CACCIATORI
Famiglia di scultori originaria di Carrara. Lodovico (Luigi), vi nacque nel 1760 e ivi lavorò sino al 1810, anno in cui si recò a Milano per eseguire sculture ornamentali all'Arco della Pace. A Milano lo seguì il figlio Benedetto, al quale, come agli altri figli Candido e Pietro, Ludovico diede i primi ammaestramenti nell'arte della scultura. Ritornò poi a Carrara, dove insegnò ornato presso l'Accademia di Belle Arti, che conserva la copia di un suo autoritratto, opera di Cesare Pozzi. Dal 1824 circa lavorò con Candido e Pietro alla decorazione della abbazia di Hautecombe che Benedetto era stato incaricato di restaurare. Morì a Carrara nel 1854.
Del figlio Candido sappiamo solo che vinse due premi di ornato all'Accademia di Carrara (1818, 1821) e di Pietro (1792-1864) che è l'autore del gruppo marmoreo Ilprimo bagno (una donna con bambino), nella Galleria d'arte moderna di Milano.
Più famoso fu Benedetto, che nacque a Carrara nel 1793. Studiò disegno con J.-B.-F. Desmarais e scultura con L. Bartolini all'Accademia di Belle Arti di Carrara. Nel 1811 era certamente a Carrara, poiché partecipò, senza successo, ad un concorso bandito dall'Accademia. è probabile quindi che abbia lasciato la città natale solo dopo questa data. Raggiunto il padre a Milano, studiò all'Accademia di Brera con C. Pacetti e dal 1813 vinse ogni anno un premio ai vari concorsi accademici.
Nel 1817 ebbe il primo premio di scultura nel concorso sul soggetto di Ercole che recupera Dejanira dal Centauro Nesso…"pel buono stile, pel grazioso, dignitoso e ben combinato aggruppamento, per l'espressione di volto e di attitudine, e correzione in generale che fecero sorpassare l'omissione della camicia data dal centauro a Dejanira". Egli insomma aveva bene assimilato lo stile neoclassico del suo maestro, del quale divenne assistente e di cui sposò l'unica figlia.
Già nel 1814 Benedetto aveva eseguito un busto di Renato Borromeo (Milano, Biblioteca Ambrosiana), ma dal 1823 ebbe inizio la sua opera al duomo di Milano con quella lunga serie di statue che lo avrebbe impegnato intermittentemente fino al 1861 (tra queste, S. Uguzzone, S. Gualtero, S. Giuliano, S. Eulosio, S. Apollinare, S. Satiro, S. Ambrogio, S. Maria Maddalena e S.Massimiliano).Subito dopo la morte del Pacetti nel 1826, Benedetto portò a termine l'altare iniziato da questo per S. Celso a Milano. Ripresi nel 1826 i lavori per l'arco della Pace, Benedetto eseguì le grandi statue dei fiumi Po e Ticino; per lo stesso monumento scolpì anche i due rilievi che rappresentano l'Ingresso di Francesco I in Milano e, su modelli del Pacetti, le due Vittorie nei pennacchi dell'arco (lato "verso la campagna"). Sempre nel 1826, verosimilmente, iniziò le statue di Minerva e Mercurio per l'arco di porta Venezia che, come il precedente, era stato progettato da Luigi Cagnola; in seguito eseguì le cariatidi per lo strano campanile eretto dal Cagnola ad Urgnano.
All'esposizione di Brera del 1828, Benedetto presentò una statua di Apollo pastore, "scolpito dappresso un modello in gesso del fu Camillo Pacetti". L'opera, che era stata commissionata al Pacetti da Maria Cristina di Savoia, fu acquistata per il castello di Agliè e valse ad attrarre su Benedetto l'interesse dei Savoia. Carlo Felice gli affidò, infatti, i lavori dell'abbazia di Hautecombe in Savoia, che era stata gravemente danneggiata durante la Rivoluzione.
Insieme con il padre Lodovico e con i fratelli Candido e Pietro, Benedetto eseguì gran parte delle sontuosissime decorazioni neogotiche e delle statue e tombe che fanno di questo edificio uno dei capolavori dello stile troubadour.Egli, infatti, scolpì per la facciata statue di misura più grande del naturale, mentre per l'interno lavorò a non meno di venticinque grandi monumenti (cfr. Cibrario, con numerose incisioni disegnate dallo stesso Benedetto). Questo lavoro continuò sotto il regno di Carlo Alberto che nel 1832 mandò Benedetto a Parigi per dirigervi lavori in bronzo destinati al palazzo reale di Torino e che si servì di lui in varie altre occasioni. Maria Cristina gli ordinò, per Hautecombe, una statua di Carlo Felice seduto, più grande del naturale, e un rilievo con la Madonna col Bambino fra una gloria di angioli, mentre per Carlo Alberto, che lo destinò alla cappella di Racconigi, eseguì un rilievo di Madonna col Bambino e un gruppo con la Pietà che rivela, nella sua essenziale semplicità, l'ascendente michelangiolesco: ne eseguì poi altre versioni per l'oratorio della contessa Sommariva a Tremezzo - dove sono di Benedetto anche il monumento della contessa e altre sculture - e per la tomba Cacciatori nel cimitero monumentale di Milano (questa versione più tardi fu trasferita nella chiesa di S. Silvestro e sostituita da una replica). Ma, a parte le statue di Hautecombe, l'opera più importante eseguita per i Savoia, è il grandioso monumento (1837-1843) ad Amedeo VIII, nella cappella della S. Sindone nella cattedrale di Torino. Le quattro figure della Giustizia, Felicità, Fermezza e Sopienza, con i drappeggi molto aderenti, rivelano l'influenza della scultura greca arcaica e dimostrano la considerevole perizia tecnica di Benedetto. Ma il monumento, nel suo insieme, è eccessivamente pesante, mentre non convincono del tutto né il rilievo né la statua centrale del duca, in abito approssimativamente medievale.
Benedetto riesce più convincente quando si applica a sculture meno monumentali e di tono più intimo, come il rilievo con Donna che sorregge un bambino sulmonumento a Lady Mildmay (1840), che, inviato in Inghilterra, fu collocato nella parrocchiale di Dogmersfield, Hampshire (R. Gunnis, Diction. of British Sculptors, London 1953, p. 76). Sebbene di proporzioni più grandi, è pervaso di un delicato intimismo anche il gruppo della Madonna col bambino dormiente, e s. Giovannino (Vienna, Kunsthistorisches Museum). Eseguito per l'imperatore Ferdinando I, è datato 1845;poggia su un plinto cilindrico scolpito finemente ad altorilievo con Storie di Eva. Per l'arciduca Massimiliano Benedetto scolpì un gruppo intitolato Ilpiacere innocente, raffiguranteuna giovinetta che mostra a un bimbo un nido di uccelli tra erbe e fiori. Un gruppo con l'Angelocustode fumandato a Granada, mentre il GesùBambino dormientein un canestro di fiori fece parte delle opere d'arte mandate dai domini austriaci alla grande Esposizione di Londra nel 1851(Great Exihibition of the works of industry of all Nations…, London 1851, III, p. 1043).
Benedetto, pur essendo tra i più apprezzati scultori di Milano, ebbe scarsa notorietà fuori della Lombardia ed operò principalmente per committenti milanesi. Moltissime sono le opere citate dalle fonti, ma solo poche sono oggi rintracciabili: guasti gli stucchi nella chiesa di S. Antonio a Valmadrera, tra le sue cose migliori sono i bassorilievi nella chiesa di S. Gerardo a Monza (Bossaglia). è sua la statua di Napoleone (1847)collocata sul campo di battaglia di Marengo, come pure la statua dell'architetto Luigi Cagnola, seduto, nel cortile del palazzo di Brera (firmata e datata, 1849), non molto dissimile da quella di Luigi Canina, eseguitaper Gasale Monferrato. Fra i ritratti sono da citare ancora i busti del Cavaliere Londonio (1845)e del giovane Conte Emilio Sommariva (1856), piacevolmente naturalistico, ora nella Galleria d'arte moderna di Milano, oltre a quelli di personaggi delle famiglie Gavazzi e Greppi, del barone Cozzi e del canonico Chiodi. Benedetto eseguì, inoltre, il monumento a VitalianoBorromeo (1840)per la Biblioteca Ambrosiana, il monumento alla famiglia Gavazzi ed altre statue nella chiesa di Valmadrera. Il monumento a Marcello Saporiti nella chiesa alla Sforzesca (Vigevano) è l'opera più importante eseguita da Benedetto, dopo il monumento ad Amedeo VIII: essa comprende un sarcofago con un bassorilievo del defunto, angeli della resurrezione e statue simboleggianti "varie maniere di beneficenza" evidentemente ispirate dal Canova del monumento a Maria Cristina a Vienna. Altre opere documentate sono i rilievi con il Sogno di Tancredi (per il duca T. Scotti) e Amicizia fraterna, e una piccola statua del Salvatore. Fornì anche il modello per la brocca e il bacile d'argento offerti nel 1842dal Consiglio comunale di Milano per le nozze di Vittorio Emanuele di Savoia con l'arciduchessa Maria Adelaide (v. C. Spellanzon, in Storia di Milano, XIV, Milano 1960, p. 230, e ill. p. 229).
Membro dell'Accademia di Brera dal 1829, nel 1853 succedette a Pompeo Marchesi sulla cattedra di scultura dalla quale si dimise nel 1860. Insegnava anche nel suo studio, e il suo allievo più illustre fu V. Vela. Nel 1867 commissionò ad un altro allievo, Giuseppe Bayer, una statua, di dimensioni eroiche, di Camillo Pacetti (lapide in Forcella, IX, p. 160)per il cortile di Brera; questo segno di riconoscenza al maestro è paragonabile alla sua fedeltà all'Accademia di Belle Arti di Carrara, alla quale dal 1861regalò gessi delle sue opere.
Benedetto morì a Carrara il 25 sett. 1871 e fu sepolto nel cimitero monumentale di Milano (lapide in Forcella, VII, pp. 172 s.).
Di un Carlo, originario probabilmente di Carrara, mancano tutte le notizie biografiche: è citato dal Ratti (1769) come residente a Genova e "discepolo" di F. Schiaffino. del quale portò a termine una serie di rilievi marmorei con scene della Vita della Vergine, per la chiesa di S. Maria delle Scuole Pie a Genova, rimasti incompiuti per la morte del maestro nel 1765.
I rilievi eseguiti da Carlo su modelli di Schiaffino rappresentano lo Sposalizio, l'Annunciazione, la Visitazione, il Transito della Vergine, e la Discesa dello Spirito Santo nel cenacolo.Altre sue opere lo rivelano fedele seguace dello stile del maestro: un rilievo con S. Filippo Neri sopra la porta principale della chiesa omonima a Genova (prima del 1780), e una statua dell'Assunta nella parrocchiale di Ovada, costruita tra il 1772 e il 1780. Per la chiesa genovese di S. Silvestro eseguì, sopra la porta di accesso al monastero, le figure in rilievo di due angeli che reggono il ritratto di s. Domenico, distrutte durante i bombardamenti del 1942-44.
Dai documenti pubblicati dal Vami risulta che eseguì per l'altare della sagrestia della cattedrale di S. Lorenzo a Genova una statua della Immacolata Concezione con due angeli, opera iniziata il 30 apr. 1777 e pagata il 18 apr. 1778. La stessa fonte cita anche un contratto, in data 19 apr. 1778, per un busto in marmo di Bartolomeo Lomellini.
Fonti e Bibl.: Per Benedetto: Atti dell'I.R. Acc. delle Belle Arti in Milano, Milano 1828, p. 60; L. Cibrario, Storia e descriz. della R. Badia d'Altacomba, Torino 1845, pp. 82, 95 s., 110 e passim per le tavole; E. Lazzoni, Carrara e la sua Accademia di belle arti, Pisa 1869, pp. 56, 63, 101; A. Caimi, Lo scultore Benedetto C. Commemorazione, in Atti della R. Acc. di Belle Arti Milano, Milano 1872, pp. 151-165 (con elenco delle opere); Ann. della Fabbrica del Duomo di Milano, VI, Milano 1885, pp. 307-387 (passim);V.Forcella, Iscriz. delle chiese di Milano, VII, Milano 1891, pp. 172 s.; IX, ibid. 1893, pp. 160, 164, 190; G. Mongeri, L'arte in Milano, Milano 1872, pp. 233, 520; G. Campori, Mem. biogr. degli scultori… di Carrara, Modena 1872, pp. 38 s.; O. Raggi, Della R. Acc. di Belle Arti di Carrara, Roma 1873, pp. 54-57; C. Lazzoni, Carrara e le sue ville, Carrara 1880, pp. 148, 162, 172-174; L. Malvezzi, Le glorie dell'arte lombarda, Milano 1882, pp. 297 s.; S. Vigezzi, La scultura italiana dell'Ottocento, Milano 1932, p. 115; E. Piceni-M. Cinotti, La scultura a Milano dal 1815 al 1915, in Storia di Milano, XV, Milano 1962, pp. 588 s.; E. Lavagnino, L'arte moderna, Torino 1961, pp. 204-207; G. Hubert, La sculpture dans l'Italie napoléonienne, Paris 1964, ad Indicem; Storia di Monza e della Brianza, R. Bossaglia, L'arte dal manierismo al primo Novecento, Milano 1971, p. 246; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 336. Per Carlo: C. G. Ratti, Delle vite de' pittori scultori ed architetti genovesi, II, Genova 1769, p. 283; Id., Istruz. di quanto può vedersi… a Genova, Genova 1780, pp. 115, 158; G. Tiraboschi, Not. de' pittori, scultori… natii degli stati del… duca di Modena, Modena 1786, p. 131; P. Zani. Enc. metodica… delle Belle Arti, I, 5, Parma 1820, p. 194; G. K. Nagler, Neues allgem. Künstlerlexikon, München 1835, II, p. 268; F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, Genova 1846, I, pp. LXXVII, 340, 449, 529; S. Varni, Elenco di doc…., Genova 1861, III, p. 108; F. Alizeri, Not. dei professori del disegno…, Genova 1864, I, p. 23; G. Campori, Mem. biografiche degli scultori… di Carrara, Modena 1873, p. 28; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 336.