BUSCHETO (Busketus, Buschetto, Boschetto)
Si ignorano l'origine e gli estremi biografici di questo architetto attivo a Pisa tra il terzo venticinquennio del sec. XI e i primi del XII. Compare in due soli documenti certi, del 2 dic. 1104e del 2apr. 1110 (pubblicati dal Pecchiai), e come operarius di S. Maria. Fu l'ideatore del progetto della cattedrale pisana e come tale infatti è ricordato ed esaltato, nel paragone con Ulisse e con Dedalo, nell'iscrizione che si legge sulla sua tomba collocata nella prima arcata a sinistra della attuale facciata (trasferitavi da quella primitiva): "Non habet exemplum niveo de marmore templum. / Quod fit Busketi prorsus ab ingenio". Una più tarda iscrizione elogiativa aggiunta sul sarcofago in occasione del trasferimento della tomba dalla vecchia alla nuova facciata (al tempo cioè dell'architetto di quest'ultima, Rainaldo) esalta del B. soprattutto le capacità tecniche: "Quod vix mille boum possent iuga iuncta movere / Et quod vix potuit per mare ferre ratis / Busketi nisu quod erat mirabile visu / Dena puellarum turba levabat onus". Accenti assai simili aveva un'epigrafe romana, ora scomparsa, trascritta da G. Dondi (1375), che celebrava un "Buzeta" per aver nuovamente eretto l'obelisco nel circo neroniano: "Ingenio Buzeta tuo bis quinque puellae / appositis manibus hanc erexere columnam". Questa somiglianza di tono nelle due epigrafi, pisana e romana, indusse il Morelli a proporre l'identificazione di "Buzeta" con Buscheto.
Non risulta certo che sia da identificare con il B. che compare nel 1076 e 1078 in due atti della canonica del duomo di Pistoia (L. Chiappelli, Storia di Pistoia..., Pistoia 1932, p. 159). Per altre ipotesi (B. del fu Giovanni giudice dei signori di Ripafratta, Monini, pp. 10-14), basate su documenti presunti (10 febbr. 1100 e 1105) o per documenti (Pecchiai, p. 20) poinon rintracciati (13febbr. 1104 e 18 luglio 1105), si veda Scalia (pp. 514 s.).
I lavori della cattedrale pisana, iniziati nel 1063 al tempo del vescovo Guido da Pavia, proseguirono, sostenuti da donazioni, tra cui quelle di Enrico IV e della contessa Matilde, per tutto il secolo XI e i primi decenni del secolo seguente. Papa Gelasio II nel 1118 consacrava la cattedrale, forse non ancora del tutto compiuta. Dopo questa data, l'edificio venne ampliato con il prolungamento a ovest del corpo longitudinale della chiesa, di circa quindici metri, che portò di conseguenza alla costruzione dell'attuale facciata (per il Sanpaolesi nel secondo quarto del sec. XII. Per le fondazioni della prima facciata si veda Bacci, 1917).
L'individuazione, ovviamente fondamentale, dell'attività di B. nella parte più antica del duomo, ha avuto un lungo iter critico. Alla luce degli studi recenti è da credere che il B. progettasse e iniziasse la costruzione in età ancor giovane, proseguendone poi la fabbrica fino al primo decennio del sec. XII.
Molte ipotesi sono state avanzate sui tempi e i modi della fabbrica del duomo durante la direzione di Buscheto (Dehio-von Bezold; Salmi, 1938;Sanpaolesi). Una documentazione indiretta aiuta solo parzialmente. Accettando l'ipotesi del Burger (1953), che l'epigrafe con data 1085 murata sulla porta della pieve nuova di S. Maria del Giudice (Lucca) vada riferita al completamento dell'abside di questa chiesa - anteriore stilisticamente alla sua facciata - il1085verrebbe ad essere anno ante quem per il completamento di una parte dei lavori al duomo pisano attribuibili a B., dato il rapporto esistente tra il duomo di Pisa e l'abside della pieve nuova di S. Maria del Giudice: la chiesa del contado lucchese sarebbe anche il più antico edificio derivato dalla cattedrale pisana.
I forti pilastri interni all'incrocio del transetto delineano le dimensioni della cupola e autorizzano a ritenere che B. progettasse anche questa parte (Sanpaolesi), anche se poi è possibile che i lavori si protraessero. La cupola originaria - poggiante su un tamburo con monofore ad archetto e su trombe coniche venute in luce durante i restauri del secondo dopoguerra - indica rapporti con l'architettura del Mediterraneo orientale e della Sicilia.
Un problema aperto è quello della forma della facciata di B., forse già compiuta nel 1118 quando fu consacrata la chiesa, certo già esistente quando nella chiesa fu tenuto un concilio nel 1136, e disfatta probabilmente dopo la costruzione della nuova. Ipotesi ricostruttive possono trovare appoggio nell'esame analitico e comparativo di alcune facciate di chiese pisane (S. Frediano di Pisa, la pieve di Calci già aperta al culto nel 1111, la pieve di Vicopisano) e lucchesi (le due pievi di S. Maria del Giudice), tutte in contatto con la cattedrale pisana. Queste facciate mostrano una ricorrente tipologia ad archi ciechi su due ordini, che si presenta in logico e armonioso rapporto con quella soluzione ad archi ciechi che compare nei fianchi del duomo di Pisa.
Il linguaggio di B. non è certo riconducibile ad una tradizione locale, ed è estremamente colto. Accettando l'ipotesi di identificazione con il "Buzeta" dell'iscrizione romana, il soggiorno a Roma illuminerebbe sul sottofondo classico della sua cultura: l'impianto dell'edificio e i grandi colonnati basilicali, i capitelli foggiati ad imitazione dell'antico, la quasi completa assenza di decorazioni figurate rivelano infatti la conoscenza e lo studio delle opere romane; è significativo che anche il neoclassico Milizia ne notasse "le proporzioni del tutto non... spregevoli" e la "sodezza". Nello stesso tempo B. è a conoscenza dell'architettura lombarda e dell'architettura orientale, dalla bizantina all'araba. Contatti e rapporti culturali sono d'altronde superati in una unitaria visione di grande respiro, che fa di B. uno dei massimi architetti dei secoli XI e XII.
La cattedrale pisana è capostipite del romanico pisano. All'opera di B. e del suo continuatore Rainaldo si rifece non solo la generazione a loro più vicina, ma una folta scuola, estesasi nella Lucchesia, nel territorio fiorentino, e nelle zone politicamente o commercialmente in rapporto con Pisa (in Sardegna e in Puglia), scuola che ne mantenne alcuni tratti essenziali, pur modificandosi nel tempo e nei diversi centri.
Fonti e Bibl.: B. Maragone, Annales pisani, in Rerum Italic. Script., 2 ediz., VI, 2, a cura di M. Lupo Gentile, pp. 1 ss.; R. Sardo, Cronaca pisana, a cura di O. Banti, Roma 1963, pp. 7 ss.; G. Dondi, Iter romanum (1375), in Codice topografico della città di Roma, a cura di R. Valentini-G. Zucchetti, IV, Roma 1953, p. 68; F. Milizia, Mem. degli architetti antichi e moderni, Parma 1781, p. 112; A. Da Morrona, Pisa illustrata, Pisa 1812, pp. 119, 147, 148, 175, 362; I. Morelli, Operette, II, Venezia 1820, pp. 285 ss.; R. Grassi, Descriz. Stor.-artistica di Pisa, Pisa 1836, Parte storica, p. 124; Parte artistica, pp. 22 ss.; G. Rohault de Fleury, Les monuments de Pise au Moyen Age, Paris 1866, pp. 48 ss.; G. B. De Rossi, Inscriptiones christianae Urbis Romae, I, Romae 1880, p. 330; G. Dehio-G. von Bezold, Die kirchliche Baukunst des Abendlandes, I, Stuttgart 1884, pp. 230 ss.; S. Monini, B. pisano, Pisa 1890; P. Schubring, Pisa, Leipzig 1902, pp. 17, 34, 44, 74; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, III, Milano 1903, pp. 835 ss.; J. B. Supino, Arte pisana, Firenze 1904, pp. 4, 20-22, 32, 37, 44; P. Pecchiai, L'opera della Primaziale pisana, Pisa 1906, pp. 20 ss.; R. Papini, Pisa, I, Roma 1912, p. 4; Id., La costr. del duomo di Pisa, in L'Arte, XV (1912), pp. 344 ss.; P. Bacci, Le fondaz. della facciata del sec. XI nel duomo di Pisa, in Il Marzocco, XXII (1917), n. 35; P. Tronci, Il duomo di Pisa, a cura di P. Bacci, Pisa 1922; M. Hauttmann, Die Kunst des frühen Mittelalters, Berlin 1924, pp. 83, 84, 714; M. Salmi, L'architettura romanica in Toscana, Milano-Roma s.d. (ma 1927), pp. 11, 12, 14, 15, 16, 17, 24, 40 n. 26; P. Toesca, Il Medioevo, I, Torino 1927, pp. 467, 548 ss., 660 n. 39, 1127; S. Guyer, Der Dom zu Pisa und das Rätsel seiner Entstehung, in Münchner Jahrbuch der bildenden Kunst, IX (1932), pp. 351 ss.; M. Salmi, La genesi del duomo di Pisa, in Boll. d'arte, s. 3, XXXII (1938), pp. 150 ss.; H. Thümmler, Die Baukunst des XI. Jh.s in Italien, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, III (1939), pp. 183-188; C. L. Ragghianti, Architettura lucchese e architettura pisana, in Critica d'arte, s. 3, VIII (1949), n. 2, pp. 168 ss.; S. Burger, L'architettura romanica in Lucchesia e i suoi rapporti con Pisa, in Atti del Seminario di storia dell'arte, Pisa-Viareggio 1953, pp. 126 ss.; P. Sanpaolesi, La facciata della cattedrale di Pisa, in Riv. dell'Ist. d'archeol. e storia dell'arte, V-VI(1956-57), pp. 254 ss. e passim;Id., Ilrestauro delle strutture della cupola della cattedrale di Pisa, in Boll. d'arte, s. 4, XLIV 1959), pp. 100-230; S. Burger, Osservazioni sulla storia della costruzione del duomo di Pisa, in Critica d'arte, VIII (1961), pp. 28 ss.; R. Barsotti, B. e Rainaldo, in Cattedrale di Pisa. 1063-1963 (catal. della mostra), Pisa 1963, pp. 12-14; R. Delogu, Pistoia e la Sardegna nell'architettura romanica, in I Convegnointernaz. di storia e arte, Pistoia 1964, pp. 86 ss.; G. Scalia, Ancora intorno all'epigrafe sulla fondazione del duomo pisano, in A G. Ermini, Spoleto 1970, pp. 483 ss.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 289, s.v. Busketus.