C'eravamo tanto amati
(Italia 1974, colore, 115m); regia: Ettore Scola; produzione: Pio Angeletti, Adriano De Micheli per Dean/Delta; sceneggiatura: Age e Scarpelli, Ettore Scola; fotografia: Claudio Cirillo; montaggio: Raimondo Crociani; scenografia e costumi: Luciano Ricceri; musica: Armando Trovajoli.
Durante la Seconda guerra mondiale, Gianni, Nicola e Antonio, uniti dai medesimi ideali, lottano insieme nello stesso gruppo partigiano. Dopo la Liberazione le loro strade si separano. Antonio diviene barelliere in un ospedale di Roma, Gianni è avvocato e Nicola professore. All'ospedale Antonio conosce una ragazza, Luciana, che sogna di diventare attrice. Tra i clienti di Gianni c'è Catenacci, un costruttore immobiliare che ha fatto fortuna grazie alla propria mancanza di scrupoli; per poter lavorare con lui, Gianni ne sposa la figlia. Nicola, a sua volta sposato, milita a favore di un cinema di lotta capace di cambiare la società, prendendo a modello Vittorio De Sica. Gianni, ormai ricco, vive in una sontuosa villa circondato dal lusso. Un giorno incontra Antonio in un parcheggio e questi lo scambia per il custode, credendolo ancora povero. Vergognandosi del proprio stile di vita totalmente contrario ai suoi ideali di gioventù, Gianni nasconde la verità all'amico. Approfittando di questo incontro casuale, i tre amici decidono di rivedersi e organizzano una cena in un ristorante. Dopo una serata vivace, Antonio accompagna gli altri a una manifestazione per il diritto allo studio dove incontrano Luciana. Rendendosi conto delle contraddizioni della propria vita, Gianni se ne va senza dire nulla, ma dimentica la patente. Grazie al documento gli amici rintracciano la villa dove egli abita e capiscono così tutto ciò che Gianni ha loro nascosto.
C'eravamo tanto amati è dedicato alla memoria di Vittorio De Sica. Egli, scomparso mentre il film era in fase di missaggio, aveva fatto comunque in tempo a vederne una copia lavoro. Nel film il cineasta appare in un documento realizzato da Ettore Scola in occasione di una manifestazione organizzata dal quotidiano "Paese Sera"; in queste immagini De Sica spiega a un gruppo di bambini come era riuscito a far piangere Enzo Stajola, il piccolo interprete di Ladri di biciclette. Originariamente, come racconta lo stesso Scola in un'intervista, la figura di De Sica costituiva il fulcro centrale del soggetto elaborato insieme ad Age e Scarpelli: "Si pensava alla storia di un professore di provincia che, dopo aver partecipato alla Resistenza, rimaneva colpito da Ladri di biciclette che vedeva nel cineclub della sua città. C'era quindi un personaggio che si entusiasmava al punto da ritenere il neorealismo uno strumento di crescita sociale per l'Italia (e in realtà, almeno in parte, è stato così). Il professore abbandonava lavoro e famiglia e andava a Roma per cercare di conoscere De Sica. Il film doveva essere soltanto la storia di un lungo pedinamento che si protraeva per trent'anni: il protagonista seguiva De Sica, diventando per lui una vera ossessione. De Sica si sarebbe ritrovato sempre di fronte questo grillo parlante, questa specie di voce della coscienza che lo seguiva, lo rimproverava, lo perseguitava. Il film doveva terminare con una frase che poi è rimasta la stessa nella versione definitiva: 'Noi crediamo di cambiare il mondo, invece è il mondo che cambia noi'. In seguito l'idea di incentrare il film su un solo personaggio, con De Sica nella parte di se stesso, ci sembrò un poco limitata; in questo modo il film si sarebbe occupato soltanto di cinema. Pensammo quindi di allargare la visione delle cose introducendo almeno altri due personaggi emblematici, un borghese e un proletario. Ed è così che è nata l'idea definitiva di C'eravamo tanto amati".
Il film è dominato da una sorta di pessimismo ricollegabile alla sconfitta di una generazione 'sfortunata'. L'Italia del dopoguerra è contrassegnata dal trionfo delle forze di destra e della Democrazia Cristiana, sostenute dal capitalismo americano: gli ideali della Resistenza si sono insabbiati nel conformismo politico e nell'egoismo individuale. La volontà di rinnovamento democratico dopo vent'anni di fascismo sfocia nella rinuncia. In un modo o nell'altro, i tre protagonisti del film rappresentano i diversi aspetti di una sconfitta masochista. Nicola è un intellettuale rinchiuso nel proprio egocentrismo, non diventerà mai un grande critico cinematografico in grado di partecipare alla battaglia culturale. Gianni, vittima dell'ideologia dell'arrivismo economico, rinuncerà alle proprie scelte di gioventù per 'imborghesirsi' e sposerà la figlia di un imprenditore specializzato in speculazioni immobiliari. Antonio rimarrà invischiato nella mediocrità di un modesto impiego ospedaliero. Il proletario comunista e un poco velleitario è in realtà l'unico personaggio positivo del film. Quest'uomo vagamente chapliniano, sballottato dalla vita, tradito o abbandonato dagli amici e ingannato dalla donna che ama, rimane comunque in piedi con la dignità propria di chi non ha rinunciato a sperare e a lottare. Antonio incarna il vigore popolare di una società che vuole continuare a combattere nonostante la subdola disgregazione del paese dopo trent'anni di incuria politica e di corruzione generalizzata.
Utilizzando il cinema come testimone e strumento rivelatore, Scola ci mostra una società che si mette a nudo davanti alle esigenze dello spettacolo. C'eravamo tanto amati costituisce quindi una delle analisi più raffinate che il cinema abbia prodotto sull'evoluzione della società italiana tra la fine della guerra e gli anni Settanta.
Interpreti e personaggi: Nino Manfredi (Antonio), Vittorio Gassman (Gianni Perego), Stefano Satta Flores (Nicola Palumbo), Stefania Sandrelli (Luciana Zanon), Giovanna Ralli (Elide Catenacci), Aldo Fabrizi (Romolo Catenacci), Elena Fabrizi (moglie di Romolo Catenacci), Fiammetta Baralla (figlia minore di Catenacci), Marcella Michelangeli (Gabriella, moglie di Nicola), Isa Barzizza (proprietaria della pensione), Livia Cerini (ragazza al ristorante), Armando Curcio (farmacista di Nocera), Amedeo Fabrizi (Amedeo, figlio di Romolo), e nella parte di se stessi Mike Bongiorno, Marcello Mastroianni, Federico Fellini, Vittorio De Sica, Guidarino Guidi (assistente di Fellini per La dolce vita), Pierluigi (fotografo di scena per La dolce vita), Alfonso Crudele (sindaco di Nocera).
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Sceneggiatura: in 'C'eravamo tanto amati' di Ettore Scola: Storie di italiani, Storie d'Italia, a cura di E. Siciliano, Torino 2001.