CAPPUCCIANI, Bustercio
Appartenente a nobile famiglia feudale del contado senese, nacque da Bindino con ogni probabilità nel secondo decennio del sec. XIV. I Cappucciani, signori di Sticciano in Maremma, avevano compiuto atto di sottomissione nei confronti della Repubblica di Siena una prima volta nel 1278, quando al governo della città toscana era salita la parte guelfa, e poi ancora di nuovo nel 1314, quando la scomparsa dell'imperatore Enrico VII del Lussemburgo, morto improvvisamente a Buonconvento, a pochi chilometri dal loro feudo, aveva fatto crollare definitivamente le loro speranze di poter riconquistare l'antica autonomia appoggiando il tentativo del sovrano lussemburghese. Non risulta che il C. fosse stato presente a nessuno dei due atti, mentre sappiamo che suo padre Bindino partecipò alla stesura del secondo, a garanzia del quale si impegnò anzi a consegnare in ostaggio ai Senesi il figlio Neri. Negli anni intorno ai quali si può far risalire la nascita del C., la sua famiglia, dunque, era ormai sotto il controllo del Comune di Siena: nel 1318, infatti, le autorità municipali riconoscono i signori di Sticciano come legittimi padroni del castello e del fortilizio omonimi, valutati complessivamente ad oltre 30.000 lire.
Il C. viene menzionato per la prima volta dallefonti a noi note in un documento del 23 ott. 1324relativo ad un nuovo atto di sottomissione al Comune di Siena compiuto dal fratello maggiore del C., Nello, e dagli altri esponenti della potente consorteria dei signori di Sticciano. Il C. doveva tuttavia essere allora in tenera età ed orfano di padre, perché nel citato documento si dice espressamente che il fratello maggiore aveva giurato anche per lui "procuratorio nomine". In cambio della loro sottomissione ai Cappucciani - e con loro anche a Bustercio - veniva concessa la cittadinanza senese, coi diritti e i doveri che essa comportava.
Il nuovo accordo con la Repubblica non era però destinato a durare: circa tre anni dopo che esso era stato solennemente giurato, infatti, la discesa di Ludovico il Bavaro induceva i Cappucciani a riprendere l'iniziativa della insurrezione ghibellina in Toscana: ribellatisi all'autorità del Comune e denunciato l'accordo, i signori di Sticciano si affrettarono a rifugiarsi nel castello di Montemassi. Il 15 gennaio del 1328 le magistrature municipali dichiaravano guerra al C. ed a suo fratello Nello, mentre gli armati di Siena ponevano l'assedio a Montemassi. Bustercio doveva essere allora appena adolescente, ma veniva considerato lo stesso come uno dei membri più importanti della sua consorteria, perché apparteneva al ramo principale della sua famiglia, ed era quindi l'erede presunto della maggior parte dei beni posseduti dalla consorteria. Ma nella lotta tra il C. e Siena si inserirono ben presto Firenze ed il signore di Lucca, Castruccio Castracani, che doveva aver svolto un ruolo non secondario nella ribellione dei Cappucciani. Firenze, nel quadro dei reciproci aiuti militari che dovevano prestarsi le diverse potenze della lega guelfa, inviò un contingente di armati in appoggio alle truppe senesi impegnate nell'assedio della rocca di Montemassi, mentre i cavalleggeri spediti sul posto dal Castracani riuscivano momentaneamente ad alleggerire la pressione nemica. Essi giungevano a mettersi in contatto con i difensori, e a far uscire dalla rocca il C. e suo fratello, che furono accompagnati presso Castruccio. In tal modo il condottiero otteneva il risultato di sostituirsi al C. nella signoria di Montemassi. Il castello si arrese, comunque, nell'agosto di quello stesso anno, a Guidoriccio da Fogliano, condottiero senese. Da questo momento si perde ogni traccia del C. e di suo fratello. Dalle fonti in nostro possesso, infatti, non risulta né che si siano pacificati in seguito col Comune di Siena, né che siano addirittura ritornati nel loro feudo di Sticciano dopo la morte del Castracani (3 sett. 1328). Probabilmente presero il sopravvento altri rami della famiglia, perché nel maggio del 1365 il signore di Sticciano che viene eletto capitano della Maremma è un Fazio Cappucciani.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Siena, Caleffo Vecchio, cc. 472v-475, 843-844v; Caleffodell'Assunta, cc. 723-726; Estimo 93, c. 631; ms. C. 10, Spogli del Concistoro, c. XXXII; Cronaca maggiore attrib. a Agnolo di Tura delGrasso, in Rerum Italicarum Scriptores, 2 ediz., XV, 6, a cura di A. Lisini - F. Iacometti, p. 478 n. 1; O. Malavolti, Historia de fatti e guerre de'Sanesi…, Venezia 1599, p. 87; G. Tommasi Dell'Historia di Siena, II, Venezia 1626, pp. 218; 235; E. Repetti, Diz. geogr., fisico,stor. dellaToscana, Firenze 1833-45, V, p. 474; G. Cecchini, La polit. di Siena durante la guerra contro Castruccio Castracani, in Castruccio Castracani degli Antelminelli. Miscellanea di studi storici e letterari, Firenze 1934, p. 19; W. M. Bowsky, The Financeof the Commune of Siena, 1287-1355, London-New York 1970, p. 45.