente e ricco della Castiglia, con una giurisdizione che si estendeva anche su numerose altre comunità femminili. A questo periodo risale la costruzione dei principali edifici monastici: in primo luogo la grande chiesa (di m. 80 ca. di lunghezza), alla quale si suppone abbiano lavorato architetti francesi; a tre navate, presenta un coro poligonale e quattro cappelle rettangolari nell'ampio transetto. Sempre nel sec. 13° venne portato a termine il grande chiostro di San Fernando, nel quale accanto agli architetti gotici operarono maestranze mudéjares, autrici dell'elaborata decorazione in gesso. Non è questa l'unica testimonianza della loro presenza, attestata sia da documenti sia da altre opere. La sala capitolare, sostenuta da quattro eleganti supporti, è una delle più belle della penisola iberica, in particolare per l'elevazione che essa raggiunge, non essendo condizionata dal piano superiore che solitamente compare invece nelle sale capitolari dei monasteri maschili. Lungo il fianco settentrionale della chiesa fu eretto un lungo portico, in cui trovarono posto numerosi sepolcri. Per quanto riguarda la funzione sepolcrale, Las Huelgas rivestì, quale pantheon reale, un ruolo di particolare importanza; le tombe nel portico ripetono forme diffuse in altre zone della Castiglia; nella chiesa sono da menzionare le tombe di Alfonso VIII e della sua consorte, decorate con insegne araldiche, ma con scarse figurazioni, il sepolcro di Fernando de la Cerda, molto semplice, che si completa di un gruppo con la Crocifissione, e soprattutto quello dell'infanta Berenguela (m. nel 1279), con una complessa iconografia che si sviluppa sulla fronte, sui lati e sul coperchio. Il gruppo con la Deposizione dalla croce, infine, collocato nella zona di separazione del coro dalle navate, costituisce una testimonianza significativa dell'alta qualità delle maestranze attive nel monastero durante tutto il secolo.La ricognizione effettuata all'interno delle tombe ha consentito il recupero di una splendida serie di tessuti (Gómez Moreno, 1946), recentemente restaurati, in gran parte di origine islamica, a conferma dell'importante ruolo assunto a Las Huelgas dalla cultura musulmana. Ancora di produzione islamica si conserva il c.d. Pendón de las Navas, un tessuto in seta e oro. A opera di maestranze mudéjares di tradizione almohade fu anche eretta la cappella dell'Assunzione, un piccolo edificio in mattoni coperto da una volta a nervature, in cui è evidente l'antica matrice cordovana, ma che ricorda molto da vicino la Kutubiyya di Marrakech.Il sec. 14° segnò per l'abbazia un periodo di stasi; in ogni caso gli edifici principali erano ormai tutti terminati ed essa si arricchì ex novo in questo periodo solo di qualche pezzo isolato, come per es. l'importante codice musicale che ancora vi si conserva.Altri tre grandi monasteri furono eretti al di fuori delle mura di B., e fra questi in primo luogo va considerato quello della Trinidad. L'Ordine della SS. Trinità e degli Schiavi, fondato da Giovanni di Matha, aveva per scopo la liberazione dei prigionieri, funzione di particolare importanza in un'area come la penisola iberica, dove di fatto perdurava un continuo stato di conflitto con i musulmani e dunque uno dei motivi che ne facilitarono la diffusione e l'insediamento. Dal 1207 si ricordano donazioni in favore del monastero, eretto in prossimità delle mura vicino a San Gil e quindi sulla strada diretta a N. Nel 1221 il vescovo Mauricio accordò il permesso per la costruzione dell'oratorio e del cimitero, a cui si lavorò per tutto il secolo. Nel 1241 le donazioni riguardarono l'erezione di un ospedale, affidato agli stessi Trinitari. A partire dal 1262 è attestata infine l'usanza delle sepolture all'interno del monastero, documentata sino alla fine del secolo. Nel 1336, a seguito del conflitto tra Pietro il Crudele e il fratellastro Enrico, si decise la demolizione del complesso, che risultava ubicato troppo vicino alle mura; è certo tuttavia che almeno parte delle sue strutture siano inglobate nel nuovo edificio, la cui costruzione venne iniziata nel 1380 (Yarza, 1990).Molto più complessa è la vicenda del convento francescano, situato in quei pressi ma più distante rispetto alle mura, alla cui fondazione sembra concorresse la famiglia Bonifaz, che in seguito svolse a B. un ruolo di spicco; al riguardo non si hanno peraltro notizie precise, né si ha conferma della tradizione secondo cui nel sec. 13° Ramón Bonifaz vi si sarebbe fatto costruire un magnifico sepolcro. Si trattava di una grande chiesa a tre navate ricordata come ancora in costruzione in un documento del 1246 e in seguito conservatasi fino alla guerra d'Indipendenza contro i Francesi, quando subì ingenti danni; nel 1837 ne venne infine decisa la demolizione.I Domenicani si stabilirono sull'altra sponda dell'Arlanzón, incontrando numerose difficoltà a causa di una complessa controversia con il Capitolo della cattedrale, che, iniziata nel 1262, era ancora in atto nel 1301. Nel frattempo, a partire dal 1271, era stata intrapresa la costruzione della chiesa, i cui lavori procedettero lentamente, a causa delle grandi dimensioni dell'edificio. Il complesso, chiesa e convento, dedicato a San Pablo, è purtroppo andato distrutto; si conservano solo alcuni oggetti dell'arredo, il più interessante dei quali è un paliotto d'altare (o forse retablo) in pietra, della prima metà del sec. 14°, conservato nel Mus. Arqueológico Prov. di B.: diviso in due registri, presenta un ampio e ben scandito ciclo della Vita di Cristo. È difficile stabilire con certezza l'uso o la funzione del pezzo; l'ipotesi che si tratti di un retablo restituirebbe uno dei pochi esemplari del sec. 14° conservati in Castiglia, dove solo nel secolo successivo essi ebbero ampia diffusione.Minore importanza rivestirono altri monasteri. Si conserva parte della chiesa gotica del convento di Santa Clara, edificato non molto lontano dalla chiesa domenicana di San Pablo. Nei pressi fu eretto anche il monastero delle Agostiniane, il cui chiostro, molto semplice, è di epoca tarda.Per quanto concerne l'architettura civile, limitata a pochissime testimonianze, si conservano resti delle strutture medievali del castello, peraltro profondamente rimaneggiate, e della cinta muraria eretta tra la fine del sec. 13° e gli inizi del successivo, già citata in un documento di Alfonso X del 1276 e per il cui completamento ancora nel 1313 si provvedeva al denaro necessario. Di tutte le porte che in essa si aprivano la più importante e meglio conservata, malgrado le aggiunte, è quella di Santa María, risalente a epoca romanica e ricordata già in documenti del sec. 13°, ma completamente ricostruita verso il 1332-1336 e quindi trasfigurata all'esterno, nel 1534, in forma di arco di trionfo.Quanto alle abitazioni private, non ne sussiste alcun esemplare di età medievale, come pure per quanto riguarda i numerosi e rinomati ospedali. Si ritiene che, fra gli ospedali più antichi di B., ci fossero quelli di San Juan, all'ingresso della città, e dell'Imperatore, all'uscita da essa, sovvenzionato quest'ultimo dai monarchi e dotato di una chiesa. Menzionato spessissimo nei documenti fin dall'epoca della sua fondazione, l'ospedale di San Lucas fu eretto dal decano Pedro Sarracín, notabile della città, nel 1279; al 1341 risale l'ospedale di Santa María. In seguito il numero dei nosocomi continuò ad accrescersi sino alla fine del 15° secolo. Nelle immediate vicinanze di B. si trova l'Hospital del Rey, risalente al sec. 12°, con esigue tracce dell'originaria facies medievale.Già in età medievale ha spicco a B. l'attività degli orafi e degli argentieri, malgrado la maggior parte delle opere conservate appartenga al sec. 15° o a epoca ancora più tarda. Sebbene non sia documentata a B. alcuna forma associativa o corporazione né di questi né di altri artisti, orafi e argentieri dovevano costituire un gruppo relativamente importante se, come risulta, essi presero talora decisioni collettive che richiamarono l'attenzione dell'intera comunità cittadina. I documenti attestano del resto la produzione di opere di rilievo, come la Vergine in argento per l'altare maggiore della cattedrale, sostituita nel 1460.Sono invece scarsi i dati documentari riguardanti la pittura e la miniatura, ma in questo caso tuttavia la presenza delle opere testimonia l'indubbia esistenza di una scuola di una certa qualità, anche se non altissima, e di una produzione pittorica che in età gotica doveva essere quantitativamente molto più consistente di quanto oggi non risulti; una testimonianza significativa è in questo senso la tavola di Covarrubias (Mus. Parroquial), frammento di un retablo del 1300 circa.Fra le numerose confraternite religiose presenti a B. - nelle quali, al di là degli intenti a carattere devozionale, è evidente anche la volontà di ascesa sociale propria dei ceti mercantili - riveste un particolare interesse quella di Santiago e Santa María, per la quale nel 1338 fu dato avvio alla redazione di un Libro de la Cofradía, corredato dei ritratti di tutti i membri, rappresentati così come essi apparivano nelle pubbliche rassegne, a cavallo e abbigliati come cavalieri. Lo stile delle prime miniature non si discosta molto dalle tavole dipinte che coprivano il sepolcro di Mahamud (presso B.), del 1300 ca., conservate nel Mus. d'Art de Catalunya di Barcellona.Due sono in B. i musei che raccolgono opere medievali significative. Il più importante è il Mus. Diocesano-Catedralicio, allestito nel chiostro e nelle sale attigue (sala capitolare, poi di Santa Catalina; parte della cappella di Santiago; cappella del Conestabile). Il Mus. Arqueológico Prov., sistemato nelle rinascimentali abitazioni dei Miranda e d'Angulo, contiene parimenti opere notevoli, nella maggior parte tuttavia di interesse archeologico e non di epoca medievale.Vanno infine ricordati un piccolo museo nell'abbazia di Las Huelgas (Monasterio Santa María la Real de Huelgas, Mus. de Telas medievales), con opere provenienti dall'abbazia stessa, fra cui spicca la collezione di tessuti rinvenuti nei sepolcri, e il museo di recente formazione nella chiesa di San Esteban, oggi chiusa al culto.
Bibl.:
Fonti inedite. - J. Barrio Vilamor, Historia de Burgos, 1678, Madrid, Real Acad. Historia; B. de Palacios, Historia de la Ciudad de Burgos, de sus familias y de su santa Iglesia, 1729.
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