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CACCIA, Gaudenzio Maria, conte di Romentino

di Laura Giglio Celesti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 15 (1972)
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CACCIA, Gaudenzio Maria, conte di Romentino

Laura Giglio Celesti

Nato a Tortona il 5 nov. 1765 da Antonio Maria e da Maria Teresa Trotti di Coazze, conseguì il titolo di dottore collegiato a Novara e nel 1801 sposò Ottavia dei conti Leonardi. Iniziò la carriera durante il dominio napoleonico, e il Melzi d'Eril ne tesserà le lodi a Napoleone, definendolo un amministratore accorto e prudente e un uomo mite e fedele; il Melzi l'avrebbe visto volentieri come ministro degli Interni, se lo stesso C. non avesse avuto avversione per le alte cariche. Nel 1802 era nominato prefetto del Panaro; il 19 luglio 1806 era trasferito come prefetto nel dipartimento dell'Agogna, e il 12 luglio del 1909 in quello dell'Olona, dove rimase fino alla caduta dell'Impero. Era stato anche consigliere di Stato del Regno d'Italia e barone dell'Impero.

Con la restaurazione del Regno di Sardegna fu nominato intendente generale del ducato di Savoia (6 sett. 1814); successivamente, il 31 maggio 1816 divenne intendente generale dell'Azienda di ponti e strade, e l'anno dopo, il 31giugno, intendente dell'Azienda generale degli Interni. Salito al trono Carlo Alberto, il 25 luglio 1831 fu nominato primo segretario di Stato per le Finanze.

L'agricoltura e l'industria manifatturiera del Piemonte, che iniziavano in quegli anni una fase di espansione economica, risentivano dei danni del vigente regime vincolistico e protezionistico. La esportazione della seta greggia, ad esempio, era vietata anche verso la vicina Francia, da dove provenivano numerose richieste; le barriere doganali interne fra zona e zona finivano per tradursi in ostacolo allo sviluppo del porto di Genova. Nel 1833 il primo segretario degli Interni, conte de l'Escarène, presentava a Carlo Alberto una memoria sui progetti daziari (Arch. di Stato di Torino, Sez. I, M. E.Annona, mazzo 12, n. a.), schierandosi apertamente per il liberoscambismo. Il libero sfogo all'esportazione era, per il ministro, l'unico rimedio alla piaga del contrabbando, ed avrebbe favorito l'equilibrio costante dei prezzi. A questo punto di vista, che fu accettato dalla maggior parte dei membri del governo, si affiancò il C., primo segretario delle Finanze, che sottopose a critiche la precedente politica annonaria e propose una serie di riduzioni tariffarie. Nel suo Esame del progetto di modificazione della tariffa del diritto di importazione ed esportazione sui cereali (Arch. di Stato di Torino, Sez. Riunite, Consiglio di Stato. Processi verbali, 1º genn. 1834-apr. 1834) sosteneva che il territorio piacentino della Lombardia, per la fertilità del terreno e per la sua condizione politica, era quello che, sovrabbondando di grano, più agevolmente poteva esportarne nel Piemonte. Tuttavia, presentando i prezzi fra uno Stato e l'altro notevoli differenze, il grano piacentino avrebbe dovuto sottostare a un dazio troppo elevato, maggiore di un quinto del suo prezzo. Il C. era vivamente interessato alla tariffa a scala mobile in'auge allora in Francia e ne studiò la possibilità di applicazione anche in Italia: si dovette tuttavia presto convincere che ciò non sarebbe stato possibile a causa della scarsa omogeneità delle province dello Stato sabaudo. Il C. però siorientò contro questa tariffa mobile soprattutto nel timore di ledere gli interessi del porto di Genova. In una udienza reale, tenutasi il 28 maggio 1833, il C. affermava che il dazio era utile soltanto per le industrie nascenti, mentre diveniva palesemente nocivo per le industrie già affermate. I dazi dovevano essere in ogni modo proporzionati e mai proibitivi. Proprio in seguito alle pressioni del suo ministro, Carlo Alberto il 17 marzo1834 modificò la tariffa delle granaglie, riducendo i dazi di entrata. Il C. si interessò anche del problema della libera esportazione delle sete. Nella sua relazione su questo problema, presentata al re l'8 febbr. 1834 (Arch. di Stato di Torino, Sez. Riunite, Atti del Consiglio di Stato. Processi verbali, 1º maggio 1834-ag. 1834), faceva proprie le conclusioni antivincolistiche sostenute dai maggiori economisti.

Il C. morì a Torino il 21ottobre 1834, nel pieno fervore della sua attività. Aveva ricevuto numerosi riconoscimenti, ed era stato insignito del gran cordone dei SS. Maurizio e Lazzaro.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Rubrica delle Regie Provvidenze 1814-31 e 1831-42,passim; I carteggi di F. Melzi d'Eril duca di Lodi, acura di C. Zaghi, Milano 1958-65, ad Indices;Torino, Biblioteca nazionale: A. Manno, Il patriziato subalpino, III, 1, dattiloscritto), pp. 9 s.; F. Coraccini, Storia dell'amministrazione del Regno d'Italia durante il dominio francese, Lugano 1823; C. Tivaroni, L'Italia durante il dominio francese (1789-1859), I, L'Italia settentrionale, Torino 1889, pp. 194-229; T. Casini, Ritratti e studi moderni, Roma 1914, p. 446; Id., I candidati al Senato del Regno Italico, in Rassegna storica del Risorgimento, III(1916), pp. 14, 19, 47, 51 s.; A. Fossati, Saggi di politica economica carlo albertina, Torino 1930. P. 27 e passim; E.Veggetti, Note inedite di Eugenio Beauharnais sui candidati al Senato del Regno Italico, in Rassegna storica del Risorgimento, XX (1933), p. 115.

Vedi anche
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