CABILE (Καβύλη)
Centro della Tracia (in epoca romana inserito nella provincia omonima) localizzato nell'area dell'odierno villaggio di Kabile (ex Izvor), 7 km a NO di Jambol (Bulgaria meridionale), in una valle dominata da un colle roccioso (Zajči vrăh), in corrispondenza del gomito descritto dal fiume Tundža (l'antico Tonzos).
Sorse verso la fine del II millennio nelle vicinanze di un importante centro di culto di Cibele, localizzato sul colle. Con quest'area sacra può mettersi in relazione l'immagine della dea stessa, rappresentata a rilievo su una parete rocciosa dello Zajči vrăh (V-IV sec. a.C.). Scavi archeologici hanno messo in luce sull'altura stessa anche le fondazioni di un grande edificio con muri di tipo ciclopico e di due santuari, più piccoli e affiancati. Dall'area dei santuari provengono molti frammenti di ceramica (X- II sec. a.C.) e una grande quantità di ossa di animali.
Il villaggio tracio deve il suo nome a quello della dea qui venerata: Cibele, frigio Rubile, tracio Cabile. Nel V sec. a.C. venne fortificato: le mura di cinta abbracciano l'intera valle e il colle con il suo tratto più alto, «Hisarlăk». A questa prima fase di vita di C. va riferita una grande quantità di ceramica del X-VI sec. a.C.
Filippo II conquistò il villaggio nel 341 e gli diede una nuova fisionomia (Demosth., Or., VIII, 44 e X, 15). Si trasferirono a C. emigrati dell'Eliade e della Macedonia e si costruì nella valle una nuova città secondo i sistemi edilizî dell'epoca, dotata di un 'agorà, in cui si trovavano il Santuario di Artemide Phosphòros e quello di Apollo (cfr. iscrizione dell'inizio del III sec. a.C. in G. Mihailov, Inscriptiones graecae in Bulgaria repertae, III, 2, Sofia 1966, n. 1731). Gli scavi hanno permesso di seguire per intero il tracciato di quasi tutta la cinta muraria di questo periodo, soprattutto sui lati O, E e S. Sono state riportate alla luce sia le fondazioni di edifici d'epoca, sia are pertinenti - forse al témenos di un santuario; inoltre, frammenti di ceramica ellenistica di importazione (c.a cinquecento bolli d'anfora del IV-II sec. a.C. possono ricollegarsi con centri del mondo egeo). Alla fine del IV-inizî del III sec. a.C., C. fu la sede di una dinastia locale il cui rappresentante più noto è Sparadoco. Il re, il cui volto è raffigurato su monete della città, fu il primo sovrano tracio ad avere il titolo di basilèus. Intorno alla metà del III sec. a.C. il potere passò dalle mani del re in quelle di un'amministrazione civica. Nel III-II sec. a.C., C. era l'unica città della Tracia ad avere emissioni monetarie col proprio nome e con il proprio emblema: la statua di culto della Phosphòros.
Fu conquistata e distrutta da Marco Lucullo nel 72 a.C., anno della campagna contro gli alleati balcanici di Mitridate; nel I sec. a.C. e nel I d.C. non era altro che un modesto centro dell'ultimo regno tracio. Il periodo della sua rifioritura ebbe inizio dopo il 136 d.C., quando nei pressi della città venne impiantato il campo militare più importante della provincia Tracia. Qui si stanziò la prima coorte, cohors Lucensium, sostituita intorno al 190 dalla cohors I Athoitorum. A questo periodo si riferiscono numerose iscrizioni in lingua greca e latina: iscrizioni pubbliche, relative a realizzazioni edilizie, oppure riguardanti militari, veterani, funzionari di stato, commercianti ellenici di Perinto, o, infine, la popolazione locale. C. figura negli Itineraria romani, su importanti strade che portano in direzione di Anchialo, di Adrianopoli, Eno, di Augusta Traiana-Filippopoli.
Gli scavi condotti nell'area del campo militare hanno riportato alla luce l'intera cinta muraria, gli ambienti della caserma, le terme, depositi, tratti dell'impianto stradale, fondazioni di un santuario. È stata scoperta anche una grande fornace, utilizzata per la produzione di laterizî. Fuori del campo, nell'area della stessa città sono ora visibili le fondazioni di edifici privati e pubblici, un grande horreum, statue del Santuario di Asclepio.
La religione cristiana si diffuse sin dall'inizio del IV secolo. Lo testimonia la presenza di una basilica monumentale con mosaici pavimentali policromi e di un'altra, più piccola, rinvenuta nello stesso campo militare.
C. è ricordata per l'ultima volta da Ammiano Marcellino (II, 31, 5), a proposito della battaglia tra Goti e Romani combattuta nel 377 proprio nei pressi di questa città. Venne quindi distrutta per mano degli Avari nel 583.
Bibl.: V. Velkov, D. Draganov, Z. Popov e altri, Kabile, I, Sofia 1982; Kabile, II (in corso di stampa); V. Velkov, Cohors II Lucensium equitata in Moesia and Thrace, in ActaArchHung, XLI, 1989, pp. 247-256; V. Velkov, V. Naydenova, P. Petrov (ed.), Studies on Settlement Life in Ancient Thrace (Acta Associationis Internationalis Terra Antiqua Balcanica, V), Sofia 1990.