• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

C

di *, Guido GASPERINI - Enciclopedia Italiana (1930)
  • Condividi

C

*
Guido GASPERINI

È la terza lettera dell'alfabeto romano e di quelli derivati da esso; il suo nome, che era ce in latino, si è conservato in quasi tutte le lingue europee; in italiano è ci. La sua forma deriva da quella del gamma nell'alfabeto greco occidentale (calcidico) che fu modello del romano (v. alfabeto, II, p. 372). E in questo, infatti, la C rappresentò in origine il suono della velare sonora (G), come mostra, tra l'altro, il persistere delle sigle C. e Cn. quali abbreviazioni dei prenomi Gaius e Gnaeus. Più tardi, forse sotto l'influsso dell'etrusco che non distingueva le sorde dalle sonore, passò anche a rappresentare la velare sorda, con valore eguale a quello della K che appunto perciò scomparve a poco a poco quasi interamente dalla scrittura latina, mentre per rappresentare il suono g fu introdotta una lieve modificazione al segno originario, il quale assunse la forma G. La C mantenne tuttavia, nella serie alfabetica, il posto che occupava quando aveva ancora il valore antico. La forma della lettera, maiuscola e minuscola, ha cambiato pochissimo nello svolgimento della scrittura latina.

Il suono della c latina era originariamente soltanto velare (la cosiddetta c dura) e tale si mantenne per tutta l'età classica; in epoca imprecisata, fra il IV e il VI sec. d. C., si ha il fenomeno del passaggio della velare a palatale (la cosiddetta c molle o schiacciata) innanzi alle vocali e, i (vocali chiare), e questo duplice valore fonetico dell'unico segno C persiste tuttora nell'italiano e nel romeno (p. es. cinque, cinci), mentre in altre lingue neolatine (francese, spagnolo, portoghese) la c palatale presenta un altro svolgimento, passando attraverso l'affricata (z dura), a sibilante sorda (s): abbiamo così in francese (cinq) e in portoghese (cinco) il suono s, mentre lo spagnolo (cinco) presenta una spirante interdentale (come th nell'inglese thing).

Da questo variare dei suoni rappresentati dal segno C è sorta la necessità di distinguerli sia mediante l'aggiunta di altre lettere, sia mediante segni diacritici. Cosi in italiano e in romeno si hanno i gruppi ch e ci, che rappresentano i suoni velare e palatale rispettivamente innanzi a vocali chiare e cupe (china e ciancia); in spagnolo e portoghese il gruppo ch rappresenta il suono palatale; in francese, dove anticamente ch aveva questo stesso valore, si giunge alla pronunzia odierna (š). Le altre lingue, non neolatine, che accolsero l'alfabeto latino risentirono anch'esse l'influsso di tali variazioni: così la c inglese ha gli stessi valori di quella francese (ch vi si è conservata palatale, come in antico francese); in tedesco, innanzi a e, i, la c suona come z dura (e si usa solo in vocaboli di origine latina e neolatina, p. es. Citrone), mentre innanzi ad a, o, u si ha il suono velare (anche qui solo in vocaboli latini e neolatini, p. es. Couvert); nell'ortografia tedesca più recente è invalso il principio di sostituire alla c nel primo caso la z e nel secondo la k; nelle lingue slave ad alfabeto latino (croato, sloveno, cèco, polacco) la c ha dappertutto il valore di z dura.

Non soltanto la c ha diversi valori nelle singole lingue; ma essa entra anche, con diversa funzione, nella composizione di gruppi di consonanti che in realtà rappresentano un suono unico; si sono già visti gli esempî di ch e ci; in italiano sc (sci innanzi a vocali cupe) rappresenta la spirante linguale; in tedesco ch rappresenta un'aspirazione velare, sch la spirante linguale, tsch la palatale sorda (che in francese è resa con tch nella trascrizione di voci straniere); in polacco cz, in ungherese cs rappresentano la palatale sorda.

Analoga funzione hanno alcuni segni diacritici, collocati sotto la lettera, come la cediglia (dallo spagnolo cedilla, propriamente "piccola zeta"), che serve a indicare valori sibilanti della cc (lo spagnolo ne ha perduto l'uso; esso sussiste in portoghese e in francese innanzi ad a, o, u), ovvero collocati sopra, come il cèco č e il croato č e ć, che rappresentano suoni palatali. La trascrizione usata in linguistica, seguendo il principio di trascrivere con segno unico ciascun suono unico, ha introdotto il segno č per la palatale e usa la k per la velare.

Il passaggio di k, innanzi a vocali chiare, alla palatale sorda (con forme intermedie di intacco della velare) si riscontra anche in altre lingue non neolatine, p. es. nel greco moderno e in alcuni dialetti arabi. Ma poiché queste lingue non hanno introdotto nel loro alfabeto alcun segno per rappresentare tale innovazione fonetica, ne è derivato che altre lingue, le quali avendo adottato rispettivamente gli alfabeti greco e arabo, possedevano il suono di c palatale (ć), sono state indotte a creare nuovi segni per rappresentarle: così il russo, serbo e bulgaro &mis4;d e il persiano-turco arabo.

Numerazione. - Nel sistema di numerazione romano C = 100.

Musica. - La lettera C dell'alfabeto musicale designava anticamente il terzo suono della scala fondamentale preguidoniana e nella nomenclatura odierna latina della scala musicale, ancora usata dai Tedeschi e dagl'Inglesi, corrisponde al do italiano e all'ut francese. Per l'uso di essa nella gamma di Guido d'Arezzo (sec. XI), v. alfabeto musicale.

La C fu una delle lettere dell'alfabeto musicale che intorno al sec. X furono scelte, perché fungessero da chiave sul rigo allora nascente; e figura spesso nei manoscritti neumatici dell'epoca guidoniana insieme con la lettera-chiave F. La sua forma venne poi gradualmente alterata dai copisti sino a diventare il segno moderno della chiave di do. Nel sistema esacordale, fiorito dopo i tempi di Guido d'Arezzo, la C si trovò accoppiata, secondo la sua posizione nella scala generale, con altri nomi di note di derivazione guidoniana, donde i termini di Cifa, Cifaut, Cisolfaut - che indicavano il suono ut (do) considerato nelle varie scalette del sistema.

Come abbreviazione di termini musicali, la c può avere varî significati; può rappresentare la parola celeriter (nel canto gregoriano), e, accoppiata con altre lettere, può rappresentare le espressioni: cantus firmus (c. f.); da capo (d. c.); basso continuo (b. c. opp. B.C.). Essa può infine avere un significato di misura, indicando una battuta di tempo ordinario in 4/4.

Matematica. - Nell'analisi matematica spesso la C indica una costante arbitraria d'integrazione.

Fisica. - In fisica si indica con la lettera C la riga Fraunhofer dell'idrogeno nella regione rossa dello spettro solare.

Chimica. - La C è il simbolo chimico del Carbonio.

Calendario. - La C è la terza delle lettere domenicali, negli anni in cui la prima domenica cade il 3 gennaio. Nel calendario romano era la terza delle lettere nundinali e designava il terzo giorno di ogni novenario.

Filosofia. - Nei versi mnemonici con cui gli scolastici indicarono schematicamente i varî modi del sillogismo (v.), la lettera iniziale C indica che quel modo può esser ridotto al modo Celarent della prima figura; inoltre, nell'interno d'una data parola mnemonica, la lettera c (che in genere significa la "contrapposizione" dei giudizî, e cioè una delle forme della loro "conversione" indica che la riduzione del modo da essa significato a un modo della prima figura va fatta convertendo per contrapposizione.

Simbolismo. - La C si usa a indicare il terzo elemento d'una serie. Sulle monete francesi la C indicò successivamente quelle della zecca di Chinon, di Saint-Lo, e di Caen.

Vedi anche
cediglia Segno grafico della lingua francese e portoghese che, posto sotto alla lettera c (ç) davanti alle vocali a, o, u le dà il suono di s sorda. Il segno deriva per riduzione dalla piccola zeta che, nell’antica scrittura spagnola, si poneva sotto alla lettera c per conferirle il suono di z sorda. alfabeto Linguistica Complesso di segni ciascuno dei quali indica un suono consonantico o vocalico di una lingua determinata. L’antichità ha conosciuto vari sistemi di scrittura, ciascuno dei quali è giunto dalla primitiva fase ideografica a un grado più evoluto, in cui determinati segni hanno acquistato un valore ... lìngue romanze Famiglia linguistica indoeuropea, originatasi in ampie aree europee (denominate Romània dai linguisti) dallo strato latino impiantato durante la dominazione romana. Le l.r. (dette anche neolatine) si possono suddividere su base geografica in cinque gruppi: iberoromanzo (dialetti portoghesi, spagnoli, ... linguistica Scienza del linguaggio. Secondo F. de Saussure i compiti primari della l. sono: a) descrivere il maggior numero possibile di lingue storico-naturali e famiglie di lingue sia nella loro funzionalità in un dato momento, sia nel loro divenire attraverso il tempo; sia da un punto di vista interno sia da ...
Tag
  • SISTEMA DI NUMERAZIONE ROMANO
  • ANALISI MATEMATICA
  • CALENDARIO ROMANO
  • SEGNI DIACRITICI
  • LINGUE NEOLATINE
Altri risultati per C
  • c
    Enciclopedia on line
    Terza lettera dell’alfabeto latino. Linguistica La sua forma deriva dal gamma dell’alfabeto greco occidentale (calcidese) che fu modello di quello romano. Qui inizialmente la C rappresentò sia la velare sonora ‹ġ› d’accordo con l’uso greco sia la sorda ‹k›, certamente per influsso dell’etrusco, che ...
Vocabolario
c, C
c, C (ci, ant. o region. ce ‹čé›) s. f. o m. – Terza lettera dell’alfabeto latino, derivata dal Γ (gamma) greco. Inizialmente rappresentò la consonante occlusiva velare sonora ‹ġ› d’accordo con l’uso greco, ma nello stesso tempo anche la...
c. c.
c. c. – Scrittura abbreviata di varie locuz.: conto corrente (anche c/c); centimetro cubo; in elettricità, corrente continua; in musica, col canto; in diritto, codice civile.
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali