BUSIRI-VICI
. Famiglia di architetti romani. Andrea, nato in Roma nel 1817, morto ivi nel 1911, era nipote dell'architetto Andrea Vici d'Arcevia dal quale ebbe i primi insegnamenti artistici. Svolse la sua lunga attività in Roma e nella provincia: da ricordare in special modo i numerosi monumenti sepolcrali al Verano, il ripristino completo della basilica di S. Agnese in Via Nomentana, i restauri e gli studî per il trasporto dell'abside nella Basilica Lateranense, l'arco monumentale all'ingresso della villa Doria-Pamphily, il restauro di S. Maria della Quercia a Viterbo. Pubblicò numerose ed interessanti monografie illustrate, e fu architetto della chiesa e dei palazzi Vaticani e direttore dei mosaici sotto i pontificati di Pio IX e Leone XIII.
Carlo, nato a Roma il 28 ottobre 1856, morì ivi il 7 agosto 1925. Figlio di Andrea, ebbe da lui i primi insegnamenti, che completó nell'Accademia di belle arti. Tutta la sua attività artistica è improntata a un carattere di profonda romanità e può dirsi che con lui si sia ridestato nell'architettura dell'ultimo ventennio il gusto per le opere del Rinascimento e del barocco romano, inteso con sintesi e spirito rispondenti ai moderni criterî. La larga cultura artistica e storica gli permise di provare con molto successo le sue attitudini nei restauri e rifacimenti di antiche costruzioni, fra i quali, a Roma: la palazzina Busiri-Vici (già villetta Pallavicini) in via Pinciana, la villa della Pariola in via Gioacchino Rossini; poi: il quasi completo rifacimento del Castello del Sangallo a Nettuno, il restauro dei castelli di Gallese e di Caprarola e della cattedrale di Poschiavo in Engadina. Fra le sue opere principali: il Palace-Hôtel in via Vittorio Veneto, la palazzina Frankenstein in via Abruzzi, e la magnifica villa del conte Elia sui Monti Parioli, che riassume in una struttura grandiosa e armonica le predilezioni dell'architetto. Il figlio Clemente ne ha seguito le orme.
Bibl.: Per Andrea: Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, V, Lipsia 1911 (con la bibl. precedente). Per Carlo: Il Meridiano, 14 settembre 1925.