BUSSETO (A. T., 24-25-25)
Cittadina della provincia di Parma da cui dista 37,7 km., con 1821 ab. (1921); è stazione della ferrovia Cremona-Fidenza. Il comune (kmq. 76), tutto piano, produce cereali, viti, legumi, gelsi; vi si alleva molto bestiame bavino e pollame, di cui si fa ampio commercio. Ha parecchie industrie (conserva di pomodoro, formaggi, liquori, lavorazione delle carni suine, delle trecce di paglia e della madreperla, mulini e segherie). Conta 9229 ab. (1921), dei quali 2131 accentrati. Fra le sue frazioni è Roncole, dove nacque G. Verdi.
Monumenti. - Il palazzo comunale del sec. XV ha decorazioni in cotto. I resti della Rocca, costruita forse da Oberto Pallavicino nel 1250 (torretta aggiunta nel sec. XVI), sono notevole esempio di architettura militare. La chiesa di S. Bartolomeo, fatta costruire da Orlando Pallavicino, il Magnifico, con grande portale decorato e rosone, conserva stucchi del sec. XVIII, affreschi di Michelangelo Anselmi (1537-38) nella cappella della Concezione, e in sagrestia una croce astile d'argento cesellato, capolavoro dei fratelli Da Gonzate (1524), una pace d'avorio, una serie di bei corali miniati del sec. XV. La chiesa di S. Maria degli Angeli, eretta da G. Ludovico e Pallavicino, figli di Orlando Pallavicino, nella seconda metà del sec. XV, a tre navate e vòlte gotiche, possiede affreschi e quadri di Giulio e Vincenzo Campi, e una Pietà in terracotta di Guido Mazzoni. Il chiostro dell'annesso convento è stato più volte rimaneggiato. Notevole il palazzo del Monte di Pietà (1679-82) con ampio portico a tre arcate, di D. Palmagini.
Nelle vicinanze è la villa Verdi dove il grande compositore visse a lungo e scrisse gran parte delle sue opere. L'appartamento abitato dal maestro è conservato quale era quando egli era in vita. Vi è un bel ritratto ad olio del Morelli, un busto in terracotta del Gemito. Nella vicina Roncole è ancora la povera casa, ora monumento nazionale, dove nacque il maestro (10 ottobre 1813).
Il teatro, benché non spazioso, occupa un posto importante nella vita musicale italiana per le grandi celebrazioni verdiane che vi han luogo (il Falstaff diretto da Toscanini, ecc.).
Bibl.: E. Seletti, La città di Busseto, mem. stor., Milano 1883.
Storia. - Il nome sembra derivare da buxus (bosso) e indicare una località selvosa. Il primo ricordo documentario, e nemmeno ben certo, di Busseto è del 768, e riguarda l'erezione d'una cappella. Certo è che Busseto appartenne alla diocesi cremonese fino a quando la vicina Borgo San Donnino (ora Fidenza) fu innalzata a sede vescovile (12 febbraio 1601). I Pallavicino la signoreggiarono fino dal sec. X e ne fecero la capitale del loro stato che, nel periodo di maggior fortuna, si estendeva fra il Po, il Taro, il Ceno, lo Stirone e l'Ongina. Nel 985 Adalberto, capostipite dei Pallavicino, ne rifaceva le mura e ne edificava la rocca. I suoi successori ne accrescevano il lustro in più modi. Nel 1268, caduti gli Svevi, Busseto pagò la sua fedeltà verso l'impero con la distruzione delle sue mura. Risorta, raggiungerà il momento di maggior splendore con Orlando il Magnifico, che diffuse un benessere generale nel suo stato con le sue provvide leggi, conosciute sotto il nome di Statuta Pallavicinia (1429). Con la morte di Orlando il Magnifico (1457), comincia la decadenza anche se, nel 1533, l'imperatore Carlo V, in occasione di una sua visita al marchese Girolamo, onora Busseto di molti privilegi e la innalza a città. Dieci anni dopo, il 21 giugno 1543 lo stesso monarca conveniva a Busseto con papa Paolo III.
Alla morte di Girolamo, estinguendosi con lui la casa di Busseto, gli succedeva Alessandro, dei marchesi di Zibello; nel 1588 lo stato Pallavicino cadde sotto i Farnesi. Per un cinquantennio la storia di Busseto non ci offre che lotte per il diritto di successione, tra i diversi rami dei Pallavicino; tra costoro e i Farnesi; tra il comune di Busseto e quello di Parma per la giurisdizione autonoma.
Bibl.: E. Seletti, La città di Busseto capitale un tempo dello Stato Pallavicino, Memorie storiche, voll. 3, Milano 1883; E. Nasalli-Rocca, Gli statuti dello stato Pallavicino e le Additiones di Cortemaggiore, in Bull. stor. piacentino, 1926, fasc. 4° e 1927, fasc. 1° e 2°.