BUTRINTO
(gr. ΒουθϱωτόϚ; lat. Bothrotum; albanese Butrint)
Città dell'Albania situata alla confluenza dell'omonimo fiume nel lago di Vivari, all'estremo margine sudorientale della penisola di Examili.La posizione favorevole della città, protetta per tre lati dall'acqua, nelle vicinanze dell'importante via marittima che collega Corfù al mar Ionio, ne consentì lo sviluppo economico e culturale già a partire dai secc. 4° e 3° a.C.; in epoca romana fu costituita come municipio, sotto Augusto divenne colonia e nel periodo successivo conobbe la sua maggiore fioritura come località termale e centro di culto. Secondo la tradizione, a B. si diffuse molto presto il cristianesimo e, secondo s. Arsenio, sotto l'imperatore Decio (249-251) nel teatro di B. un certo Terino avrebbe subìto il martirio (Lampros, 1882, pp. 9-22). Le fonti attestano però la presenza di un vescovo della città, Iohannes Broticensis, solo a partire dal 451, quando rappresentò la sua diocesi insieme ad altri vescovi dell'eparchia dell'Epirus vetus al concilio di Calcedonia (Le Quien, 1740, II, coll. 139-142). La città di B. compare come diocesi anche nel ΣυνέϰδημοϚ di Ierocle del 535 (Honigmann, 1939), tra quelle dell'eparchia dell'Epirus vetus sotto la metropoli di Nicopoli; tra i secc. 6° e 7° questa svolse un ruolo determinante nella lotta contro il diffondersi degli influssi costantinopolitani e riuscì così a mantenere la propria indipendenza dal patriarcato di Costantinopoli. Annessa al regno bulgaro alla metà del sec. 9°, B. passò allora alla dipendenza della metropoli di Slavinica, fece parte dell'arcidiocesi bulgara indipendente (patriarcato tra il 919 e il 1118) e mantenne da allora il ruolo di importante centro religioso e amministrativo. Probabilmente già prima della metà del sec. 11° B. fu sottoposta alla metropoli di Naupatto (Lepanto) e al principio del 14° si trovò alle dipendenze di Giannina; nella seconda metà del sec. 15° la diocesi di B. venne unita a quella di Glyky. Tra il 1081 e il 1084 la città fu teatro delle lotte tra Bisanzio e i Normanni di Roberto il Guiscardo. In seguito alla quarta crociata (1204) finì sotto il despotato dell'Epiro; alla fine del sec. 13° venne occupata dagli Angioini e dal 1386 sino al 1800 fu territorio dipendente da Venezia. Già nel sec. 15°, tuttavia, l'impaludamento del porto aveva provocato la decadenza della città.A partire dagli anni Venti-Trenta fino agli anni Cinquanta di questo secolo si sono susseguite molte campagne di scavo che hanno portato a notevoli scoperte sulla città antica e medievale; ciò ha consentito l'apertura di un museo con una importante collezione di arte antica e medievale negli edifici dell'acropoli ricostruiti negli anni Trenta.Le mura della città, ancora conservate per un lungo tratto, vennero erette prevalentemente nell'Antichità tra i secc. 7°-6° a.C., epoca a cui risalgono i tratti più antichi sull'acropoli, e il sec. 3° a. C., periodo di costruzione del tratto meridionale. Nel sec. 5° d.C. e soprattutto nel 9° la cinta venne tuttavia rimaneggiata e decorata con nuovi elementi, come per es. il rilievo posto sulla porta del Leone; nel corso del sec. 13° venne innalzato il donjon sull'acropoli e nei secc. 15° e 16° furono eseguiti altri restauri tra cui, nel tratto occidentale, la doppia muratura costruita in corrispondenza della riva del fiume.Il ruolo di B. come sede vescovile comportò la fondazione già nell'Alto Medioevo di numerose chiese, ancora oggi tra gli esempi più integri in tutta la regione dei Balcani sudoccidentali. La grande basilica, conservata circa sino all'altezza delle coperture e i cui resti furono scoperti solo negli anni Settanta, appartiene al gruppo di edifici altomedievali più significativi di tutta l'Europa sudoccidentale: si tratta di un edificio (m. 3122,50) a tre navate separate da arcature e coperto a tetto, senza nartece, con transetto molto sporgente e abside poligonale. Il parato murario è in conci squadrati, ma nella parte bassa, al di sopra dello zoccolo, presenta cinque corsi di mattoni connessi tra loro da uno spesso strato di malta, incisa a motivi geometrici. Se da un lato le dimensioni, le proporzioni e la pianta, compreso il transetto, permettono di inserire l'edificio nell'ambito della tradizione locale (basiliche di Nicopoli, Fenice ed Elbasan) e di datarne la prima fase alla metà del sec. 6°, dall'altro la seconda fase costruttiva, che seguì una parziale distruzione e che è individuabile in particolare nei muri divisori delle navate, permette di connettere la basilica a una serie di chiese episcopali del primo regno bulgaro costruite ex novo nel corso del sec. 9° oppure semplicemente modificate, come nel caso della Santa Sofia a Sofia e delle chiese di Mesembria (Nessebar) e di Ochrida. Ancora più tardi, probabilmente durante la dominazione turca, in seguito alla distruzione dell'edificio, venne costruita una cappella nel transetto meridionale. Dell'arredo interno sopravvivono solo le colonne della recinzione presbiteriale, databili al sec. 6°, assieme a tracce di due strati di affreschi e del mosaico pavimentale.Di pari rilievo è il battistero, individuato dagli scavi a E del teatro romano; l'edificio, a pianta centrale del diametro di m. 14 ca., presenta due serie concentriche di colonne in granito con capitelli a dado sui quali si imposta un architrave leggermente arcuato. I capitelli e le colonne sono di spoglio e provengono dall'Egitto, con molta probabilità da un edificio romano di epoca imperiale. La vasca battesimale 'a quadrifoglio' era realizzata in muratura; una seconda vasca, più piccola, dotata di acqua corrente, era collocata nella nicchia orientale. Il mosaico pavimentale, di eccellente qualità e in ottimo stato di conservazione, presenta una decorazione a medaglioni con figure di animali tra racemi e un motivo centrale con pavoni alla fonte della vita e cervi ai piedi della croce; esso può essere attribuito a una bottega attiva nel tardo sec. 5° e nella prima metà del 6° nell'area sudoccidentale della penisola balcanica, le cui opere sono state individuate a Nicopoli, Ermione, Lin e Arapait presso Durazzo.Altri edifici religiosi sono di più difficile lettura, sia a causa del loro stato di conservazione sia perché ancora archeologicamente da indagare. Tra di essi la basilica sull'acropoli, di datazione controversa (fine sec. 5° oppure fine sec. 9°); a tre navate su pilastri, con nartece e ambienti laterali, era probabilmente coperta a volta. A S-E del teatro una chiesa a navata unica fu ricavata riadattando senza grossi interventi il frigidario di un ginnasio romano; nei pressi del tratto sudorientale delle mura sorgono invece i resti di una chiesa triconca (m. 2222) voltata, realizzata in pietra grezza alternata a corsi di mattoni, forse del periodo paleobizantino, individuabile probabilmente come santuario del martire Terino. All'angolo nordorientale della cinta una piccola chiesa a navata unica con abside semicircolare, del periodo che precede la dominazione veneziana, rivela ancora tracce di affreschi.Al di fuori della cerchia di mura verso N, a O della porta del Leone, si trova un magazzino di grandi dimensioni, coperto da una volta a botte, risalente all'epoca romana, che in periodo paleocristiano fu utilizzato come colombario; da entrambi i lati di un passaggio centrale si trovano tombe rettangolari senza corredo, ordinate fin su cinque livelli; come pietre tombali furono reimpiegate lastre marmoree antiche. Altre necropoli si trovano nell'area tra il colombario e le mura della città.
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