BUSTO (fr buste; sp. busto; ted. Brustbild; ingl. bust)
Termine artistico accolto dalla Crusca, che lo definisce: figura umana scolpita dalla cintura in su. Esso deriva dal latino bustium (da [com] bustum), nome del luogo dove s'inceneriva e seppelliva il cadavere. Bustum, nel senso di tomba, si distingueva nel latino classico da monumentum. Quello conteneva le reliquie del defunto; questo ne perpetuava il nome e l'effigie.
L'assimilazione dei due significati in busto, come opera statuaria, non sembra risalire oltre il sec. XVI, quando si cominciarono a raccogliere gli antichi ritratti. Veri e proprî busti sono le maschere funerarie egizie, di cera, di cartapesta, di legno e stucco, le quali venivano innestate sulle casse delle mummie o sulla stessa mummia, a perpetuarne i tratti del volto. A queste maschere corrispondono in età romana e cristiana le tavolette o tele dipinte ad encausto, che s'iriserivano tra le bende, al posto del capo. Il defunto vi era rappresentato sino a metà il petto. A somiglianza dei "termini" di Hermes,'i Greci usarono porre la testa (προτομή) su corti pilastri quadrati, donde il severo carattere tectonico, che distingue i primitivi busti ellenici da quelli romani. L'uso di queste erme durò sino ai primi secoli dell'era volgare, nei ritratti che Atene dedicava ai magistrati dell'Efebia. Dall'età di Alessandro, il ritratto si libera dallo zoccolo architettonico, e più naturalistica diviene la trattazione del collo e delle spalle, ove compare il panneggio. Altra volta il busto è tagliato alla base del collo e il capo s'inchina lievemente innanzi. In tal caso la προτομή doveva essere impiombata dentro una nicchia, al modo della εἰκών ἔνοπλος o immagine clipeata. Il bustoritratto viene riprodotto sulle monete, sui cammei, sui vasellami, nei musaici e nelle pitture.
Un antenato dei busti romani si può considerare il canopo (v.), vaso antropomorfo, usato dagli Etruschi, che talora chiaramente manifesta caratteri naturalistici di ritratto e oltre alla testa e al collo ha talvolta le braccia. Dagli Etruschi appresero i Romani l'arte di modellare le maschere ceree, usate per il culto degli antenati. Queste imagines maiorum o ritratti degli avi si conservavano negli atria, entro armadî di legno; in talune solennità domestiche venivano incoronate di lauro; erano portate nei cortei funebri da mimi, simulanti gli antenati del defunto. Quando la Grecia prestò a questo primitivo culto i modelli delle sue erme, l'uso delle imagines bronzee o marmoree si divulgò rapidamente. I primi busti di pietra o marmo risalgono alla fine della repubblica. Una statua di romano togato a palazzo Barberini reca in, mano due busti che si riferiscono verisimilmente al culto degli antenati. Dall'età augustea a Costantino il busto subisce un'evoluzione, che si può riassumere come segue:l'età giulio-claudia: taglio al nascimento del collo con la semplice indicazione delle clavicole e di piccola parte del petto; 2. età flaviana: taglio sotto le spalle; 3. età Traianea: taglio al nascimento delle braccia; 4. età adrianea: si aggiungono la base del petto e gli omeri; 5. sec. III: si rappresenta la persona fino alla cintola. Tuttavia come nel sec. I si ha il gruppo a mezza figura di Catone e Porzia, così si hanno busti senza spalle anche sino al sec. IV. Oltre che negli atria domestici, i busti degli avi venivano dedicati nei templi e collocati nei colombarî. I busti si facevano d'oro, d'argento, di bronzo, ma più spesso di marmo. I poveri si contentavano del gesso. Assai comuni erano le stele di pietra con i busti dei defunti ad altorilievo, tipo di monumento che durò dalla fine della repubblica alla caduta dell'impero. Anche in Roma si ebbero imagines clipeatae di oro, argento, bronzo, stucco e pittura. Pare che l'uso ne venisse dai Cartaginesi, che erano soliti portare alla guerra clipei d'oro col ritratto. Era probabilmente un busto il ritratto di Ottaviano entro clipeo argenteo nella Curia. Una patera del tesoro di Boscoreale porta nel centro un busto. A cominciare dall'età antonina i sarcofagi recano il busto del defunto solo, o con la sua donna entro clipeo, spesso affiancato da strigilature. Tale usanza si continua nell'età cristiana. Il diritto di effigie moltiplicò i busti degl'imperatori e delle imperatrici sulle monete e sui contorniati, che venivano sospesi alle insegne militari. I sigilli, i cammei recavano pure busti a bassorilievo. Busti clipeati si tessevano sulle vesti. Il motivo si perpetuò negli affreschi e nei musaici, nei ricami, negli avorî, negli smalti, sino al sec. XIV.
L'arte proto-cristiana rappresentò a mezzo busto i principi degli apostoli, a guisa di imperatori o filosofi, negli avorî, nei vetri, nelle tavolette dipinte. Il Medioevo abbandonò quasi del tutto l'uso dei busti scolpiti. Fanno eccezione i busti campani, d'ispirazione clȧssica, quello - supposto già di Sicligaita Rufolo -, opera di Niccolò da Foggia, sull'ambone di Ravenna, l'immagine clipeata di S. Ambrogio nella basilica ambrosiana (sec. XIII) ed altri. Solenni i busti di Cristo a musaico, nell'arco trionfale di S. Paolo nelle absidi di Cefalù e di Palermo e gli antichissimi - ma del tutto rifatti - nelle absidi di S. Giovanni in Laterano e dell'oratorio di S. Venanzio a Roma. Nello stile gotico l'immagine clipeata si tragforma in rosone lobato, da cui sporge la mezza figura a tutto rilievo; e spesso il busto si prolunga oltre la cintola. Un esempio curioso nel genere è il ritratto dell'artista che scolpì il pulpito di Santo Stefano a Vienna.
Il Rinascimento fece rivivere l'uso dei busti statuarî che però, a differenza di quelli antichi, essendo tagliati a mezzo l'omero, hanno sempre un largo piano orizzontale di appoggio, con tutti i particolari trattati naturalisticamente. Il Nicolò da Uzzano, il San Lorenzo, il Piccolo Amore di Donatello, la squisita Eleonora d'Aragona del Laurana sono creazioni indipendenti dagli esemplari classici. Deriva invece dall'antico il motivo dell'immagine clipeata, diffuso ovunque, nei portali, nelle cornici, nelle terrecotte. La pittura riflette la scultura nello sviluppo del busto, dalle testine pisanelliane alla Gioconda di Leonardo. Sempre sull'esempio dell'antico, si moltiplicano le medaglie, in cui Pisanello svolge squisitamente il tema del busto a stiacciato. Comincia nell'oreficeria l'uso dei busti di santi, in argento, a decorazione degli altari e custodia di reliquie. Per obbedire alla richiesta dei collezionisti e degli apparatori d'interni si restaurano e anche si falsificano busti antichi. Il Bernini imprime al busto statuario una fierezza di moti, mai veduta nell'età classica. Alla scuola berniniana appartiene anche lo sviluppo del busto a tutto rilievo, sporgente da una cornice, già usato nell'età gotica. Il neoclassicismo tornò col Canova al busto tectonico dei Greci. La Vestale ne è il più tipico esempio. Nell'Autoritratto e nel Napoleone egli si ispirò invece al taglio romano dell'età augustea.
Trascurato dai romantici, il busto tornò in grande voga con la scuola verista, nelle targhe, nei rilievi, nelle stele mortuarie e commemorative. Modernamente si suole tagliare il busto alla radice del collo, come nell'età ellenistica..